“Decreto Mct”, i portuali infiammano le assemblee contro le promesse al buio

L'Agenzia che dovrà riassumere i lavoratori licenziati osteggiata per la discrezionalità dei tagli e per le molte incognite sui progetti pubblici futuri
di Agostino Pantano
7 ottobre 2016
18:56

Una Agenzia che riassuma i portuali che verranno licenziati e li ricollochi in attività che ancora non ci sono: corre ancora su un doppio binario precario e socialmente esplosivo l'imminente decreto per la cui stesura si sta lavorando, allo scopo di risolvere la crisi di Mct, la società che cura il trasbordo di container nel porto di Gioia Tauro.

 


Non essendo più possibile l'erogazione di ammortizzatori sociali, visto che a nulla è valsa la cura da cavallo a base di cassintegrazione per i 1292 lavoratori e per 5 anni, la soluzione prospettata – a partire dall'Accordo di programma siglato il 26 luglio scorso – rimane all'insegna della "creatività" ma di concreto, ancora, non ha creato nulla.

 


Permangono resistenze, nelle assemblee che sono in corso, perché il varo della nuova "Agenzia portuale" intanto non darebbe risposte alla crisi delle imprese diverse dal terminalista, ovvero quel piccolo-grande indotto di ditte esterne e terze impiegate per il trasporto su chiamata. La "Agenzia per la fornitura di lavoro portuale, la riqualificazione professionale, la ricollocazione", con questo titolo in perfetto burocratese è identificato il nuovo soggetto da creare entro fine anno, nascerà per riassumere quei portuali che, a giudizio insindacabile dell'azienda, verranno menzionati nel "libro nero" degli esuberi: Mct calcola una stima, per il momento, di oltre 400 dipendenti da espellere, ma i sindacati su questo dato sono pronti a dare battaglia, ferma restando l'impossibilità di indirizzare la mannaia su un settore piuttosto che su un altro. L'Agenzia, una volta costituita, assumerà e pagherà per 3 anni i lavoratori licenziati sperando di poter varare quella che nell'Apq siglato a Roma viene chiamata "strategia complessiva di riconversione e diversificazione industriale dell'infrastruttura portuale".

 


Tradotto: i portuali, usciti dal "portone" di Medcenter tenteranno di rientrare a lavoro nell'infrastruttura attraverso una delle "porte" che ancora bisogna costruire. Infatti, l'Apq elenca la possibilità per i portuali – pagati con risorse pubbliche per una parte dello stipendio perso – potrebbero essere impiegati nel "polo logistico intermodale" programmato a Gioia Tauro, nel "bacino di carenaggio" ipotizzato ora nel porto dopo 26 anni di monofunzionalità e monopolio, o nelle imprese della cosiddetta Zona Economica Speciale la cui proposta normativa, come si sa, giace nei cassetti della Commissione Attività produttive ancor di più ora che il suo primo firmatario, il sen. Antonio Caridi, è stato arrestato per mafia.

 


Insomma, i sindacati stanno proseguendo le assemblee per rendere accettabile dai lavoratori il "decreto Medcenter" – così è stata ribattezzato il testo legislativo che coinvolge tre ministeri, la Regione, l'autorità portuale e Invitalia – ma ben pochi sembrano i margini per una trattativa che emendi l'impostazione.

 

Agostino Pantano 

 

Giornalista
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