Primi classificati

Gli studenti di Locri premiati dal ministro dell’Istruzione per la video inchiesta sul “Caso Panzera”

VIDEO | Il lavoro è risultato vincitore del concorso nazionale “La libertà di informazione nel processo di crescita dei giovani”. Protagonisti i ragazzi di Radio Ivo dell’Istituto “Oliveti-Panetta” , che hanno omaggiato la figura del giovane professore vittima innocente di mafia 

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di Tonino Raco
14 novembre 2023
22:16

Una passione per le materie scientifiche che lo ha fatto diventare professore di matematica, forti virtù morali che trasmetteva anche nei panni di vicepreside del Liceo scientifico "Zaleuco" di Locri e un grande senso di responsabilità e protezione verso gli studenti, tanto da intraprendere una vera e propria battaglia, fatta di continui appelli ai più giovani, contro il malaffare e contro quelli che definiva “venditori di morte” e che minacciavano l'ambiente scolastico. Il professor Francesco Panzera era anche questo, e lo è stato fino alla sera del 10 dicembre del 1982, quando, a soli 37 anni, veniva ucciso davanti alla porta di casa. Oggi quell’omicidio non conosce ancora un colpevole. 

A distanza di più di 40 anni dalla scomparsa del professore il suo ricordo e i suoi insegnamenti vivono però ancora tra i banchi di scuola e lo fanno anche grazie al lavoro dei ragazzi di Radio Ivo - la web radio dell’Istituto “Oliveti-Panetta” di Locri - i quali con un progetto dedicato al “Caso Panzera”, che ha visto la realizzazione di una video inchiesta, sono risultati primi classificati nel concorso nazionale “La libertà di informazione nel processo di crescita dei giovani”. Successo che li ha portati a Roma, presso la sede del Ministero dell’Istruzione, per essere premiati alla presenza del ministro Giuseppe Valditara e del presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli.


«Ricevere questo premio direttamente dalle mani del ministro è una bella soddisfazione, qualcosa che fa curriculum e che rimane impresso - ha commentato Davide Franco, sedici anni e studente del liceo classico "Ivo Oliveti" -. Siamo tanto soddisfatti, abbiamo fatto un importante lavoro di gruppo, tra chi, come me, intervistava i parenti della vittima o comunque chi lo ha conosciuto, chi scriveva le domande e chi si dedicava alla gestione della redazione. È stato poi soprattutto un arricchimento dal punto di vista umano, perché ci ha permesso di conoscere la vita, le gesta, di una persona ingiustamente uccisa dalla mafia e troppo poco ricordata».

Un progetto quello della web radio che è partito «per caso», come ha raccontato la responsabile del progetto Immacolata Aversa: «Volevamo fare un progetto di alternanza scuola-lavoro un po' diverso. Abbiamo fatto un po' come le formiche, aggiungendo ogni anno un piccolo pezzo alla volta al nostro laboratorio che è quindi cresciuto sempre di più. I ragazzi che hanno partecipato al progetto del “Caso Panzera” ci hanno seguito per cinque anni, quindi vedere la conclusione del loro percorso premiato con questo riconoscimento è ovviamente una grande, grande emozione».

Emozione e soddisfazione espressa anche dalla dirigente scolastica Carla Maria Pelaggi: «È stato un riconoscimento inaspettato e che ci ha riempiti di orgoglio. Un risultato che, per quanto mi riguarda, vedo in un'ottica non tanto legata solo ed esclusivamente alla mia scuola ma a tutte le scuole e gli studenti del nostro territorio. Perché si incardina in un processo virtuoso di consapevolezza, di cittadinanza attiva e di educazione civica. Tutti valori fondanti per una scuola per la quale lavoriamo e nella quale crediamo fortemente».

Nei giorni scorsi la video inchiesta è stata proiettata e discussa al Cinema Vittoria di Locri, con gli studenti che hanno avuto modo di mostrare al numeroso pubblico il lavoro che ha portato ad un successo meritato e che ha fatto provare sentimenti intensi a chi il prof Panzera lo ha conosciuto, ma anche e soprattutto a chi, come Agata, sua sorella, lo ha amato: «Ho grande ammirazione per il lavoro che hanno fatto questi ragazzi, per la serenità e anche la giovinezza con cui hanno trattato il caso che era molto delicato e spinoso, così come per il coraggio che hanno avuto di fare anche domande scomode. E poi li devo ringraziare, perché hanno descritto mio fratello così com’era: limpido, cristallino, coerente nelle parole e nei fatti. Con quel mezzo sorriso che aveva sempre sulle labbra e che si vede spesso nelle foto. Era quasi un gesto di accoglienza, forse questo ha spaventato». 

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