Black Money, Don Saragò: ‘Ho chiesto voti per mio nipote'

Nel corso dell’udienza del processo Black Money il parroco don Giuseppe Saragò, ha ammesso di aver chiesto sostegno elettorale per il proprio nipote, candidato al comune di Ricadi.
di Redazione
19 marzo 2015
12:30

“Ho chiesto voti per mio nipote candidato a sindaco di Ricadi anche a Pantaleone Mancuso ed alla moglie Domenica Torre perché sapevo che la figlia aveva sposato un cittadino di Ricadi”. E’ quanto ammesso stamane in aula dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia da don Giuseppe Saragò, da 50 anni parroco di Limbadi, chiamato a deporre nel processo “Black money” contro il clan Mancuso di Limbadi. Il teste ha confermato che effettivamente nel 2011 in occasione delle elezioni amministrative del Comune di Ricadi (Vv) si recò a casa del boss Pantaleone Mancuso, detto “Vetrinetta”, per “chiedere qualche voto per mio nipote, così come mi recai pure da altri cittadini di Limbadi che sapevo avevano dei parenti residenti a Ricadi al fine di aiutare elettoralmente mio nipote”. Il nipote del sacerdote non venne poi eletto sindaco di Ricadi, ma solo consigliere comunale di minoranza e gli atti dell’inchiesta, ed una sentenza emessa per altri imputati che hanno scelto il rito abbreviato, hanno già accertato che della famiglia Mancuso raccolse il solo voto della figlia del boss, mentre altri componenti della famiglia sostennero dei candidati diversi. Gli organi elettivi nel Comune di Ricadi usciti dalle elezioni del 2011 che hanno visto vincente la lista del sindaco Pino Giuliano sono stati poi sciolti per infiltrazioni mafiose nel febbraio 2014. (AGI)

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