COSENZA, BABY SQUILLO: SI ALLARGA L’INCHIESTA

E’ durata un’intera giornata la verifica del materiale pedopornografico trovato in possesso del 74enne, accusato di violenza sessuale su minorenni. Dietro quelle immagini raccapriccianti, secondo gli investigatori, si nasconderebbe un vero e proprio giro di prostituzione minorile proveniente dal campo rom della città bruzia
31 agosto 2014
00:00

COSENZA - Dietro le foto ed i video dal contenuto pedopornografico trovati in possesso di un 74enne, a Cosenza, ci sarebbe molto di più. I carabinieri ne sono convinti. Gli uomini della stazione principale, guidati dal tenente Jacopo Passaquieti e  dal luogotenente Cosimo Saponangelo, hanno visionato, fotogramma per fotogramma, tutto il materiale trovato in casa dell’indagato, accusato di violenza sessuale su minorenni ma al momento denunciato a piede libero. «Sono davvero immagini raccapriccianti,  non mi era mai capitato  nulla del genere» rivela l’esperto  investigatore dopo ore e  ore trascorse davanti allo schermo a visionare cento tra video e foto  sequestrati a un uomo accusato del più disonesto dei reati: lo stupro  ripetuto di alcune bambine. E le ragazzine finite nella rete dell’uomo non sarebbero soltanto due, con le quali lo stesso uomo, interrogato in caserma, avrebbe ammesso di aver avuto rapporti intimi. Dall’analisi effettuata dagli inquirenti compaiono  almeno 8-9 ragazzine diverse,  tutte  d’etnia rom. Le indagini ancora  in corso – coordinate dalla Procura  ordinaria e dalla  Direzione distrettuale antimafia  di Catanzaro – si sono così estese, restando  comunque concentrate  sull’enorme bidonville edificata  a pochi  passi dalla stazione ferroviaria  del capoluogo bruzio. Da li, secondo  gli investigatori, dietro compenso, le ragazzine, accompagnate dai genitori,  partivano per dirigersi a casa del 74enne, e forse non solo da lui.  (ab)

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