Fondi ai centri antiviolenza, la commissione avvia un'inchiesta

VIDEO | Ieri mattina a Catanzaro la presidente della commissione d'inchiesta sul femminicidio Valeria Valente ha recepito le richieste provenienti dai rappresentanti delle strutture d'accoglienza

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di Luana  Costa
24 gennaio 2020
14:04

Sarà ora la commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio ad approfondire le modalità attraverso cui finora sono stati gestiti e distribuiti i fondi destinati alle strutture d'accoglienza per le donne vittime di violenza in Calabria.

Ieri mattina la presidente dell'organo parlamentare Valeria Valente ha infatti avuto un lungo incontro a Catanzaro con la consigliera di parità Tonia Stumpo e con i rappresentanti dei centri antiviolenza calabresi nel corso del quale è emersa come prima criticità il mancato recepimento da parte della Regione Calabria della legge nazionale - 119/2013 - in materia di contrasto alla violenza di genere.

La distribuzione dei fondi avviene ancora sulla base di una vecchia norma regionale - 20/2007 - superata poi dalla nuova legge statale che però non ha ancora trovato applicazione in Calabria. La proposta di legge regionale che avrebbe dovuto recepire quella nazionale non è mai stata approvata, e adesso la presidente della commissione parlamentare ha assicurato che si farà carico di effettuare opportune verifiche e approfondimenti sul caso.

Finanziamenti a rilento

«Mi sono state rivolte molte richieste» ha chiarito la senatrice Valeria Valente al termine dell'incontro. «Sulla questione dei finanziamenti destinati ai centri antiviolenza stiamo già lavorando in seno alla commissione. Credo che la riunione di oggi sia stata utile per cogliere un grido d'allarme, perchè pensare di poter finanziare un centro antiviolenza con 17mila euro l'anno o una casa rifugio con 50mila euro all'anno è insostenibile. Relazionerò al Parlamento chiedendo alcune modifiche alla legge 119, quella che destina le risorse ai centri antiviolenza, probabilmente un ruolo più attivo dovranno svolgerlo gli enti nel definire criteri più stringenti per i centri premiando chi lavora bene e penalizzando chi, invece, fa altro».

Nel corso dell'incontro è emerso come «troppo spesso i finanziamenti arrivano a distanza di due anni - ha chiarito la presidente della commissione - impedendo la pianificazione. È una difficoltà oggettiva e diffusa in tutta Italia, e abbiamo deciso di relazionare anche su questo in Parlamento. Certamente come commissione chiederemo di intervenire sulle procedure previste per legge per abbreviare i tempi».

La senatrice ha poi annunciato l'aumento delle risorse destinate ai piani antiviolenza nell'ambito della legge di bilancio, quattro milioni in più da distribuire in tutta Italia. In Calabria il fenomeno della violenza di genere resta allarmante, ha poi aggiunto la senatrice, «secondo i dati che mi sono stati forniti questa mattina in media ogni centro riceve cento richieste d'aiuto o di contatti all'anno. Un fenomeno di grandi e drammatiche dimensioni».  


Il caso Sanremo

«La violenza di genere - ha concluso Valente - resta un fenomeno di natura soprattutto culturale. La commissione è convinta che il piano repressivo non sia più sufficiente e che sia necessario inasprire le pene. Lo stiamo cercando di fare ma i risultati stentano a mostrarsi soprattutto se continueremo ad avere trasmissioni televisive, come quelle di Sanremo, che propinano stereotipi sessisti, offese alla dignità delle donne e se non avremo la capacità d'intervenire per mettere al bando rapper che inneggiano alla violenza. Ma soprattutto se la politica continua a ritenere il revenge porn una scelta sessuale o la violenza commessa tra le mura di casa tollerabile, da ciò capiamo che il cammino è ancora davvero molto lungo».

Giornalista
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