La testimonianza

Frode sulle norme anti-Covid, la fattura fantasma da 80mila euro denunciata dall’imprenditrice che ha fatto partire l’inchiesta

Nove in tutto gli indagati dalla Procura di Catanzaro. Secondo i rilievi delle Fiamme gialle sarebbero state effettuate «numerose operazioni di acquisizione e successiva cessione del credito per milioni di euro in tutta Italia»

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di Alessia Truzzolillo
23 aprile 2024
19:30

Sono in tutto nove gli indagati accusati di associazione per delinquere finalizzata a commettere reati tributari e contro il patrimonio e truffa. Si tratta di Damiano Buoncore, 28 anni, di Davoli; Vito Michele Loprieno, 59 anni, di Soverato; Antonio Loprieno, 33 anni, di Soverato; Antonio Macrì, 70 anni, di Soverato; Enrico Dandolo, 80 anni, di Catanzaro; Rossana Loprieno, 29 anni, di Montauro; Patrick Antoine Pierre Olivieri, 63 anni, nato in Tunisia e domiciliato in provincia di Cremona; Silvano Mauro, 51 anni, di Saronno; Luigi Vellone, 64 anni, originario di Serra San Bruno ma residente a Pioltello.
Proponevano l'esecuzione di lavori di adeguamento secondo le normative anti Covid-19 in cambio della successiva cessione del credito di imposta alla società Dgr Service Constructions di cui era titolare Damiano Buoncore. Era la ditta che veniva utilizzata per l'emissione delle fatture relative ad operazioni inesistenti oltre che per l'esecuzione di tutti gli adempimenti necessari all'acquisizione e successiva cessione dei crediti.

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La denuncia che fa scattare le indagini

Un esempio lampante su come funzionava il sistema creato dalla presunta associazione è fornito dalla denuncia che ha dato la stura alle indagini del comando provinciale della Guardia di finanza di Catanzaro.
La titolare di un bar si è rivolta all’autorità giudiziaria raccontando di essere stata avvicinata da Patrick Olivieri il quale «mi ha convinto – spiega la donna – che lo Stato, a fronte delle difficoltà lavorative per la pandemia, metteva disposizione un credito di imposta che io avrei potuto cedere ad una società che, in cambio, avrebbe sistemato il mio bar (problematiche edilizie, burocratiche, adeguamenti hccp e altro)». La signora si fida al tal punto da fornire persino le credenziali del proprio Spid «per accedere al mio cassetto fiscale e "perfezionare la pratica”» ma non sottoscrive alcun contratto.


La fattura da 80mila euro

L’allarme arriva quando la commercialista della donna si accorge di una fattura «d'acquisto di 80mila euro proveniente da una ditta individuale di Catanzaro (Dgr Construction) nella quale viene descritto un complesso piano pandemico che l'impresa Dgr Service avrebbe effettuato presso la mia attività da marzo 2020 a marzo 2022, inoltre la mia commercialista accede la mio cassetto fiscale e vede che a fronte di questa fattura, avrei comunicato la cessione di credito (credito sanificazione e adeguamento ambienti di lavoro) per 48mila euro al titolare dell'impresa Dgr Service Construction.... Ieri pomeriggio ho telefonato al signor Patrick Olivieri e ai suoi collaboratori contesto la fattura e la comunicazione all'Agenzia entrate di cessione del credito che io, materialmente, non ho mai fatto. A fronte delle mie contestazioni l'impresa ha provveduto a fare una nota di credito di pari importo della fattura e una cessione del credito dal titolare dell'impresa a me».

Ma la ditta della titolare del bar non aveva predisposto alcun piano pandemico. Inoltre la fattura non era mai stata pagata dalla ditta destinataria; situazione che non avrebbe permesso alla ditta di beneficiare del credito di imposta e successivamente trasferirlo. «Il trasferimento – scrivono i magistrati della Procura di Catanzaro – era stato effettuato fraudolentemente da tale Patrick Olivieri».
All’insaputa della donna, dunque, era avvenuta la cessione di credito di imposta.

Un modus operandi «riprodotto innumerevoli volte»

Secondo i rilievi delle fiamme gialle di Catanzaro, la Dgr, nonostante una modesta struttura aziendale, avrebbe effettuato «numerose operazioni di acquisizione e successiva cessione o negoziazione di credito di imposta per importi complessivi pari a milioni di euro, su tutto il territorio nazionale» lasciando presagire che il modus operandi adottato con la imprenditrice che ha denunciato «sarebbe stato riprodotto innumerevoli volte».

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