Lo scenario

Il delitto Oppedisano e gli equilibri criminali tra Dinami e San Pietro di Caridà: il caso potrebbe passare alla Dda di Reggio

Domani l’autopsia sul corpo del 24enne ucciso nelle campagne di Prateria. Clima teso da anni nelle Preserre vibonesi attorno al business del legname

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di Giuseppe Baglivo
10 aprile 2024
19:35

Si era trasferito da qualche tempo a Monsoreto, frazione di Dinami, nel Vibonese: lì Domenico Oppedisano, 24 anni, viveva con la famiglia prima dell’agguato che in cui ha perso la vita. Domani l’autopsia darà le prime risposte sull’omicidio che si è consumato lunedì a San Pietro di Caridà, nelle campagne di Prateria. 

Le indagini vengono condotte per competenza territoriale e funzionale dalla Procura di Palmi, ma non è escluso nelle prossime ore un interessamento anche da parte della Dda di Reggio Calabria. Il giovane è stato freddato con quattro colpi di fucile caricato a pallettoni mentre si trovava a bordo di una Fiat Panda ed inutili si sono rivelati per lui i soccorsi all’ospedale di Polistena nel tentativo di strapparlo alla morte. La vittima lascia una figlia di appena un anno e una moglie di 22 anni.


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Le indagini

Gli inquirenti al momento non tralasciano alcuna ipotesi anche se si cerca un possibile legame con l’omicidio del cugino – Alessandro Morfei – freddato nel settembre del 2022 a Monsoreto di Dinami con due colpi di fucile caricato a pallettoni mentre si trovava alla guida di un trattore in località Eremo di San Francesco. Il trentenne è poi morto all’ospedale di Vibo Valentia. Anche in questo caso le modalità dell’agguato hanno fatto propendere per un omicidio di chiaro stampo mafioso, ma il caso è stato seguito dalla Procura ordinaria di Vibo Valentia e nulla si sa sull’eventuale passaggio alla Dda di Catanzaro, competente per i delitti legati alla criminalità organizzata. L’unica certezza è che ad oggi l’omicidio di Alessandro Morfei resta impunito.

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Gli assetti mafiosi a Dinami e dintorni

La rilettura dei due fatti di sangue potrebbe portare gli esiti delle indagini sui tavoli dei magistrati antimafia che allo stato – stando alle ultime inchieste nella zona di Dinami – si trova “scoperta” giudiziariamente in ordine ad assetti ed evoluzioni criminali in tale territorio a cavallo fra le province di Vibo Valentia e Reggio Calabria. Tralasciando alcune operazioni antidroga della Dda reggina che hanno lambito negli ultimi anni anche tali zone, l’operazione “Luce nei boschi” della Dda di Catanzaro – ormai del lontano 2012 e passata in giudicato – non ha toccato Dinami ma altre zone delle Preserre vibonesi con epicentro i territori di Gerocarne, Sorianello e Soriano Calabro. 

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Vecchie operazioni della Dda di Reggio Calabria – come la storica “Piano Verde” – “disegnano” invece tali assetti mafiosi sul territorio: gli Zungrone a Dinami, i Morfei a Monsoreto di Dinami, i Tavella a Melicuccà di Dinami, gli Oppedisano nella vicina San Pietro di Caridà (con sconfinamenti di tale clan anche nella vicina Monsoreto), gli Albanese a Candidoni e gli storici Chindamo-Ferrentino e Lamari-D’Agostino-Cutellè a Laureana di Borrello; manca da decenni, quindi, un’operazione antimafia che abbia come epicentro Dinami e dintorni. Continua a leggere sul Vibonese. 

Giornalista
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