Pasticcio internazionale

Il latitante cosentino Edgardo Greco arrestato in Francia non tornerà in Italia, annullata la procedura d’estradizione

Si complica il caso del 64enne ergastolano in fuga da più di sedici anni. La Corte di Cassazione rimanda gli atti in Corte d’appello, ma lui resterà ancora in carcere

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di Marco Cribari
16 gennaio 2024
17:32

Edgardo Greco, al secolo il killer delle carceri, autoribattezzatosi “Paolo Dimitrio” non tornerà in Italia. Almeno per il momento. Nelle scorse ore, infatti, la Corte di cassazione francese ha messo la pietra tombale sulla procedura di estradizione aperta il 2 febbraio scorso a seguito dell’arresto dell’ex ‘ndranghetista cosentino, rintracciato dopo sedici anni di latitanza a Saint-Etienne, città in cui viveva sotto mentite spoglie lavorando come cuoco in una pizzeria. Deve scontare la condanna all’ergastolo per la sua partecipazione al duplice omicidio dei fratelli Stefano e Giuseppe Bartolomeo (1991).

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La decisione dei giudici arriva a coronamento di un vero e proprio pasticcio internazionale, caratterizzato da errori marchiani, sia da parte delle autorità francesi che di quelle italiane, che alla fine hanno determinato l’epilogo odierno. Il sessantaquattrenne Greco, un tempo affiliato al clan Perna-Pranno, non lascerà il carcere. La Cassazione, infatti, si è limitata a rispedire tutti gli atti alla Corte d’appello di Lione per valutare nuovamente il caso.


«Ha passato quasi un anno in carcere senza alcun motivo - ha affermato il suo avvocato, David Metaxas -. Chiederò il suo rilascio sotto controllo giudiziario». Non c’è ancora una data fissata per discutere il caso in Corte d’appello. A suo avviso, dunque, il provvedimento odierno è nel segno della «vaghezza giudiziaria».

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Era stata proprio Lione a commettere la topica fatale. Dopo l’ok della Procura al rimpatrio dell’ex latitante, era arrivato pure quello della Corte d’appello, ma un cambio del collegio giudicante, tra un’udienza e l’altra, aveva offerto un assist a Metaxas per contestare la validità del provvedimento in Cassazione. Che i suoi argomenti fossero a prova di bomba lo si era intuito già alla vigilia della discussione davanti alla Suprema Corte, tant’è che anche la Procura generale aveva alzato le mani, convenendo sull’opportunità di annullare la procedura d’estradizione. Alla fine, la Cassazione ha dato ragione alla difesa senza però assecondare fino in fondo tutte le sue richieste. Non a caso, Metaxas puntava alla scarcerazione del suo cliente. Cosa che, invece, non si verificherà. Almeno per il momento.

Giornalista
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