Infanticidio a Montepaone, la madre tace davanti al gip

Si è avvalsa della facoltà di non rispondere Marianna Roshka accusata di aver ucciso la neonata e di averne occultato il cadavere in una valigia. Dall'ordinanza emergono nuovi agghiaccianti particolari
di Gabriella Passariello
28 dicembre 2015
16:59

Tace Marianna Roshka, 32enne, agli arresti domiciliari con l’accusa di omicidio volontario e occultamento del cadavere della sua bambina. Davanti al gip Pietro Scuteri che ha emesso l’ordinanza della misura cautelare su richiesta del pm Alessandro Prontera si avvale della facoltà di non rispondere, nonostante quando finì sotto inchiesta, aveva raccontato agli investigatori una verità ben diversa rispetto a quella che emerge dalle carte. Non si è trattato di un aborto spontaneo e la bimba non è nata morta. Nella ricostruzione dei fatti, fornita dal gip, la donna, che adesso si trova in una località protetta nella zona sud del capoluogo era lucida e consapevole: erano le 6 del mattino del 17 agosto scorso, quando la giovane ucraina residente ad Origgio, in vacanza a Montepaone insieme ai suoi familiari, si reca in bagno al piano di sotto dell’abitazione dei suoceri. Lo aveva fatto ripetutamente nel corso della nottata appena trascorsa, dicendo ai suoi congiunti di accusare dolori al basso ventre. Ma questa volta, si chiude a chiave per circa un’ora, dando alla luce la sua bimba all’interno della vasca da bagno, dopo nove mesi di gestazione. E’ viva, la madre strappa con le mani il cordone ombelicale, si lava accuratamente. Avvolge la piccola in un asciugamano, coprendole soprattutto la testa per non farla respirare. Risale al piano di sopra, ripone prima il corpicino in una busta di plastica legandola alle due estremità e poi all’interno di una valigia rossa, nella stanza degli altri suoi due figli, in mezzo ad altre valigie. Nei frangenti che precedono il parto sono presenti dei familiari in casa. Malgrado l’insistente preoccupazione palesata dai parenti che con lei coabitano, la donna ribadisce di avere solo mal di pancia. Per il gip “trapela l’ossessiva preoccupazione di eliminare ogni traccia del bambino, affinchè nessun familiare potesse accorgersi del parto, tant’è che la donna li rassicura più volte della sue condizioni di salute, provvedendo con estrema normalità ad aiutare i bambini nei preparativi per andare al mare” insieme al compagno per poi rimettersi a letto. Solo l’emorragia rivela il dramma. E’ il suocero a soccorrerla trovandola accanto al letto con le ginocchia sul pavimento e la testa tra le braccia con accanto diverse asciugamani intrise di sangue. E a portarla in ospedale è il convivente, al quale ancora una volta la donna nega l’avvenuto parto, così come gli aveva negato la gravidanza, perché a dire della donna “lui il terzo figlio non lo voleva… nascondendo il pancione con una pancera”, sino a quando si lascia andare con il personale medico del reparto di Ginecologia e Ostetricia confessando quanto accaduto. Il giudice per le indagini preliminari non ritiene credibile la versione fornita dalla donna al pubblico ministero e ai carabinieri di Soverato delegati alle indagini, secondo cui lei avrebbe sentito un forte bisogno di spingere ed è “fuoriuscito per intero il bambino, con la testa in avanti. Mi sembra che fosse con la faccia rivolta sul fondo della vasca. Non ho sentito alcun gemito. Se non ricordo male aveva il cordone avvolto attorno al collo. Ho cercato di staccare il cordone con le mani e ci sono riuscita. Il bambino era di colore cianotico, livido. L’ho preso e l’ho leggermente sollevato dal fondo della vasca, mi sono accorta che non c’era movimento. Intendo che quando l’ho sollevato, non si muoveva e avendo quel colore ho pensato che fosse morto. Per quanto ricordo, dopo che avevo partorito, mentre stavo uscendo dalla vasca, ha bussato alla porta del bagno il mio compagno per chiedermi se andava bene”. L’esame autoptico e il correlato approfondimento istopatologico hanno escluso la presenza di malformazioni della neonata o una sofferenza perinatale. La piccola è morta perché “soffocata dalla madre o per comportamenti comunque riconducibili alla madre… (in un primo momento) l’ha abbandonata per terra, nuda, per pulirsi e per pulire la vasca…. Restano degli interrogativi, al momento insoluti. E’ possibile che la donna abbia agito da sola e all’insaputa di tutti? E soprattutto perché portare avanti una gravidanza per poi uccidere chi si è tenuto in grembo per nove mesi? Intanto il legale dell’indagata Mary Aiello ha depositato l’istanza per consentire alla donna di poter almeno sentire telefonicamente i suoi familiari.

Gabriella Passariello


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