Vita nuova

Dal carcere di Laureana di Borrello al lavoro come muratore, la “Seconda chance” di Antonio

Grazie ai benefici della legge Smuraglia l'uomo ha ottenuto un contratto di lavoro durante l'espiazione della condanna. Verrà impiegato da un'azienda che ha aderito alla proposta dell'associazione che offre l'opportunità di un reinserimento concreto nella società (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Vincenzo Imperitura
29 aprile 2023
06:30

Da Laureana di Borrello a Candidoni; dal penitenziario in cui sconta la sua pena, all’azienda in cui svolgerà le mansione di muratore: una decina di chilometri scarsi che segnano l’inizio di una nuova vita per Antonio (lo chiameremo così), uno dei pochissimi detenuti in Calabria ad ottenere, grazie ai benefici della legge Smuraglia, un lavoro fuori dal carcere durante l’espiazione della condanna.

Cinquanta anni, detenuto al “Daga” – l’istituto a custodia attenuata di Laureana, nel reggino – Antonio ha completato un corso di formazione professionale all’interno del carcere ed è stato dichiarato dal giudice di sorveglianza idoneo al lavoro all’esterno della struttura. A tendergli la mano, offrendo un contratto di lavoro come muratore, il Ceo di “Fattoria della Piana” Carmelo Basile che ha aderito alla proposta di “Seconda Chance”, l’associazione che fa capo alla giornalista di La7 Flavia Filippi che in Italia ha già reinserito nel mondo del lavoro oltre 160 detenuti.


«Per noi questa prima esperienza con il mondo del carcere è una sfida – racconta Basile – una sfida che siamo convinti di poter vincere. Abbiamo fatto una serie di colloqui in carcere e Antonio ci è sembrato la persona adatta per entrare nella nostra azienda». Inizierà il giorno successivo a quello dedicato ai lavoratori, il primo giorno della nuova vita lavorativa del detenuto. A bordo della sua auto raggiungerà l’azienda distante pochi chilometri dal carcere, dove farà ritorno dopo il turno di lavoro. «Abbiamo studiato bene i turni per cercare di venirci incontro il più possibile e sono sicuro che non ci saranno problemi di integrazione. Nella nostra azienda lavorano 120 persone da 17 Paesi diversi e non si sono mai verificati casi di razzismo o di discriminazione. All’inizio anche io – dice ancora Basile – avevo qualche dubbio rispetto al lavoro con i detenuti, ma poi abbiamo aderito all’iniziativa di Seconda Chance, firmando la convenzione con l’istituto penitenziario. Non abbiamo indagato sulle cause della sua detenzione, è un argomento che non ci interessa. Parliamo di persone che hanno sbagliato, ma tutti abbiamo fatto degli errori nella nostra vita. Alcuni più gravi, alcuni più spesso: noi offriamo una seconda occasione, vediamo come va. Non è escluso che questa prima esperienza possa anche continuare. Siamo anche in attesa della decisione del giudice di sorveglianza rispetto ad altre due figure professionali che abbiamo già individuato e scelto dopo i colloqui. Sono due ragazzi giovani, se la richiesta sarà accolta entreranno in squadra: uno lavorerà al caseificio, l’altro come elettricista».

La legge Smuraglia

In vigore da poco più di venti anni, la legge 190/2000 che porta il nome dell’avvocato e protagonista della guerra partigiana che ne fu il promotore, mira a reinserire nella società i detenuti, per i quali, il ritorno al mercato del lavoro dopo l’espiazione della pena è sempre molto complicato e con il rischio recidività sempre dietro l’angolo. La legge prevede una serie di facilitazioni fiscali e contributive per i datori di lavoro, che si concretizzano con un credito d’imposta di 520 euro al mese per ogni assunto.

Seconda Chance

A fare da ponte tra il mondo delle aziende e quello delle carceri, in questo caso, è stata l’associazione non profit Seconda Chance, nata da un’idea della giornalista tv Flavia Filippi. «La collaborazione con Fattoria della Piana è la prima che si concretizza in Calabria per la nostra associazione, ma sono tanti gli imprenditori e i gruppi industriali che operano in Calabria con cui abbiamo allacciato i contatti e che si sono detti disponibili ad assumere detenuti. Abbiamo trovato ampie disponibilità anche nei penitenziari che abbiamo visitato in tutta la regione: a Vibo, Catanzaro, Paola e Locri. Sono certa che questo di Antonio sarà solo il primo caso di una lunga lista di nuove opportunità di riscatto e reinserimento sociale».

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