Maltempo a Catanzaro, sei indagati VIDEO

La Procura di Catanzaro ha chiuso le indagini con contestuali avvisi di garanzia a carico di responsabili e direttori tecnici dell'Astaldi e dell'Anas accusati in concorso delle inondazioni che hanno messo in ginocchio la città e il suo hinterland nel 2010 e nel 2011
di Gabriella Passariello
8 ottobre 2015
14:32

Gennaio 2010. Una città flagellata dal maltempo, case allegate, smottamenti, diversi torrenti esondati, intere reti viarie delle provincia bloccate a cause di reiterate inondazioni che si sono protratte fino al mese di novembre 2011, rendendo impossibile l’accesso al capoluogo. Il sostituto procuratore Alessandro Prontera ha chiuso il cerchio sui presunti responsabili, accusati di  danneggiamento dovuto a inondazione, frana, valanga e  del reato di delitto colposo di danno, per una serie di omissioni e errori di calcolo nella progettazione di strade e di canali di scolo, in parte poi realizzati. Dai lavori della strada E90, tratto della statale 106 Jonica, agli  svincoli di Squillace e di Simeri Crichi , fino ai lavori per il prolungamento della statale 280 denominata dei “Due Mari”. E ancora gli svincoli del Sansinato, di Germaneto con la costruzione di viadotti farlocchi sul torrente Fiumarella, di Catanzaro sud in località Santa Maria.  Sotto accusa Mario Pietro Gianvecchio direttore tecnico della società Astaldi, Biagio Marra responsabile dell’Ufficio Alta Sorveglianza della società Anas spa, Marino Antonio Cerrato  e Alessandro Frijo direttori tecnici della società Carchella Spa, Antonio Bevilacqua direttore dei lavori e Alessio Ajmone-Cat Marino  tecnico progettista dell’Astaldi, destinatari di un contestuale avviso di garanzia. Con i loro progetti inadeguati, secondo le ipotesi di accusa, i sei indagati, in qualità di  responsabili e direttori tecnici, avrebbero stravolto il sistema di smaltimento delle acque meteoriche,  provocando una serie di inondazioni dei terreni e delle strade circostanti che hanno paralizzato una intera città e il suo hinterland, mettendo a serio rischio la vita di tante persone. Adesso gli indagati, assistiti dai loro difensori, avranno venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati, depositare memorie difensive e compiere ogni attività utile per l’esercizio del diritto di difesa prima che il pubblico ministero, titolare del fascicolo, proceda con una richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione.

Gabriella Passariello

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