Don Costantino torna in parrocchia: «Ho perdonato tutti affinchè si convertano»

Il parroco aggredito a Reggio Calabria nelle scorse settimane: «Noi non possiamo andare avanti avendo paura di questa gente che prevarica. Perdonare significa anche dire a questa gente che si deve convertire»
11 luglio 2017
17:34
Monsignor Giorgio Costantino
Monsignor Giorgio Costantino

«Mi sono comportato da prete e da cristiano e ho perdonato tutti. Però perdonare non significa scusare tutto e volersi bene, sorpassando ogni cosa. Perdonare significa anche dire a questa gente che si deve convertire, perchè altrimenti non andiamo avanti, anche come Chiesa». Lo afferma don Giorgio Costantino, il parroco di Reggio Calabria, aggredito nella notte tra il 24 e il 25 maggio, e tornato alcuni giorni fa in parrocchia.


Don Costantino: «Noi non possiamo avere paura di queste persone»

In un'intervista al Sir, il sacerdote racconta la notte dell'aggressione. In piazza del Soccorso, «c'è sempre stato un caos, fastidioso per tutti, ma nessuno reagiva. Non era la prima volta che scendevo per tentare di dialogare con i giovani che stazionavano in piazza. Ma il dialogo non ha funzionato», dice.


 


«Questa gente non è della parrocchia, ma viene da fuori - spiega il sacerdote - occupavano la piazza e hanno addirittura cancellato il nome di 'piazza Santa Maria del Soccorso' e hanno scritto 'piazza Gebbione'. Noi non possiamo andare avanti avendo paura di questa gente che prevarica, ne' chiudendo un po' l'occhio per non avere fastidi».


«Le istituzioni adesso provvedano a presidiare la zona»

Ripercorrendo il suo impegno, don Costantino aggiunge che «si cerca di lavorare dando sempre il massimo, chiarendo sempre che la Chiesa sta dalla parte della legalita', ed esercitando il perdono nei confronti di chi sbaglia». Oltre alla comunita' parrocchiale, anche le istituzioni gli hanno dimostrato vicinanza: «Li ringrazio veramente perche' sono sicuro che l'hanno fatto col cuore, spero che adesso si provveda a presidiare questa zona, perchè molti confratelli - conclude il parroco - vivono la stessa situazione mia: a chi bruciano qualcosa, a chi rubano».

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