Schiavizzate e costrette a vendersi, tutti gli orrori nella denuncia di una ragazza

La giovane si rifugiò nella Caserma dei carabinieri di Isola Capo Rizzuto dove raccontò le infinite violenze ai militari. Le donne venivano adescate tramite i social e convinte a venire in Italia dietro false promesse di lavoro e benessere

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di Redazione
8 agosto 2019
13:20
Prostituzione
Prostituzione

E' stata una delle ragazze schiavizzate e costrette a prostituirsi a rivolgersi ai carabinieri, denunciando l'esistenza di una organizzazione con base a Isola Capo Rizzuto, nel crotonese, che costringeva donne dell'est Europa a vendersi. Organizzazione sgominata questa mattina dai carabinieri della Tenenza di Isola Capo Rizzuto che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Crotone, su richiesta della locale Procura della Repubblica, a carico di sette persone (quattro cittadini rumeni e tre italiani) ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione nei confronti di donne straniere provenienti dall’Est-Europa appositamente adescate, violenza sessuale, lesioni personali e minaccia aggravati; reati commessi da maggio 2018 a gennaio 2019. In carcere sono finiti Sebi Costel Dragoi, 23 anni, e Aurel Petrica Dragoi, 25 anni. Mentre ai domiciliari: Galion Alexandra, rumena di 19 anni, e tre italiani di Isola Capo Rizzuto, Vito Vallone, 48 anni, Giovanni Cristofalo, di 82 anni, e Francesco Carmine Verterame, 63 anni. Il settimo uomo è irreperibile in quanto sarebbe rientrato in Romania.

Adescate sui social

La giovane donna, che ha subito anche violenze sessuali, per le quali è indagato Sebi Costel Dragoi, nell’ottobre del 2018 si è letteralmente «rifugiata nella caserma della tenenza di Isola Capo Rizzuto» come ha spiegato il tenente Gabriele Migliano. Dal racconto della ragazza, che è stata poi trasferita in una casa protetta, i carabinieri sono arrivati a quella che era una vera e propria organizzazione a delinquere che adescava ragazze dell’est attraverso i 'social network' convincendole a venire in Italia con false promesse mentre invece venivano avviate alla prostituzione in strada oppure in appartamento.


Appartamenti nel degrado

Erano gli italiani, in particolare, ad accompagnare le ragazze nelle case dei clienti, altre volte le donne li ospitavano nel loro appartamento che i carabinieri hanno trovato in condizioni igieniche terribili. “Uno squallore organizzato” l’ha definito il comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri, col. Alessandro Colella, che ha puntualizzato: «Spesso si dice che le ragazze dell’est Europa o dell’Africa arrivano qui per prostituirsi, invece vengono fatte arrivare ancora con false promesse pensando di trovare un lavoro ed una sistemazione, ma vengono poi con la minaccia e la violenza costrette a vendere il loro corpo per far guadagnare i loro aguzzini».

 

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