Reggio, Naccari a giudizio per il concorso ai Riuniti. ’Vicenda surreale’

Naccari Carlizzi e la moglie a processo per il concorso agli ospedali Riuniti: secondo l’accusa hanno truccato l’assegnazione dei posti
di redazione
26 novembre 2014
09:45

Reggio Calabria – L’ex consigliere regionale Demetrio Naccari Carlizzi dovrà affrontare il processo. Il Gip Barbara Bennato ha disposto infatti il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sul concorso agli ospedali Riuniti di Reggio Calabria, che sarebbe stato truccato nell’assegnazione di due posti di dirigente medico presso il reparto di dermatologia, per favorire la moglie del politico, Valeria Falcomatà, a sua volta rinviata a giudizio. La Falcomatà è accusata di aver fatto pressioni sull’assessorato regionale alla Sanità per imporre la presenza di una persona a cui era legata nella commissione esaminatrice del concorso. Imputati anche gli ex dirigenti dell’Asp Domenico Mannino, Paolo Vazzana, i commissari del concorso Giuseppe Crisalli e Giuseppe Caserta.


Naccari all’epoca dei fatti faceva parte della giunta regionale guidata da Loiero. Secondo l’accusa del sostituto procuratore Tenaglia, avrebbe utilizzato il suo ruolo per condizionare il concorso, “abusando della sua qualità e dei suoi poteri di assessore della giunta della Regione ed in particolare del potere politico derivante da tale incarico”. Pressioni utili, secondo l’accusa, “a dargli indebitamente l’utilità consistente nell’arbitraria facoltà di ingerirsi nella scelta dei membri della commissione che avrebbe giudicato il concorso pubblico”. L’indagine nasce dalle denunce di Carmela Arcidiaco, attuale primario facente funzioni del reparto che si è costituita parte civile nel processo contro Naccari e gli altri imputati.



Naccari Carlizzi – Sicuro di chiarire la sua posizione nel processo l’ex consigliere regionale Naccari Carlizzi. “Nutro assoluta fiducia nel sistema giudiziario e dopo 5 anni di indagini è evidente l’utilità di un processo che chiarisca una situazione che una udienza preliminare in poche battute non poteva a questo punto ragionevolmente ne’ definire ne’ affrontare”.


"La vicenda – prosegue Naccari Carlizzi – ha assunto una dimensione surreale anche a causa del clamore mediatico suscitato dall’utilizzo incauto e in alcuni casi strumentale e in mala fede di frasi come “il posto è mio” che mia moglie non ha mai pronunciato ma sono state pubblicate e usate processualmente e politicamente per mesi prima di rivelarsi un clamoroso falso come accertato dallo stesso perito nominato dalla Procura della Repubblica. Per questo utilizzo irresponsabile e ingiustificato nessuno ha mai riconosciuto l’errore ne’ chiesto scusa determinando una impressione errata che ha leso la mia immagine e quella di mia moglie. Non voglio in questa sede fare alcuna recriminazione né aggiungere considerazioni pur legittime che ho maturato in questi anni sulla vicenda. Ho scelto per stile personale di non commentare tali vicende durante la fase delle indagini preliminari anche quando sapevo di subire un ingiusto trattamento convinto che ci si difende nelle sedi competenti e non mediaticamente".


"Non ho nulla da rimproverarmi e vivo con responsabilità questa che per la mia storia personale è una prova cui rispondo nella consapevolezza di avere sempre agito con correttezza, per il Bene Pubblico. Ho firmato bilanci per miliardi di euro, non ho mai approfittato di un euro e non ho mai avuto alcuna contestazione. Sono convinto senza alcuna riserva che presto giustizia sarà fatta e la verità emergerà”.

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