«Relazioni tra mafia e massoneria. Opacità anche negli elenchi ufficiali» (VIDEO)

È quanto affermato dalla presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi: «C’è un grande interesse della mafia verso la massoneria, questa consente alla mafia di incontrare le classi dirigenti del paese»
di Redazione
22 dicembre 2017
13:04

«Non è un’inchiesta sulla massoneria ma sulla presenza mafiosa di cosa nostra e della ‘ndrangheta in alcune obbedienze massoniche. Auspichiamo che nella prossima legislatura ci sia la possibilità da parte della Commissione di allargare questa inchiesta a tutto il territorio nazionale, a tutte le mafie e a tutte le obbedienze massoniche». È quanto dichiarato da Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia, che presenta oggi a Roma, in una conferenza stampa, i contenuti della relazione sulle infiltrazioni mafiose nella massoneria in Sicilia e Calabria.


«Dalle dichiarazioni dei gran maestri e dalla loro mancanza di collaborazione con la Commissione, abbiamo deciso di approfondire questo tema, chiedendo e cercando la collaborazione di tutte le obbedienze in queste regioni. Non avendola ottenuta abbiamo proceduto utilizzando i poteri che legge e Costituzione ci consentono, con il sequestro degli elenchi presso le quattro obbedienze».


«Opacità negli elenchi ufficiali»

«Il primo dato che vogliamo sottolineare – ha affermato Rosy Bindi in conferenza stampa - è che perfino questi, che dovrebbero essere gli elenchi ufficiali, presentano opacità. Una percentuale del 15% non consente l’identificazione. Perché ci sono solo iniziali di nome e del cognome, codici fiscali inesatti e date che non consentono l’identificazione».

Posizioni giudiziarie degli iscritti

«Con Dia e Dna - ha proseguito la presidente della Commissione antimafia - abbiamo proceduto alla definizione della posizione giudiziaria degli iscritti ad alcune obbedienze. Risultati 193 nominativi sottoposti a circa 350 procedimenti giudiziari, gran parte di questi si sono conclusi con decreti di archiviazione per svariati motivi, assoluzione, proscioglimento, rimanendo un fatto rilevante il coinvolgimento di molti iscritti in indagini».

L’interesse della mafia per la massoneria

«L’analisi condotta – ha affermato ancora Rosy Bindi- non ci consente di affermare che mafia e massoneria sono un unicum, ma tra le organizzazioni ci sono sicuramente delle relazioni. C’è un grande interesse della mafia verso la massoneria, perché la massoneria consente alla mafia di incontrare le classi dirigenti del paese. È nota la doppia militanza a entrambe le organizzazioni.


Significativa la vicenda delle logge sciolte. Ci è stato negato che sono state sciolte per infiltrazioni. In realtà, nelle logge sciolte abbiamo trovato esponenti di primo piano di famiglie ‘ndranghetiste».

Comuni e Asl sciolti, stessi nominativi nelle relazioni e nelle logge

Presi in esami comuni e Asl sciolti per infiltrazioni mafiose. Rosy Bindi ha ribadito che è stato «possibile riscontrare coincidenza tra nominativi presenti nelle relazioni di scioglimento o commissarimento e la loro isctrizione alle logge di appartenza. Tutto questo in Calabria nelle Asl di Locri e Cosenza ma in tutti gli altri comuni sciolti presi in esame si registrano tracce di questa coincidenza».

«Analogie tra le due organizzazioni»

«Dalla nostra inchiesta emergono fatti oggettivi: gli aspetti organizzativi e le regole interne delle due organizzazioni, soprattutto segretezza, ordinamento gerarchico, il giuramento, denotano una sorta di conflitto tra l’appartenenza alle organizzazioni e l’esercizio della cittadinanza. La coincidenza rende più semplici questi rapporti e in taluni casi anche la riservatezza. Spesso i fratelli non conoscono gli altri fratelli e non conoscono i livelli alti dell’organizzazione massonica. Ci sono riferimenti ad un’organizzazione massonica addirittura superiore alla massoneria e alla mafia a cui appartengono soggetti che non risultano in alcun elenco, da qui partono le decisioni più importanti».

«Abuso di segretezza»

«Persino ad una commissione d’inchiesta parlamentare come quella antimafia, si oppone in nome del sacrosanto diritto alla privacy di non rendere noto chi è iscritto alla massoneria anche se è condannato per gravi reati. Si è fatto ricorso alla Corte dei diritti dell’uomo. Non è un diritto di privacy ma un abuso di segretezza - ha affermato ancora la presidente della Commissione antimafia - Ma può essere reso noto chi è stato condannato per mafia ma non si può dire chi è scritto alla massoneria. E’ proprio la segretezza che rende forte queste organizzazione. Riteniamo che le solenni promesse che si fa ad un ordinamento particolare non possono mai entrare in conflitto con l’esercizio di cittadinanza. Una democrazia non sopporta una pluralità di ordinamenti in conflitto tra di loro. Non si può invocare la privacy».

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