Sanità Calabria, Lo Moro: «Fui cacciata, la politica non volle spezzare interessi»

È stata l’ultimo assessore ad avere guidato il sistema sanitario calabrese a cavallo tra il 2005 e il 2007: «Contabilità poco chiara? Faceva comodo alla 'ndrangheta ma anche i politici non hanno voluto rompere queste catene»

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di Redazione
17 novembre 2020
13:33
Doris Lo Moro
Doris Lo Moro

«Sono stata mandata via dalla sanità perché cercavo di trovare le soluzioni e la politica non lo voleva». L'ex parlamentare Doris Lo Moro, oggi magistrato, è stata l’ultimo assessore politico ad avere guidato la Sanità in Calabria a cavallo tra il 2005 e il 2007, nella Giunta di centrosinistra guidata da Agazio Loiero. Il suo successore fu Vincenzo Spaziante, tecnico chiamato dall’allora presidente.

 La sanità in Calabria

Alle domande dell’agi sulle impressioni vissute in questa fase particolarmente complessa per il sistema sanitario calabrese, Lo Moro risponde evidenziando due temi in particolare: la mancata chiusura del debito delle Aziende sanitarie e la non costruzione dei nuovi ospedali in Calabria, nonostante l’accordo quadro sottoscritto dalla stessa Regione con lei e con il ministro della Salute, Livia Turco, nel lontano 2007.


Le responsabilità della politica

L’idea di Doris Lo Moro è chiara: «La situazione calabrese non può essere sempre emergenziale, bisogna chiudere questa fase. Bisogna chiedersi chi ha avuto l’interesse a non avere una contabilità chiara: sicuramente la ‘ndrangheta – ha aggiunto – visti gli scioglimenti delle aziende sanitarie, ma anche la politica non ha voluto spezzare queste catene».

Gli interessi

Su quali siano stati i temi più difficili alla guida della sanità calabrese, Lo Moro non ha dubbi: «Ricordo la battaglia per le cliniche e i laboratori privati. Il privato di qualità c’è in Calabria, però nei miei tre anni di assessore ho dovuto affrontare battaglie dure, contro tanti interessi. Ho avuto a che fare con varie vicende di privati, con i conflitti relativi all’Università di Catanzaro, tutte cose  - conclude - che la politica ha valutato come mancanza di consenso nei miei confronti, visti i continui attacchi che ho subito, ma non me le ero inventate io».

Il debito sanitario

«Tutto quello che è successo - dice - sconcerterebbe chiunque. La situazione emergenziale impone di mettere da parte le polemiche, ma sono stati fatti gravi errori. I problemi sono datati – ribadisce il magistrato che ha lasciato la politica dopo essere stata parlamentare del centrosinistra – e sono riconducibili al debito sanitario, alle carenze degli ospedali, alla mancata costruzione dei nuovi nosocomi che erano stati finanziati quando io ero assessore, ben tredici anni fa».

Secondo Lo Moro, «la Calabria è stata molto sottovalutata e questo è facile dirlo, ma la politica in questi anni non si è occupata della sanità. A prescindere dalla fase di emergenza, i calabresi devono imparare ad essere più esigenti rispetto alla politica». Rispetto la nomina di Eugenio Gaudio come neo commissario e il possibile coinvolgimento di Gino Strada, risponde: «Mi colpisce e ferisce quello che è successo, è meritorio non parlare più di Cotticelli e Zuccatelli. Gaudio non lo conosco e non voglio dare un giudizio. È una scommessa: sia calabrese, ma sappia anche essere estraneo al sistema calabrese. Per quanto riguarda Gino Strada, durante la mia esperienza parlamentare ho avuto modo di conoscere il mondo di queste associazioni e ho visto la loro grande capacità di lavorare nel sistema sanitario in tutto il mondo. Per questo, la considero una proposta positiva».

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