Santa Maria del Cedro, chi vuole il silenzio sulla scomparsa di Angelo Calvano?

Tra i suoi amici circola un'agghiacciante ipotesi: l'uomo potrebbero essere stato ucciso e il suo cadavere occulatato da chi lo conosceva bene

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di Francesca  Lagatta
16 dicembre 2018
16:21

Della vicenda della scomparsa di Angelo Calvano, avvenuta a fine agosto del 2016 a Santa Maria del Cedro, avevamo parlato già una decina di giorni fa, mettendone in risalto un inspiegabile silenzio. A seguito del nostro servizio, sono giunte numerose segnalazioni, secondo cui ci sarebbe un preciso intento di mettere a tacere questa storia.

Ma perché? Quali segreti potrebbe nascondere? Si sta per caso cercando di coprire qualcuno o qualcosa? Per rispondere a tutte queste domande siamo stati a casa di Angelo, abbiamo ripercorso la strada che avrebbe fatto per l'ultima volta prima di far perdere le sue tracce, abbiamo sentito amici, conoscenti, vicini di casa, molti hanno chiesto di rimanere anonimi, qualcun altro ha mostrato il suo volto alle telecamere e alla fine abbiamo scoperto delle cose piuttosto interessanti.


 

«Un cittadino di serie B»

Tra coloro che abbiamo ascoltato, quasi tutti concordano su un fatto: durante la sua scomparsa, Angelo Calvano è stato trattato come un cittadino di serie B. Forse perché solo, forse per quella vita vissuta ai margini della società, forse perché nessuno ha fatto valere i suoi diritti. Angelo ha pochi parenti: non ha moglie e non ha figli, mentre i suoi fratelli vivono i suoi stessi disagi.

La sua scomparsa è stata denunciata dal suo tutore solo cinque giorni dopo e non è mai arrivato un cane molecolare a cercarlo. Gli unici cani arrivati sulla scena sono quelli di alcuni volontari, che risultavano ancora in fase di addestramento e dunque non ancora del tutto affidabili. A battere il vasto territorio per giorni, con mezzi di fortuna, sono stati solo amici e conoscenti, supportati unicamente dai carabinieri della locale stazione.

 

Denunce cadute nel vuoto

Da quello che si apprende, alcuni testimoni in forma anonima si sono recati negli uffici preposti per denunciare cose molto gravi, precedenti alla sua scomparsa, facendo nomi e cognomi. Pare che il povero Angelo, il più delle volte stordito dagli psicofarmaci, veniva ripetutamente vessato e picchiato da alcune persone del posto, alcune delle quali interessate alla sua pensione di invalidità. Nessun nesso apparente con la scomparsa, a meno che qualcuno non si sia recato come al solito a casa sua e innanzi a un rifiuto o un diniego dell'uomo, lo abbia picchiato selvaggiamente trasformando la colluttazione in tragedia per poi far sparire il cadavere. È questa l'ipotesi più gettonata tra chi gli voleva bene ma non parla per paura, perché dopo oltre due anni di silenzi teme di aver fatto un buco nell'acqua con la giustizia. Difatti, durante le indagini nessuno è stato mai indagato per la scomparsa.

 

L'appello

Chi invece ci ha messo la faccia sin dal principio sono i componenti del il comitato "Gli amici di Angelo", che hanno sempre cercato di tenere alta l'attenzione sulla vicenda. Noi  ne abbiamo incontrato due, Michela Vivone e Italo Amendola, che dopo aver ripercorso gli ultimi giorni di vita dell'uomo, non hanno nascosto di sperare ancora di ritrovarlo vivo. «Ovunque tu sia spero che tu sia felice - ha detto Michela -, ma se ci stai sentendo, ti prego, facci solo sapere che stai bene».

 

Ricerche superficiali

«E' una storia strana - le fa eco Italo -. Io in cuor mio spero di poterlo riabbracciare, ma ogni giorno che passa è un colpo basso». Entrambi sperano di ricevere novità dalla procura, ma quando chiediamo loro se pensano sia stato fatto tutto il possibile per ritrovarlo, la risposta è secca e unanime: «No».

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