Le polemiche

Sesta tappa del Giro d’Italia, i lavoratori delle Terme Luigiane protestano in diretta tv

Il parco termale tra i più importanti d'Europa gestito per oltre 80 anni dalla società Sateca è al suo secondo anno di chiusura nonostante le tante promesse della politica

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di Francesca  Lagatta
12 maggio 2022
22:45
I cartelli di protesta affissi durante il passaggio dei ciclisti del Giro d’Italia
I cartelli di protesta affissi durante il passaggio dei ciclisti del Giro d’Italia

Il Giro d'Italia è come il Festival di Sanremo, non può esistere se non è accompagnato da polemiche. E così anche oggi la Riviera di Cedri, protagonista nel finale della tappa Palmi-Scalea, si è lasciata andare sui social a commenti poco lusinghieri per i motivi più disparati. Mentre i cittadini di Praia a Mare contestavano l'esclusione dal percorso odierno, a Belvedere Marittimo e Cetraro gli spettatori si lamentavano della scarsa visibilità, che invece sarebbe stata riversata tutta sulla città di Diamante, patria del senatore Ernesto Magorno e punto di partenza della settima tappa in programma domani.

Campanilismi a parte, la tappa Palmi-Scalea è stata anche l'occasione per protestare contro la chiusura delle Terme Luigiane, l'imponente parco che sorge sul territorio di Acquappesa e Guardia Piemontese. Al passaggio dei ciclisti, alcuni lavoratori hanno appeso degli striscioni per riportare all'attenzione un dramma che riguarda 250 famiglie del territorio. "Vergogna, dateci il lavoro", "vergogna, Terme chiuse", si legge sui cartelli mentre la carovana rosa sfreccia lungo la ss 18, rimessa a nuovo per l'occasione.


Il dramma delle Terme Luigiane

Il parco termale tra i più importanti d'Europa è al suo secondo anno di chiusura e al momento i lavoratori non vedono la luce in fondo in tunnel, nonostante le tante promesse della politica. L'impianto, gestito per oltre 80 anni dalla Sateca, ha subito la battuta d'arresto quando i comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese, sub concessionari delle acque termali di proprietà della Regione Calabria, hanno deciso di ridurre del 12% l'erogazione delle acque al 12% alla società bruzia in nome di una presunta "libera concorrenza" e favorire la gestione dell'impianto ad altri imprenditori da ricercare con apposito bando pubblico.

Dopo due anni, però, l'impianto è ancora chiuso, 250 persone hanno perso il lavoro e nessun nuovo gestore si profila all'orizzonte. L'ultima speranza degli ex lavoratori Sateca è che la gestione venga affidata direttamente alla Regione, possibilità palesata anche dal presidente Roberto Occhiuto. Ma evidentemente le operazioni vanno ancora a rilento e i lavoratori hanno scelto di gridare il loro disappunto in diretta televisiva, sperando di scuotere gli animi.

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