La ricorrenza

Vittime di migrazioni, da Reggio Calabria a Cutro il dolore e la speranza di chi attraversa il Mediterraneo

VIDEO | Il 3 ottobre di dieci anni fa, al largo di Lampedusa, 368 persone persero la vita in una delle più gravi catastrofi marittime: dal 2016 una giornata ricorda chi è morto cercando un futuro migliore

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di Anna Foti
3 ottobre 2023
22:30

Non è possibile conoscere quante vite si siano spezzate nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l'Europa. Secondo l’Oim, nei primi sei mesi del 2023 sono morti o dispersi circa 1300 migranti. Il dato più alto dal 2017 che, tuttavia, tiene conto soltanto dei naufragi noti.

Tra questi anche anche una delle più gravi catastrofi del Mediterraneo, il naufragio a largo di Lampedusa, consumatosi il 3 ottobre 2013, dieci anni fa. Dal 2016, proprio il 3 ottobre è la giornata della Memoria delle vittime delle migrazioni, istituita con legge. 


Una giornata per commemorare chi non è sopravvissuto al mare. Chi non è sopravvissuto dopo essere partito non sempre nel tentativo di avere un futuro diverso ma, la maggior parte delle volte, per avere una possibilità di futuro. 

In quel naufragio persero la vita 368 persone, uomini, donne e bambini, cercando di raggiungere la sponda europea. Una delle più a gravi catastrofi nel Mediterraneo. Vittime delle migrazioni che continuano ad aumentare e che soltanto dal febbraio di quest’anno annoverano anche 94 migranti tra cui 35 bambini morti nel naufragio consumatosi al largo di Steccato di Cutro, nel Crotonese.

Racconti strazianti spesso vengono portati alla nostra conoscenza da chi riesce a raggiungere la terraferma. Ciò che accade in mare aperto trova strade drammatiche per manifestarsi. I migranti accolti solo al porto di Reggio Calabria sono stati, dall’inizio del 2023, oltre 10mila, provenienti da Lampedusa oppure soccorsi in mare. Nel luglio scorso attraverso le parole rotte dal dolore e dalla disperazione di una madre arrivata al porto di Reggio Calabria con il corpicino esanime del suo piccolo di quattro anni tra le braccia.

Nel maggio del 2016 l’arrivo al porto di Reggio di 45 salme, trentasei uomini, sei donne e tre bambini. Il barcone su cui viaggiavano era affondato nel canale di Sicilia. Un’ecatombe senza fine.

La speranza che non soccombe

Nei mesi scorsi, l’approdo di due donne in gravidanza a Reggio Calabria è stato seguito dalla gioia della nascitaTatiana si è messa in viaggio a fine gravidanza dalla Costa d’Avorio per far nascere nel luglio scorso la sua bimba lontano dal paese che il Governo ha nei mesi scorsi inserito tra quelli di origine sicura verso i quali indirizzare i rimpatri. Nel marzo scorso Mariama, arrivata a Reggio Calabria dalla Nuova Guinea, ha dato alla luce due gemellini.

Cosi l’accoglienza è vita. Ma nella Città dello Stretto essa è andata anche oltre la vita stessa. Ciò è accaduto con l’arrivo di 45 salme al porto di Reggio Calabria nel 2016. Allora iniziò a Reggio Calabria l’intensa esperienza del cimitero dei migranti e dei poveri di Armo. Un luogo di preghiera universale oltre di forte denuncia delle ingiustizie sociali che sono alla radice di ogni migrazione.

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Giornalista
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