Viaggio nel passato

La ricostruzione della Certosa di Serra San Bruno dopo il terremoto del 1783 nella mostra “Fotografie in cantiere”

VIDEO | Frammenti di storia recuperati e restituiti alla collettività grazie all'esposizione che raccoglie più di 70 lastre di fine '800 dall'inestimabile valore 

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di Rossella  Galati
4 ottobre 2023
13:52

È la Serra San Bruno di fine '800 quando nasce lo studio fotografico “Il genio” del pittore Giuseppe Maria Pisani, morto 100 anni fa, che insieme al farmacista e chimico del posto Luciano Cordiano realizzò le lastre che sono state restituite alla collettività grazie alla mostra “Fotografie in cantiere, la ricostruzione della certosa di Serra San Bruno nelle lastre di fine '800”, allestita al museo della Certosa su iniziativa dello storico dell'arte nonchè nipote dell'autore degli scatti, Domenico Pisani e del fotografo Bruno Tripodi.

La qualità della fotografia nel tempo 

«Sono 75 lastre - spiega Tripodi – fino ad ora custodite negli archivi della Certosa, che documentano una Serra San Bruno diversa da quella di oggi a partire dalla devastazione del monastero a causa del sisma del 1783, poi la ricostruzione, ma soprattutto è stato bello scoprire come a quel tempo i terreni venivano coltivati con una cura incredibile. Ho avuto il privilegio di poter acquisire le lastre in digitale e scoprire anche io da serrese delle cose meravigliose che sono venute fuori». Ma non solo. «Da fotografo è stato meraviglioso vedere i miei luoghi con l'occhio del fotografo dell'epoca e poi, quello che mi preme puntualizzare, è che le dimensioni originali di alcune lastre sono 13x18, altre 9x12. Quindi tirare fuori un ingrandimento di due metri con una qualità incredibile ci fa capire che la fotografia si è evoluta ma già all'epoca, con i banchi ottici, si ottenevano delle foto meravigliose».


Il potere degli scatti

Non a caso l'esposizione realizzata in occasione del centenario della morte di Pisani grazie al sostegno di alcuni sponsor privati, è impreziosita da alcuni strumenti fotografici usati in quegli anni: «Per un fotografo sono esperienze bellissime – commenta Tripodi - perchè al giorno d'oggi gli smartphone ci fanno vedere cose straordinarie ma all'epoca realizzare una fotografia era molto complesso, il fotografo non aveva gli strumenti di oggi e quindi doveva avere una lettura della luce molto attenta ed era sempre un po' un rischio quindi era necessaria una grande preparazione». Una mostra molto apprezzata dal pubblico, accompagnata anche dalla realizzazione di un volume, inaugurata a Pentecoste, che accoglierà i visitatori fino alla festa di San Bruno. Frammenti di storia resi immortali dunque che vogliono ricordarci l'importanza di aver cura del territorio in cui si vive: «quando si hanno sotto gli occhi giorno dopo giorno le cose magari non si apprezzano tanto – conclude Tripodi - ma vedere che nel corso anche di 100 anni alcune cose sono rimaste com'erano ci fa capire che dobbiamo conservarle per rimandarle alle generazioni future intatte».

 

Giornalista
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