Fede e tradizioni

I riti pasquali nel Vibonese: dalla Schiovazione di Serra San Bruno alla ‘Ncrinata di Dasà

Si rinnovano gli appuntamenti religiosi dal capoluogo alla provincia. A Vibo, tra i momenti più attesi, la processione delle vare e della Desolata

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di Giusy D'Angelo
28 marzo 2024
14:26

Raccontare la Passione, morte e resurrezione di Gesù. I riti della Settimana Santa rappresentano la più alta forma di pietà popolare. Momenti di fede, cerimonie scandite da simboli e preghiere, canti antichi che identificano l’intera comunità. Nel Vibonese la Pasqua è uno dei momenti dell’anno liturgico più sentiti e coinvolgenti. Molti emigrati, fuori regione per studio o per lavoro, rientrano nei paesi d’origine. La partecipazione ai riti, da Vibo città passando per i centri costieri e l’entroterra è corale. I riti sono sempre uguali, da secoli. Eppure, l’emozione di chi li vive, è sempre nuova.

La Schiovazione, il rito del Venerdì Santo a Serra San Bruno

La “Schiovazziuoni” di Serra San Bruno rientra tra i riti del Venerdì Santo più suggestivi dell’intero comprensorio vibonese. La Schiovazione racconta il momento in cui Cristo morto viene liberato dai chiodi e deposto dalla croce. Si svolge nel tardo pomeriggio e viene curato dalla Regia arciconfraternita Maria Santissima dei sette dolori di Serra San Bruno, costituita nel 1694 con un regio decreto dal re dei Borboni. 


La preparazione parte il Mercoledì Santo quando le statue della Madonna Addolorata, di San Giovanni e della Maddalena vengono trasferite con una breve processione dalla Chiesa dall’Addolorata alla chiesa matrice. “Si scindanu li santi”, si dice in dialetto. Qui, di fianco all’altare, viene allestito un palco, celato agli occhi del pubblico. A fine celebrazione del Venerdì Santo, il tendone si apre e i fedeli possono osservare la scena della Crocifissione con Gesù insieme ai due ladroni. I confratelli hanno il compito di sfilare i chiodi dai piedi e dalle mani di Cristo. La statua viene posta su un letto mortuario e portata in processione insieme alle altre statue. Solo in un secondo momento, il corpo di Gesù viene accolto nella “naca”, la “culla”, adornata di fiori e tessuti. Una ulteriore processione si svolge la mattina del Sabato Santo.

Schiovazione Serra San Bruno, foto dalla pagina Fb dell'Arciconfraternita

Le Vare e la processione della Desolata

Gesù nell’orto degli ulivi, Gesù alla colonna, Gesù verso il Calvario, Gesù con la Croce. Sono alcune delle statue che caratterizzano lo struggente rito delle Vare a Vibo Valentia. Ogni effige racconta un tassello di storia della Passione e morte di Cristo. Il tutto ruota attorno alla storica chiesa del Rosario da dove parte l’itinerario della processione. L’evento religioso si svolge sotto l’egida dell’Arciconfraternita Maria Santissima del Rosario e San Giovanni Battista. Il corteo, che si snoda nelle diverse vie della città, si chiude con le statue della Madonna Addolorata e San Giovanni, che saranno protagoniste anche nel giorno di Pasqua per l’Affrontata. Ogni anno le Vare richiamano centinaia di fedeli non solo da Vibo ma anche dai paesi limitrofi. Dopo aver attraversato le principali vie cittadine, si prevede il rientro nella Chiesa del Rosario dove si tiene il rito della “chiamata dei santi”. Il sacerdote “chiama”, sotto al pulpito, cinque sculture: Ecce Homo, Gesù crocifisso, Gesù morto, Madonna Addolorata, San Giovanni che entra correndo. Nella stessa giornata, dalla chiesa di San Giuseppe, si svolge poi la processione della Desolata, con la Madonna vestita a lutto. Manto nero e pugnale piantato nel cuore a simboleggiare il dolore di una madre che perde un figlio.

Le vare a Vibo

L’Affrontata di Vibo

No, non è una “corsa tra statue”. Neanche un momento di “teatro”. L’Affrontata rappresenta il culmine del messaggio cristiano, la vita che trionfa su tutto. Anche sulla morte. Sono tre le statue coinvolte: San Giovanni, discepolo di Gesù, la Madonna Addolorata e il Risorto. Il percorso, per ciascuna di loro, è diverso e coinvolge più vie cittadine. San Giovanni con un andamento crescente inizia il percorso rituale facendo da spola tra l’Addolorata e Gesù. Il messaggero della Resurrezione corre avanti e indietro tra la folla e con non poca fatica riesce a favorire l’incontro tra madre e figlio. Secondo la tradizione, la Madonna stenta a credere per ben due volte alla Resurrezione di Gesù. Solo al terzo annuncio si convince e decisa segue San Giovanni. Entrambi corrono verso l’incontro con Cristo risorto. Quando le statue raggiungono il medesimo punto, il velo del lutto viene levato dall’effigie della Madonna, lasciando spazio ad una veste e manto bianchi e azzurri. La non riuscita della “svelata” in tempi antichi veniva interpretata come cattivo segno per la comunità. 

L'Affrontata di Vibo

L'intronizzazione e la ‘Ncrinata di Dasà

L’intronizzazione e la ‘Ncrinata sono i due riti principali che segnano la Pasqua a Dasà, centro dell’entroterra vibonese. Si tratta di due momenti differenti ma tra loro collegati poiché hanno lo scopo di raccontare la Resurrezione e l’incontro tra Gesù e sua madre. Nel giorno di Pasquetta si svolge l’intronizzazione. La statua della Madonna della Consolazione lascia la sua sede e viene spostata su una varetta. Qui avviene una vera e propria “vestizione” della statua che si prepara poi ad affrontare la ‘Ncrinata (prevista per il giorno successivo). L’effigie viene prima preparata con i colori della festa, l’azzurro e l’oro, poi con quelle del lutto, rappresentato da un lungo mantello nero. Sul capo, viene riposizionata la corona mentre il bambino Gesù, che di solito viene sostenuto dalle braccia della Madonna, viene staccato messo da parte. Il Martedì dopo la Pasqua, si svolge la ‘Ncrinata. 

Le origini sono antichissime. Nell’archivio diocesano è attestato che la prima documentazione del rito risale al 1711. Pertanto la sua esistenza è certificata dal Settecento in poi ma alcuni studi ritengono che la celebrazione possa addirittura datarsi a due secoli prima, ossia a partire dal Cinquecento. C’è un’altra curiosità, la statua della Madonna della Consolazione portata in processione è di epoca tardorinascimentale. A differenza delle Affrontate, si svolge il martedì successivo alla Pasqua. Oltre al nome, a cambiare è anche la prospettiva. Chi osserva si immedesima dell’Addolorata. Si punta non tanto al momento dell’incontro ma al gesto del saluto, ‘Ncrinata appunto, che la Vergine riserva a suo figlio dopo la Resurrezione. E ancora. A variare è pure la formula dell’annuncio pasquale. La Madonna coglie il messaggio di San Giovanni al volo, senza tentennamenti. Solo una volta l’apostolo si reca dalla Vergine. Lei intuisce e corre verso il Risorto. Dopo la ‘Ncrinata, le statue vengono portate in processione per le vie del paese. 

La 'Ncrinata di Dasà

 

 

 

Giornalista
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