Il Premio Berto 2018 al trevigiano Francesco Targhetta

La XXVI edizione del prestigioso premio riservato agli esordienti ha avuto come location la splendida dimora di Ricadi del compianto scrittore veneto

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di Redazione
17 giugno 2018
09:19
Da sinistra Ferdinando Minello, assessore alla cultura di Mogliano Veneto, Giulia Russo, Sindaco di Ricadi, Francesco Targhetta, il vincitore, Antonia Berto, figlia dello scrittore, Giuseppe Lupo e Laura Pariani, componenti della Giuria
Da sinistra Ferdinando Minello, assessore alla cultura di Mogliano Veneto, Giulia Russo, Sindaco di Ricadi, Francesco Targhetta, il vincitore, Antonia Berto, figlia dello scrittore, Giuseppe Lupo e Laura Pariani, componenti della Giuria

Da Treviso a Treviso. Passando per Capo Vaticano.

La XXVI edizione del Premio Berto si è conclusa ieri in quella che fu per anni abitazione e luogo di ispirazione del compianto scrittore di Mogliano Veneto, Villa Berto. A essere premiato come miglior autore esordiente il trevigiano Francesco Targhetta con il libro “Le vite potenziali”, edito da Mondadori.


A insignire il vincitore il sindaco di Ricadi, Giulia Russo, e l’assessore alla cultura di Mogliano Veneto, Ferdinando Minello, insieme per sottolineare l’importanza del legame tra le due località che ospitano la manifestazione ad anni alterni.

 

Targhetta, 38enne, insegna lettere alle scuole superiori. Pur esordendo in campo narrativo, ha già alle spalle un notevole curriculum: nel 1999 si è imposto al Premio di scrittura Berto Giovani, da studente dell’ultimo anno del Liceo, nella sezione poesia. Ha pubblicato un libro di poesie (Fiaschi, ExCogita, 2009) e un romanzo in versi (Perciò veniamo bene nelle fotografie, Isbn, 2012). Nel 2014 ha vinto il premio Delfini e il premio Ciampi (da cui la plaquette Le cose sono due, Valigie Rosse, 2014). Con Le vite potenziali fa il suo esordio in prosa, e centra due prestigiosi obiettivi. Oltre a vincere il Premio Berto, infatti, è finalista del Campiello.

 

Al centro de “Le vite potenziali” il tema del lavoro vissuto da tre amici le cui vicende si dipanano tra la provincia veneta e le città di mezza Europa e che li costringerà, infine, a compiere scelte sofferte e decisive.

«Un ritratto generazionale – secondo la giuria guidata da Antonio D’Orrico -, espressione di una contemporaneità problematica, indagine sulle tante lacerazioni di una felicità inseguita e mai definitivamente raggiunta, Le vite potenziali ha il pregio di raccontare il nostro presente con la complessità di un paesaggio senza passato e senza futuro. Ed è il resoconto già maturo di un autore che arriva alla letteratura avendo alle spalle un mondo adulto da raccontare».

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