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di Francesco Graziano
10 settembre 2023
09:02

La leggenda di Re Nilio, a Tiriolo la storia di un amore e di un tesoro custoditi in una profonda grotta

Un legame forte ma osteggiato da molti quello tra il ricco rampollo e una povera fanciulla. Insieme superarono una terribile maledizione ma dovettero poi arrendersi al destino

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Foto Tiriolo Turistica
Foto Tiriolo Turistica

Scende giù fino a sparire nelle viscere della terra. La grotta di Re Nilio, a Tiriolo, è un cunicolo che cade verticalmente portando con sé, in una frattura naturale che metro dopo metro sfugge al dominio dello sguardo, il mistero e il fascino di una leggenda che di bocca in bocca è giunta fino ai nostri giorni attraversando anni e generazioni. La storia di Re Nilio è quella di un amore tormentato, sofferto, a rischio corrosione, messo a dura prova da una madre che non accetta l'idea che il proprio figlio, un rampollo principesco, possa sposare una donna povera. E poco importa se la bellezza eccedente della giovane amata riuscisse a compensare il carente patrimonio posseduto.

 


Per Re Nilio la differenza di ceto sociale non creava squilibri in amore e, nello stesso tempo, non poteva essere una ragione valida per una ritirata emotiva. D'altronde egli non era solito mischiare conti e battiti del cuore. Eppure, nonostante la ferma volontà del giovane di proseguire la relazione amorosa, la madre continuò a difendere la propria posizione, il proprio No, e fu così che i due innamorati decisero di fuggire. Accecati dall'ira, i genitori di Nilio lanciarono sul figlio una tremenda maledizione, quella di sciogliersi come cera se colpito dai raggi del sole.

 

Per vedere la propria moglie e il bambino avuto dall'unione con la donna, Nilio poté contare soltanto sulle ore notturne. Si rifugiò così in una grotta, che secondo la leggenda congiungeva Tiriolo alla foce del fiume Corace, e da questo cunicolo usciva esclusivamente dopo il tramonto. Ad avvisarlo dell'arrivo dei raggi solari si alzava quotidianamente il canto di un gallo. Uno stratagemma impiegato da Nilio per non essere raggiunto dalla maledizione e rientrare in tempo nella grotta. 

 

La storia andò avanti per anni fin quando alcune fate decisero di non far cantare più il gallo. D'un tratto l'amore di Nilio che era riuscito a vincere sulla paura, sul rischio, sulla difficoltà di girare le spalle ai genitori, perse il controllo sulla quotidianità, subì uno smacco. Il giovane Nilio, messo alle strette, sorpreso dai raggi del sole e consapevole del destino che improvvisamente si presentò davanti, chiese al servo fedele di consegnare ogni sua ricchezza al diavolo. E fu proprio il principe delle tenebre, poco più tardi, a nascondere il tesoro di Nilio nel cunicolo del monte Tiriolo. 

 

Alla leggenda del giovane innamorato e della sua sventura ciascuno può associare una personale interpretazione, intercettare un messaggio che va al di là delle parole dette. E magari scorgere anche un invito, un appello, a non accontentarsi sempre e solo delle superfici perché non è soltanto necessario ma è addirittura urgente guardare giù, scendere in profondità, rovistare in fondo all'anima, per rintracciare ciò che troppe volte crediamo di trovare altrove.  

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