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di Serena Laterza
1 luglio 2022
12:14

Motta Filocastro, l’incantevole borgo medievale sulla Via Popilia sulle colline del vibonese

VIDEO | Una meta ancora poco conosciuta ma ricca di fascino, tra viuzze strette, ruderi e balconate tra Rombiolo e Nicotera: ecco l'itinerario per scoprirne ogni angolo nascosto

Destinazioni

Casette arroccate, stradine strette e tortuose, poggioli in ferro, facciate in granito: Motta Filocastro è un incantevole borgo medievale arroccato sulle colline del vibonese, che oggi rappresenta una vera e propria rarità nell’intera regione calabrese. Un tesoro nascosto, dove il complesso urbano conserva ancora integralmente le fattezze storiche di epoca medievale e l’atmosfera tra le vie rimanda a tempi remoti e passati. Un paesino annidato a 360 metri sul livello del mare, dal quale ammirare un paesaggio mozzafiato, che dal Tirreno si estende fino all’Etna e al Porto di Gioia Tauro: proprio come il nome che porta, composto da Motta, Filos e Castrum, che secondo lo storico nicoterese Adilardi significa, infatti, “piccolo ma delizioso paese, eretto su un monte e adatto alla difesa”.

Motta Filocastro, l’antico comune feudale sulla Via Popilia tra Rombiolo e Nicotera

Posizionato lungo l’antica via Popilia, tra Rombiolo e Nicotera, Motta Filocastro è oggi una frazione di Limbadi, ma fino a 200 anni fa era la sede dell’attuale comune. Le sue origini risalgono al periodo tra VII e il V secolo a.C. per opera dei greci di Locri, i quali raggiunsero il versante tirrenico spinti dalla necessità di allargare i propri possedimenti: fondarono Ipponion (Vibo Valentia), Medma o Mesma sulle rive del fiume Mesima (Nicotera), Metauros (Gioia Tauro), forse Tropeia (Tropea) e alcuni villaggi tra cui Motta. Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.), il villaggio assunse le prime fattezze di agglomerato urbano, popolandosi maggiormente fra il 946 e il 953 d.C., periodo in cui gli abitanti di Nicotera si trasferirono in massa nei paesi dell'entroterra, a causa delle terribili incursioni dei pirati saraceni: un agglomerato di casette in stile antico, addossate le une alle altre secondo uno stile tipico del medioevo. Il massimo splendore fu raggiunto nella seconda metà del secolo XI, sotto la dominazione normanna, quando il conte Ruggero d’Altavilla fece costruire un castello con dodici torri e fece cingere la città da alte mura, dove campeggiavano tre grandi porte (la più grande denominata la porta dell’Olmo) che la sera venivano sigillate per evitare incursioni esterne. Oggi ne rimangono pochi resti. Alla fine del 1600, Motta era nucleo urbano di discrete proporzioni, era dotata di un ospedale che serviva ai poveri e ai pellegrini e aveva una giurisdizione sui villaggi di Careno (Caroni), Mandraono (Mandaradoni), San Nicolo (San Nicola), Zimbadi (Limbadi), San Martino, Cassinadi, Branconi e Mambrici (contrade quest’ultime andate poi distrutte). In questo periodo, il Marafioti, influente scrittore dell’epoca, scriveva di Motta Filocastro: "città assai nobile li cui cittadini, tanto nobili, quanto plebei, vivono più civilmente che in altra abitazione all'intorno. Ha un sito amenissimo ed abbondante di quanto è necessario all'umano vivere".



Fu nel 1799 che Motta Filocastro venne dichiarata Comune, all’interno del Cantone di Tropea, assumendo una posizione di rilievo nella geografia politica feudale della zona fino agli inizi dell'Ottocento. Il 20 marzo 1829, un decreto firmato da Francesco I re del Regno delle due Sicilie, stabilì che la sede municipale doveva essere trasferita a Limbadi. Negli anni successivi, il paese fu interessato da un lento e graduale spopolamento e solo nel 2002 il Consiglio Comunale tornò a riunirsi per la prima volta dopo 173 anni. Argomento principale dell’iniziativa fu il recupero e la valorizzazione della storia e della cultura dello storico borgo.

Cosa visitare a Motta Filocastro: un itinerario nel borgo medievale

Arrivando a Motta Filocastro, oggi si possono ammirare diversi esempi di epoca medievale e barocca, oltre all'intera bellezza del paese. Innanzitutto, alcune zone prendono il nome di luoghi ed eventi del passato: via Castello, che indica la strada che un tempo saliva al castello; il Giardino della corte, ovvero l'antica fontana e dove certamente si trovavano gli orti del castello; la Giudecca, che era il quartiere dove vissero gli ebrei fino al XII sececolo; la Pietra di Fabio, il masso in granito sul quale fu decapitato il malvagio principe Fabio; la Porta dell’Olmo, l'ingresso principale del paese.
Tra le curiosità legate al paese, vi è poi la leggenda secondo cui la Madonna di Romania comparve più volte a Motta Filocastro. Ad essa fu dedicata la chiesa principale del paese, edificata tra il 1628 e il 1748 in stile barocco: affiancata da una robusta torre campanaria, al suo interno, è custodita la statua della Madonna protagonista delle visioni, quale raro esempio di Vergine nera. Passeggiando per il paese, impossibile da non notare è poi la balconata del Tocco, un bellissimo terrazzo risalente agli inizi del XIII secolo, con vista mozzafiato sulla piana di Gioia Tauro. Secondo le testimonianze, il tocco indicava proprio il “sedile della nobiltà”, dove, su panchine in marmo, si raccoglievano, ogni domenica, gentiluomini e cavalieri. Oggi ne rimane una versione restaurata e lontana dall'architettura originale, ma comunque di grande effetto per l'atmosfera che emana.
Nelle campagne che circondano il paese è possibile visitare anche i resti di alcuni conventi: il Convento di San Giovanni, edificato dai monaci Basiliani intorno al XI secolo, in località “Braghò”, da dove si può ammirare un bellissimo paesaggio lungo fino alla Sicilia e alle isole Eolie; e il
Convento Francescano S. Maria della Neve, che fu costruito nel 1535 per volontà di P. Ludovico Cumì da Reggio Calabria, ideatore della riforma Cappuccina in tutta la Calabria. La struttura fu abbandonata nel 1780 e distrutta completamente dal terremoto del 1783, ma rimangono molti ruderi che sono meta di pellegrinaggio ogni 2 Agosto, in occasione del perdono di Assisi.


Nelle vicinanze di Motta rimangono anche le testimonianze di alcune piccole chiese, tra cui la Chiesa del Monte Santa Croce, ubicata sulla cima dell’omonimo colle, dove in antichità fu rinvenuta una croce e dei ruderi sacri. Ogni 3 maggio è caratteristica la processione che dalla Chiesa Matrice porta alla chiesetta sul colle.  Per gli appassionati di storia e costumi d’epoca, negli ultimi anni Motta Filocastro è stata protagonista di festival in stile medievale e di rievocazione storica, raccogliendo un gran numero di visitatori accolti da un’ambientazione surreale e carica di sorprese.

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