La riflessione

Il Sud spende milioni di euro ogni anno per partecipare alle fiere del Nord: quando si penserà a proposte mediterranee?

Gli eventi espositivi internazionali generano business enormi anche sul fronte della ricettività alberghiera e della ristorazione. Un pensiero da Modena al sapor di tigelle e gnocchi fritti

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di Massimo Tigani Sava
10 maggio 2024
10:46

La Calabria, magari in collaborazione con altre regioni del Sud, dovrebbe immaginare di costruire e lanciare una propria fiera internazionale del cibo, con forte richiamo alle produzioni agroalimentari mediterranee. Le esposizioni generano grandi volumi di business nelle città del Nord Italia, anche se sarebbe più corretto parlare di vasti comprensori. Si pensi solo alle ultime fiere che il Network LaC ha seguito con grande attenzione: Vinitaly Verona, Cibus Parma e Macfrut Rimini.

Al di là dei grossi volumi specifici di fatturato generati dalle esposizioni in quanto tali (acquisto degli spazi da parte di Enti e/o aziende private, allestimenti, consumi e servizi vari all’interno e all’esterno dei padiglioni), c’è tutto l’indotto generato dai pernottamenti e dalla ristorazione. Si immagini che per reperire un alloggio a prezzi accettabili nei giorni del Cibus di Parma ci si sposta fino a Modena, o a Reggio Emilia, e nei rispettivi circondari. Una manna dal cielo per alberghi, b&b ed ogni altra forma possibile di residenza temporanea. I ristoranti, le trattorie, le pizzerie sono letteralmente invasi dall’enorme flusso di espositori, visitatori occasionali, operatori professionali, specialisti della comunicazione. E la cucina del territorio la fa da padrone (poteva non essere così in Emilia Romagna?), come nel caso dei poderosi antipasti o secondi piatti a base di tigelle, gnocco fritto, salumi tipici (prosciutto crudo, coppa, mortadella, salame), pesto di lardo, crescenza, marmellate… Una sorta di piatto unico gustosissimo con un ottimo rapporto qualità/prezzo ed anche un’occasione unica per presentare le specialità di filiera corta.


Ogni anno milioni di euro si spostano da Sud a Nord per raggiungere le grandi fiere di Milano, di Torino, di Verona, di Parma, di Rimini, quando ci sono realtà del Sud, da Napoli a Palermo, da Bari alla Calabria tirrenica o jonica, che potrebbero trasformarsi in poli attrattori e suggestivi di una visione mediterranea del cibo, del vino, dell’olio extravergine di oliva. Tali esposizioni internazionali si rivelerebbero uno strumento di eccezionale efficacia per allungare la stagione turistica, ma anche per promuoverla con intelligenza, partendo proprio dall'enogastronomia. In tal senso la capacità di visione e di programmazione delle Regioni e delle Camere di Commercio del Mezzogiorno (non so se una questione del genere sia mai stata oggetto di un confronto istituzionale ad ampio raggio e a più voci) non ha dato il meglio di sé. Sarebbe proprio il caso di iniziare a pensarci perché i business che si creano, con ampio e articolato beneficio per la collettività, sono enormi e danno anche tantissime opportunità di lavoro occasionale ai giovani.

Ritorneremo sull’argomento, promuovendo magari un incontro con Grand Terroir (www.grandterroir.it), l’innovativo sistema del Network LaC che mette assieme aziende, persone, territori e identità utilizzando al meglio la comunicazione integrata. Il Mezzogiorno non deve solo stare a guardare ed essere soggetto passivo, ma deve e può avere la voglia di diventare protagonista assoluto anche nel mondo delle fiere, peraltro favorito da un clima molto più accogliente oltre che dalla disponibilità di siti che sono delle vere e proprie meraviglie sia dal punto di vista paesaggistico e naturalistico, sia da quello storico-archeologico. Il Sud alzi la testa e inizi almeno a ragionarci su. Intanto vi salutiamo da Modena a suon di tigelle e gnocchi fritti, annaffiati con dell’ottimo e profumato Lambrusco di Sorbara!

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