Dati Istat

Protesti di assegni, cambiali e tratte accettate: record nazionale della Calabria che registra un calo del 31,3% nel 2022

Lo rileva l'Istat. Per gli assegni protestati le realtà peggiori nel Lazio (+54,1%) e in Lombardia (+41,6%). Le situazioni più difficili per l'ammontare in euro si registrano al Centro (assegni) e al Sud (cambiali e tratte)

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di Massimo Tigani Sava
13 gennaio 2024
21:00

In Italia nel 2022 - rileva l’ultimo rapporto Istat - i protesti iscritti nel Registro informatico sono stati 255.202, di cui 224.899 cambiali e tratte autorizzate (88,1% del totale) e 30.303 assegni (11,9%). Il valore monetario complessivo di questi titoli protestati ha segnato un ammontare di 242,22 milioni di euro così suddiviso: 157,07 milioni relativi alle sole cambiali (64,8% del totale) e 85,15 milioni agli assegni (35,2%). I soggetti protestati su tutto il territorio nazionale sono stati, considerando sia cambiali sia assegni, 70.860 di cui: 50.297 persone (71,0% del totale) e 20.563 aziende (29,0%). Guardando all’anno precedente, il 2021, i valori registrati sono tutti in calo (si guardi più in basso, però, la situazione degli assegni che è in controtendenza): numero dei protesti -7,7%, valore monetario -11,8%, soggetti protestati -19,0% (di cui persone -18,1%; aziende -21,0%).

L’Istat ha scorporato questi dati per macroregioni: Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud, Isole. Il numero maggiore di protesti nel 2022 (sia cambiali sia assegni) è stato calcolato nel Nord-Ovest (85.818) con un ammontare di 74,51 milioni di euro, valore record nella classifica delle macroaree. Il Centro Italia ha avuto un numero nettamente inferiore di protesti rispetto al Nord-Ovest (58.738), ma un ammontare in euro quasi uguale (73,93 milioni). Il Sud Italia, sempre nel 2022, ha generato 67.991 protesti per un importo complessivo di 67,05 milioni di euro.  Al Sud la percentuale dei protesti si è ridotta, rispetto al 2021, del 18,8%, e per valore del 19,7%.


Se leggiamo l’interessante rapporto Istat per il solo comparto dei protesti di cambiali e tratte accettate, il numero massimo nel 2022 si è avuto sempre nel Nord-Ovest, con 73.023, e un importo corrispondente di 38,27 milioni di euro. Sebbene il Sud abbia significato un numero di protesti cambiari inferiore rispetto al Nord-Ovest, con 67.206, ha però conquistato la testa della graduatoria per macroaree relativamente all’importo: 61,72 milioni di euro, pari al 39,29% del totale nazionale. Se invece si leggono i dati relativi ai protesti di assegni, il maggior numero è stato riscontrato nel Centro Italia (15.928), che guida la classifica per macroaree anche relativamente all’importo (39,57 milioni di euro). Il Sud ha avuto nel 2022 solo 785 assegni protestati, per un importo di 5,33 milioni di euro. Ancora più basso il valore degli assegni protestati per il Nord-Est (292), e per le Isole (503). Si noti questa forte differenza, considerando i soli assegni protestati (30.303 in tutta Italia nel 2022), suddivisi tra macroaree: Centro (15.928), Nord-Ovest (12.795), Sud (785), Isole (503), Nord-Est (292). Sarebbe interessante capirne le ragioni economiche. In ogni caso, rispetto ai protesti, emerge un Nord-Est più virtuoso: 20.159 nel 2022 (tra cambiali e assegni), 20.227 (sole cambiali), 292 (assegni). A fronte di un Nord-Ovest che invece ha avuto numeri alti nel 2022: 85.818 (tra cambiali e assegni), 73.023 (sole cambiali), 12.795 (assegni), superato in quest’ultima graduatoria (assegni) solo dal Centro: 15.928.

Istat ha segnalato che in Italia mentre nel 2022 rispetto al 2021, come abbiamo già detto, si è registrato un calo del totale dei protesti (-7,7%) e dell’ammontare degli stessi (-11,8%), tale risultato si è ottenuto per un miglioramento generale sulle cambiali, mentre per quanto concerne i soli assegni si è avuto un incremento di numero del 36,7% e di valore (+15,7%). A far lievitare il numero degli assegni protestati nel 2022 rispetto al 2021 hanno contribuito il Nord-Ovest (+41,1%) e il Centro (+52,9%). Forti cali invece al Sud sia per numero di assegni protestati (-37,9%), sia per ammontare in euro (-33,8%); valori altrettanto positivi nelle Isole con decrementi percentuali anche più alti, rispettivamente -51,9% e -53,6%.

Passiamo ai dati relativi alle regioni. Nel 2022 la Calabria (riferiamo sempre dati ufficiali Istat) ha avuto un totale di 10.063 protesti (-31,1% rispetto al 2021), tra cui 32 assegni soltanto (-90,6%) e 10.095 cambiali e tratte accettate (-29,9%). Con il -31,1% di protesti la Calabria si è attestata come la regione italiana più virtuosa (la media nazionale è stata del -7,7%), prima di Basilicata (-29,4%) e Marche (-23,7%). Un incremento percentuale di protesti (sia cambiali e tratte accettate sia assegni) è stato verificato soltanto in Lombardia (+8,1%) e nel Lazio (+5,7%).

Nella classifica delle regioni italiane per assegni protestati (dato nazionale +36,7%) la Calabria ha avuto una delle riduzioni percentuali più alte in assoluto: -90,6% a fronte del -100% del Trentino Alto Adige e del -90,0% del Friuli Venezia Giulia. Si pensi che nel 2022 il Trentino Alto Adige ha avuto 0 (zero) assegni protestati, così come la Valle d’Aosta, e il Friuli Venezia Giulia appena 1. Il Lazio nel 2022 ha segnato un +54,1% di assegni protestati, a seguire la Lombardia con +41,6%, la Basilicata con +12,0% e la Toscana con +11,3%. La maggiore riduzione percentuale di numero di cambiali e tratte protestate (2022 su 2021), considerando un valore nazionale del -11,6%, si è avuta in Basilicata (-30,9%), con la Calabria seconda (-29,9%). A seguire il Friuli Venezia Giulia (-27,8%), la Sardegna (-25,9%) e le Marche (-23,8%). Il maggior numero di cambiali e tratte accettate protestate si è avuto in Lombardia (57.515), in Campania (33.288), e nel Lazio (25.383). La quantità più elevata di assegni protestati si è avuta, invece, nel Lazio (15.685) e in Lombardia (12.574). Queste due ultime regioni hanno generato nel 2022, il 93,25% degli assegni protestati in tutta Italia. Tutte le altre regioni, infatti, rispetto agli assegni protestati hanno avuto valori molto più bassi: al terzo posto c’è la Sicilia con 370 e poi la Puglia con 299.

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