Gli Intoccabili su LaC: la presentazione alla Camera - FOTO-VIDEO

La presentazione della nuova trasmissione di LaC, Gli Intoccabili, a cura di Klaus Davi, sarà presentata alla Camera dei Deputati. A seguire una tavola rotonda sull'informazione e la 'ndrangheta
di Redazione
19 maggio 2016
10:30

La presentazione de Gli Intoccabili alla Camera - Klaus Davi presenta il nuovo programma di LaC, durante una tavola rotonda alla quale parteciperanno Stefano Dambruoso, Onorevole Questore della Camera dei Deputati, Cosimo Maria Ferri, Sottosegretario di Stato alla Giustizia, Federico Cafiero de Raho, Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Franco Roberti, Procuratore Nazionale Antimafia, Alfonso Sabella, Magistrato, Giudice del Tribunale di Napoli, Marcella Panucci, Direttore Generale di Confindustria e Giovanni Tizian, giornalista de L'Espresso, Pasquale Motta, direttore di LaC news24.

 


Dambruoso (Questore Camera) - "Non potevo non essere qui. Essendo l'amministratore 'di condominio' di questo Palazzo (la Camera), volevo sottolineare l'attenzione e l'importanza che abbiamo voluto dare, insieme alla presidente Boldrini, a questo incontro. Un incontro di studio, con un doppio significato, vista la presenza di numerosi studenti che cercano di avvicinarsi alle istituzioni. La Calabria è una terra bellissima che ha mille risorse che vanno liberate. Sono qui anche come magistrato, al fianco di altri magistrati che affrontano ogni giorno battaglie difficili. Accanto a me un altro magistrato prestato alla politica, il sottosegretario Ferri, che ha voluto fortemente questo incontro, e Alfonso Sabella, che ha una storia a Palermo di contrasto alla mafia siciliana, Cosa Nostra, e ora sta dando un contributo importante a Roma in politica, sta continuando ad essere presente a Roma macchiata da 'Mafia Capitale'. Come rappresentante dell'ufficio di presidenza e questore della Camera, sono contento che i magistrati vengono a parlare ai ragazzi, ai futuri elettori".

 

Cosimo Maria Ferri (Sottosegretario alla Giustizia) - "E' interessante capire cosa pensano i ragazzi dell'impegno dello Stato contro la 'ndrangheta. L'azione del Governo forse non è abbastanza comunicata, ma è sempre in prima linea nella lotta contro le mafie. Ringraziamo particolarmente il procuratore De Raho che oggi viene qui a far capire a noi e ai ragazzi che cosa vuol dire lotta alla 'ndrangheta. Dobbiamo lavorare su un cambio culturale, un cambio di mentalità". "Bisogna capire che questo fenomeno, la 'ndrangheta, si sviluppa al sud ma poi si espande in tutta Italia, per via del legame con l'economia. La gestione dei beni confiscati è un punto fondamentale per combattere le mafie, per cambiare la mentalità: lo Stato deve farsi carico di queste aziende, che deve continuare l'attività. Al fianco dell'azione legislativa e giudiziaria, e agli investimenti in sicurezza, dobbiamo contrastare la 'ndrangheta economica, quella che investe negli appalti, nella gestione dei rifiuti, nelle attività commerciali (anche a Roma ne sono state sequestrate nelle vie principali).

 

Klaus Davi presenta Gli Intoccabili - Il caso di Paolo Schimizzi nel trailer della nuova trasmissione. Il giornalista Klaus Davi ad Archi, uno dei quartieri più difficili di Reggio Calabria.

TRAILER

 

 Cafiero De Raho (Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria) - 'La provincia di Reggio Calabria è il luogo in cui ha sede l'organismo centrale della 'ndrangheta. Ogni anno viene eletto dai capicosca della Calabria, della Lombardia, del Piemonte, del Canada, dell'Australia: eleggono la loro rappresentanza in Calabria. Fare una cosa come questa per Paolo Schimizzi non è una cosa che passa inosservata. In Calabria la 'ndrangheta controlla tutto ciò che avviene, passo per passo, metro per metro. Ad esempio il porto di Gioia Tauro è stato costruito dalle aziende indicate dalla 'ndrangheta, è stata la 'ndrangheta a capire le potenzialità commerciali del porto, così la mafia chiedeva il pizzo per ogni container. Sul porto di Gioia ci sono i Piromalli, i Bellocco, i Pesce, gli Alvaro. Il porto di Gioia è anche la prima porta di accesso dell'Italia per la cocaina, sequestriamo non meno di una tonnellata e mezzo di cocaina all'anno. Quando a Napoli sequestravamo un chilo di cocaina, pensavamo di aver fatto chissà quale operazione. In Calabria sequestriamo 500 chili e passa inosservato, non merita neanche un articolo di giornale. Su una che ne sequestriamo, ne passano almeno dieci volte tanto. Tutta questa cocaina si trasforma in danaro, e tutto questo danaro entra nell'economia. Una economia drogata dalla cocaina, che inquina completamente il mercato, cambia completamente il settore in cui investe. La 'ndrangheta ha un pozzo senza fondo di soldi, riesce a legare a sé imprenditori anche apparentemente puliti, che però in difficoltà economica, accettano l'aiuto delle cosche".

 

"A Reggio quattro i nomi sono fondamentali, De Stefano, Tegano, Condello, Libri. Oggi la 'ndrangheta è formata da avvocati, commercialisti, imprenditori, persone che hanno rapporti di alto livello. Muovono l'illegale ma apparentemente vestono come noi, parlano italiano, sono laureati. Oggi chi fa un lavoro deve presentarsi dalle cosche per sapere a chi deve pagare, chi deve far lavorare, e così via. Noi lavoriamo con gli arresti, ma sono ben poca cosa rispetto a quello che c'è da fare. Sulla Jonica ci sono intere cittadine completamente in mano alla 'ndrangheta. Ci sono spiagge dove non ci si può fermare neanche con la propria autovettura, ci sono zone nelle quali non c'è libertà, neanche quella di movimento. E quando viene Klaus Davi a fare i suoi servizi, in questo modo così provocatorio, gli mettiamo dietro sempre Polizia e Carabinieri. Senza controllarlo così, non potremmo permettere di svolgere il lavoro di informazione in questo modo. Perchè anche l'informazione è totalmente condizionata".

 

"La 'ndrangheta sul silenzio è diventata forte. Quando negli anni 92-93' si ebbero stragi in tutta Italia, anche la 'ndrangheta venne invitata. Inzialmente aderì, ma poi si tirò subito fuori per continuare la politica della sommersione, comandare senza esporsi, non si può entrare in un conflitto aperto con lo Stato. Le guerre di 'ndrangheta sono stati dei momenti in cui le cosche dovevano trovare nuovi equilibri, ma poi si è riformato il vertice, che consente alla 'ndrangheta di vivere e infiltrarsi in tutto il mondo. In Canada ci sono almeno 50 locali, formate da almeno 50 'ndranghetisti. In Canada la 'ndrangheta fa riferimento solo a Reggio Calabria. Così capite la forza della 'ndrangheta a Reggio Calabria, e capite perchè la gente non parli".

 

"Noi con l'azione giudiziaria abbiamo sequestrato e confiscato grandissime cifre. Solo con l'inchiesta 'Gambling' abbiamo sequestrato circa 2miliardi di euro. Sono tante le operazioni, sono patrimoni enormi. Ma rapportate alla forza della 'ndrangheta, con la cocaina, capite bene quale sia la potenza economica delle cosche. Abbiamo avuto nell'ultimo anno e mezzo un cambiamento di rotta, qualcuno inizia ad avere fiducia nello Stato. Farsi vedere con uomini delle istituzioni significa rinforzarsi per la 'ndrangheta".

 

"Ma le cose cominciano a cambiare, iniziano ad arrivare le denunce. Abbiamo avuto nel corso del 2015 ben tredici collaboratori di giustizia, un fatto straordinario per Reggio Calabria. La Calabria continua però ad essere governata dalla 'ndrangheta, continua ad avere una presa quasi totale sui Comuni".

 

Alfonso Sabella - "Quando in Sicilia lo Stato ha reagito, Cosa Nostra è scomparsa dal mercato della droga internazionale, preso dalla 'ndrangheta. La Camorra ha altri limiti, ha una grandi visibilità perchè ammazza, esce fuori, paradossalmente è più facile da aggredire. La 'ndrangheta è intelligente, ha imparato dagli errori delle altre organizzazioni. La 'ndrangheta si è data un vertice, ma non una piramide come in Sicilia, quando Brusca o Buscetta, i vertici, si portavano dietro tantissime persone. La 'ndrangheta ha un vertice ma una struttura orizzontale, diffusa in tutto il mondo, e questa particolare struttura le ha permesso di crescere. Questa mafia ha cercato di convivere con lo Stato, come faceva la mafia siciliana negli anni 70. Non apparire per evitare che i riflettori si puntino sulla 'ndrangheta".

 

"Lo Stato nell'aspetto repressivo quando vuole funziona. Ma la repressione non basta, si arriva troppo tardi quando ormai il danno è fatto. In questo tavolo manca la politica pura, manca l'amministrazione. Con quella si può fare tantissimo, recuperare il controllo di legalità significa porre un ostacolo a mafia e corruzione, creiamo l'inutilità dell'associazione, l'inutilità del crimine, abbiamo già vinto. La mafia come nel caso di Don Pino Puglisi uccide chi dà una speranza diversa ai ragazzi, diceva loro che non dovevano andare dalle mafie per andare avanti. Dal punto di vista legislativo siamo a ottimo punto, anche se molto va fatto nella gestione dei beni confiscati, perchè il settore ha costi che lo Stato deve sostenere. Lo Stato non deve ammazzare le imprese che sequestra". "Da sempre l'ignoranza fa paura, ma il silenzio è morte".

 

Marcella Panucci (Confindustria) - "Vengo da una terra difficile, l'ho lasciata quando avevo 18 anni, ma è una terra veramente straordinaria, che se fosse liberata da questo cancro potrebbe dare molto anche a questo paese. E' enorme il danno che producono le organizzazioni criminali sull'economia legale. La 'ndrangheta diventa l'unico datore di lavoro perchè distrugge gli altri. Quando le attività mafiose si alimentano grazie alle attività illegali, è chiaro che ha costi di produzione che nessuna impresa può sostenere. Il tessuto legale viene piegato irrimediabilmente. Le imprese legali in Calabria devono affrontare una concorrenza sleale che rende tutto più difficile. Dove c'è questa concorrenza sleale e illegale, anche il credito per le imprese costa di più. Gli investimenti sono minori perchè gli imprenditore evitano i territori con un alto tasso di criminalità economica. Così si impoverisce l'economia legale. La 'ndrangheta non aspetta altro che una azienda pulita sia in difficoltà per entrare con commercialisti e avvocati per prenderla, per entrare nel circuito legale".

 

Roberti (Procuratore nazionale antimafia) - "La 'ndrangheta è un grande network criminale transnazionale, che muovendo dai territori di origine, con cui mantiente uno stretto collegamento operativo e finanziario, si è poi andato a infiltrare in altre regioni del nostro paese, in altri paesi europei, in altri continenti. La 'ndrangheta è una delle mafie più pericolose del mondo, come ha sottolineato anche recentemente il Parlamento europeo. La vera forza negli anni è stata la droga, gli stupefacenti, sta al cuore del problema anche del contrasto alla criminalità organizzata. Non riusciremo a contrastarli appieno se non contrasteremo il traffico di stupefacenti e il riciclaggio, che è l'essenza della criminalità organizzata. Il problema è inseguire i capitali di 'ndrangheta quando sono all'estero, perchè i capitali mafiosi vanno a collocarsi là dove possono essere più facilmente nascosti, possono sfuggire a sequestri e confische. L'aggressione patrimoniale alle mafie è importante quanto la repressione personale. Devi strappargli i beni e devi destinarli all'uso pubblico. Condivido quindi le riflessioni qui fatte sui limiti dell'agenzia per i beni confiscati".

 

"Per aggredire i beni all'estero, entra in gioco la cooperazione internazionale che dal mio punto di vista è molto lontana da livelli soddisfacenti. In Svizzera, in Olanda, in Germania, in Canada e in Australia, la difficoltà è la non armonizzazione degli ordinamenti giuridici. Negli altri paesi ad esempio non c'è il reato di associazione di stampo mafioso. E' difficile chiedere assistenza a questi paesi perchè non c'è la corrispondenza del nostro reato nei loro paesi, e per questo non procedono". "Una giustizia civile e penale efficiente è il primo compito per contrastare la giustizia mafiosa. Lo Stato potrà vincere sulle mafie solo se lo vuole".

 

Tizian (giornalista L'Espresso) - "Quando non si spara c'è il cono d'ombra, dobbiamo aspettare per forza qualcosa di violento per risvegliarci. Vogliamo il sangue per reagire, quando dovremmo invece impegnarci per prevenire, per non arrivare ai morti ammazzati. Io mi occupo di informazione e mi rendo conto quanto sia difficile parlare di mafia in questo paese, perchè ormai siamo assefuatti. C'è stato un momento, nel 2007 con la strage di Duisburg, la Germania scopre la 'ndrangheta, ma quella accettabile, quella violenta, quella di fronte alla quale non puoi fare niente. Il problema è che spento quel clamore i nostri inquirenti quando vanno in Germania continuano a fare molta fatica per individuare i beni, perchè non c'è la legislazione adatta". "La presenza in Germania e in Svizzera è allucinante, come confermato anche dalle recenti inchieste della Procura di Reggio Calabria. La differente sensibilità verso il fenomeno nei diversi paesi è uno dei problemi".

 

"Nel rapporto della Commissione antimafia sugli uffici giudiziari, mi sono reso conto della distanza tra le parole e i fatti concreti. 160 cosche di 'ndrangheta con più di 4mila affiliati. A Reggio Calabria ci sono trenta magistrati inquirenti per ventiquattro giudici. Il Tribunale dovrebbe averne 53 e invece ne ha circa 30. A Reggio c'è un giudice e mezzo per ogni pm: per esempio gli uffici del gip e del gup, sono formati otto giudici per 12mila richieste per intercettazioni, arresti e operazioni varie. Se questo è il modo di estirpare la 'ndrangheta, a me viene qualche dubbio. Dobbiamo essere concreti, intervenire prima e non aspettare agguati, il sangue".

 

"A Reggio Calabria da 50anni dominano le stesse persone, che ripetutamente vengono arrestate. Qualche giorno fa De Raho ha arrestato un avvocato (Romeo), massone che ha attraversato i moti di Reggio, è andato a sinistra ed eletto in Consiglio Comunale, condannato negli anni 90 per concorso esterno, riarrestato due settimane fa perchè ritenuto anello di congiunzione tra 'ndrangheta e istituzioni. E' evidente che il territorio non reagisce di fronte ai segnali chiari che dà la giustizia. C'è una convenienza nell'affidarsi a questi personaggi. C'è una cultura della scorciatoia, non solo in Calabria ma anche in tutta Italia. Le organizzazioni mafiose fanno questo di mestiere, ti assicurano la via più breve per ottenere quello che vuoi. Ad esempio la 'ndrangheta in Emilia forniva servizi alle imprese, come recupero crediti o movimento terra. Imprenditori che si affidavano alle cosche e non ai tribunali civili per recuperare i crediti. Tutto questo meccanismo sovverte le regole del libero mercato, crea concorrenza sleale. Quelli che rispettano le regole rischiano di restare fuori dal mercato. Noi contro questa mentalità dobbiamo combattere per vincere la vera sfida. In quel 'mondo di mezzo', in quella zona grigia in cui si incontrano mafiosi e colletti bianchi, area grigia dove si stringono la mano e scendono a patti. Questa zona grigia è sempre più larga, sempre più ampia".

 

"C'è un altro aspetto che rende la 'ndrangheta difficile da colpire, è la trasmissione culturale. I ragazzi, dai dodici ai sedici anni, che sono predestinati (la 'smuzzunata'), e tutta la loro adolescenza è basata su questa educazione criminale, per cui devi cominciare a sparare, devi incominciare a spacciare, vieni fatto sedere al tavolo per conoscere le regole della 'società', ci sono vere e proprie lezioni di 'ndrangheta che vengono impartite a questi ragazzi. C'è una misura estrema per uscire da tutto questo. La Procura antimafia di Reggio con il Tribunale dei minorenni, hanno firmato un protocollo che ha portato all'allontanamento di 30 minori in località protette, fuori da quel contesto. Ci sono ragazzi che a 18anni non vogliono tornare lì perchè hanno capito che una alternativa è possibile, perchè c'è uno Stato che ti dà l'alternativa".

 

"Quando andai a Brescello la prima volta, regno dei Grande Aracri, della 'ndrangheta al Nord, le risposte erano molto simili a quelle che abbiamo sentito nelle clip di Klaus ad Acri. La risposta è sempre simile: la 'ndrangheta dà lavoro. C'era questo sostegno morale a questi personaggi, che l'ex sindaco di Brescello aveva definito 'persona educata e gentile'. Dobbiamo eliminare gli stereotipi".

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