Crisi di Governo, bocciata la proposta Lega su voto di sfiducia a Conte

La bocciatura in Senato arriva dopo che Salvini si è dimostrato disponibile ad accogliere la proposta dei 5Stelle al taglio dei parlamentari

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di Redazione
14 agosto 2019
09:51

Nessun voto immediato sulla mozione di sfiducia al premier: il Senato - riunitosi ieri pomeriggio - ha bocciato la proposta della Lega sul voto di  sfiducia il 14 agosto al governo Conte. M5S, Pd, LeU e Autonomie hanno votato insieme contro le proposte del centrodestra di mettere ai voti nell'immediato la mozione di sfiducia a Conte. Il Senato respinge così la richiesta di modifica del calendario e conferma indirettamente il timing votato in conferenza dei capigruppo ieri che prevede che Conte terrà le comunicazioni a Palazzo Madama il prossimo martedì 20 agosto alle 15.

 


Il taglio dei parlamentari

La bocciatura in Senato arriva dopo che Matteo Salvini, a sorpresa, si è dimostrato disponibile ad accogliere la proposta dei 5Stelle al taglio dei parlamentari: «Votiamolo la prossima settimana e poi andiamo subito al voto». Non senza aver ammonito i pentastellati: «Pensate 3 volte prima di allearvi con il Pd». Il M5s, per bocca del capogruppo Patuanelli, ha risposto: «Prima la Lega ritiri la sfiducia a Conte». Il taglio dei parlamentari, continua Patuanelli «è possibile esclusivamente se domani non viene votata la sfiducia al governo, mi aspetto che venga ritirata la proposta Romeo, in alternativa voteremo contro». La replica del leader del Carroccio: «Non siamo al mercato».

 

La riforma costituzionale arriverà in Aula alla Camera il 22 agosto. Intanto Renzi rilancia l’idea di un governo istituzionale, mentre Forza Italia dice No all'ipotesi di lista unica con la Lega.

 

I dubbi sul calendario

Resta in sospeso la fattibilità di procedere con una votazione sulla riforma costituzionale del taglio dei parlamentari (oggetto della riunione dei capigruppo alla Camera) nel corso di una crisi di governo e con le urne alle porte. Problema che per Salvini non sussiste: «L'articolo 4 della legge costituzionale» per il taglio dei parlamentari «dice che se nel frattempo vengono sciolte le Camere» quella legge «entra in vigore nella legislatura successiva». Ma l'interpretazione del punto lascia in dubbio molti, da Graziano Delrio a Luigi Di Maio, ritengono che sia «teoria». Di Maio in serata è intervenuto ancora su Facebook sostenendo che «Salvini si è infilato in un vicolo cieco» perché «quando sfiduci un governo la sua attività si paralizza». Il leader della Lega ha fatto anche un altro passo annunciando che non ritirerà la delegazione al governo.

 

L'intervento di Salvini in Senato

«Come sono lontani i riti della politica dal Paese reale con l'idea che non si debbano disturbare i poveri parlamentari a ferragosto», ha detto Matteo Salvini in Aula al Senato. «Non capisco visto che per bocca del senatore Renzi avete già vinto tutta questa agitazione nervosismo, maleducazione», ha continuato il leader del Carroccio in Aula parlando delle proteste all'inizio del suo intervento. «Invidio un po' alcune abbronzature...», aggiunge. «L'Italia vuole avere certezze e cosa di più bello, democratico, trasparente, lineare, dignitoso che dare la parola al popolo. Cosa c'è di più bello. Non capisco la paura, il terrore, la disperazione», ha detto ancora. «Capisco il terrore da parte del senatore Renzi, comprensibilissimo: perché sa che con i disastri che ha fatto gli italiani lo mandano a casa immediatamente quindi piuttosto che lasciare la poltrona sta qua col Vynavil», ha aggiunto Matteo Salvini. «Il bello è che saremmo noi gli antidemocratici e i fascisti che non vogliono andare alle elezioni e non vogliono far parlare la gente...», ha puntualizzato il ministro degli Interni.

 

Cosa fanno il Pd e FI

Matteo Renzi, prima del voto al Senato, ha convocato una conferenza stampa in cui ha ribadito la convinzione che sia necessario «mettere in salvo» i conti dal «rischio recessione se si andrà al voto anticipato». La proposta di un governo di «legislatura e politico» avanzata da Goffredo Bettini e che trova la sponda di Dario Franceschini sarà comunque oggetto della direzione che si vorrebbe dare al partito nella riunione del 21 agosto convocata dal presidente Paolo Gentiloni. Lì, i Democratici si conteranno e dovranno stabilire una linea da tenere anche quando ci saranno le consultazioni al Colle, che al momento, rimangono lo scenario più probabile. Se il centrosinistra fatica a trovare una sintesi, sono ore frenetiche anche nel centrodestra: Forza Italia, che teme di essere fagocitata dalla Lega, dice no al listone unico in caso di elezioni anticipate. E ieri è saltato l’atteso incontro tra Salvini e Berlusconi.

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