Il discorso

Guerra in Ucraina e 8 marzo, Mattarella: «Il pensiero va al coraggio delle donne ucraine»

Il capo dello Stato parlando al Quirinale in occasione della Festa della donna commenta anche il conflitto:«Non è tollerabile che in questo nuovo millennio, qualcuno voglia comportarsi secondo i criteri di potenza dei secoli passati»

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di Redazione
8 marzo 2022
12:36

«La nostra responsabilità di cittadini, di europei, ci chiama oggi a un più forte impegno per la pace, perché si ritirino le forze di occupazione e si fermino le armi, perché sia ripristinato il diritto internazionale e siano rispettate le sovranità nazionali. L'indifferenza di fronte all'arbitrio e alla sopraffazione è il peggiore dei mali. In gioco non c'è solo la libertà di un popolo ma la pace, la democrazia, il diritto, la civiltà dell'Europa e dell'intero genere umano». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando al Quirinale in occasione della Festa della donna.

«Le donne ucraine sono colpite in questi giorni da una violenza inattesa, crudele, assurda - afferma il capo dello Stato -, donne che partecipano alla difesa della loro comunità, donne costrette a ripararsi nei rifugi di emergenza, che lasciano le loro case e il loro Paese, che hanno paura per i loro figli, che prestano cura ai più deboli, che piangono morti innocenti».


Mattarella sottolinea che «tante, troppe sono le donne cadute in questo ingiustificabile conflitto. Nelle guerre le donne pagano sempre prezzi altissimi. Come donne, come madri, come compagne di vita».

«Vittime dell'insensatezza della guerra, vittime spesso di brutali violenze. Eppure la loro forza nel dolore, la loro dignità si sono sempre rivelate energie insostituibili di resistenza, di coesione, di pacificazione, di ricostruzione». A loro «deve giungere il nostro sostegno».  

«Non è tollerabile - e non dovrebbe essere neppure concepibile - che, in questo nuovo millennio, qualcuno voglia comportarsi secondo i criteri di potenza dei secoli passati, pretendendo che gli stati più grandi e forti abbiano il diritto di imporre le proprie scelte ai paesi più vicini, e, in caso contrario, di aggredirli con la violenza delle armi. Provocando angoscia, sofferenze, morti, disumane devastazioni. Va fermato - subito e con decisione - questo ritorno all'indietro della storia e della civiltà. Opporsi - oggi - a questa deriva di scontri e di conflitti comporta dei prezzi, potrebbe provocare dei costi alle economie dei Paesi che vi si oppongono ma questi sarebbero di gran lunga inferiori a quelli che si pagherebbero se quella deriva non venisse fermata adesso».

 

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