Emergenza pandemia

Zitromax introvabile nelle farmacie, il chiarimento dell’Aifa: «Non esistono antibiotici efficaci contro il Covid»

L'Agenzia italiana del farmaco puntualizza: «Dalle verifiche effettuate, la carenza attuale non deriva da esportazioni o altre anomalie distributive, ma dalla prescrizione del farmaco al di fuori delle indicazioni previste»

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di Redazione
14 gennaio 2022
07:00

«L'azitromicina, e nessun antibiotico in generale, è approvato, né tantomeno raccomandato, per il trattamento di Covid-19». Lo precisa l'Agenzia italiana del farmaco Aifa, «in merito alle recenti notizie di stampa relative alla carenza dell'azitromicina», nome commerciale Zitromax* nella versione originator, «anche a seguito del suo utilizzo eccessivo e improprio per Covid-19».

L'Aifa puntualizza che «dalle verifiche effettuate, la carenza attuale non deriva da esportazioni o altre anomalie distributive, ma dalla prescrizione del farmaco al di fuori delle indicazioni previste».


«Fin dall'inizio della pandemia - ricorda l'ente regolatorio nazionale - Aifa ha scoraggiato fortemente l'uso dell'azitromicina per il Covid. Come ampiamente dimostrato da numerosi e ben condotti studi clinici pubblicati sulle migliori riviste internazionali», sottolinea infatti l'agenzia, «non vi è alcuna evidenza che l'utilizzo dell'azitromicina abbia un effetto protettivo sulla evoluzione di Covid-19, né in termini di riduzione della trasmissione, né dei tempi di guarigione, o della mortalità. Esistono evidenze chiare e inequivocabili per non utilizzare più in alcun modo azitromicina o altri antibiotici nel trattamento di Covid-19, come chiaramente indicato da tutte le linee-guida internazionali per il trattamento dell'infezione da Sars-CoV-2».

L'Aifa rammenta più in generale che «gli antibiotici non sono efficaci per il trattamento di nessuna infezione virale, inclusa l'influenza stagionale» e che «l'uso indiscriminato dell'azitromicina o di ogni altro antibiotico, oltre a non avere alcun fondamento scientifico, espone al duplice rischio di creare condizioni di carenza di antibiotici per i soggetti che ne abbiano effettivamente bisogno per trattare infezioni batteriche, e di aumentare il rischio di sviluppo e diffusione di batteri resistenti agli antibiotici».

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