Biagio, lontano dalla sua Calabria: «Così sono sopravvissuto alla pandemia»

Il 34enne ha lasciato giovanissimo la sua terra, dove tornava spesso prima dell'emergenza. Ecco come ha vissuto i giorni drammatici, chiuso in pochi metri quadrati, lontano da tutto e da tutti

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di Francesca  Lagatta
13 febbraio 2021
13:25
Biagio De Patta
Biagio De Patta

Biagio De Patta ha 34 anni e un sacco di sogni chiusi in un cassetto che aspettano di essere tirati fuori. Come tutti i suoi coetanei, da un anno alle prese con la pandemia, Biagio ha messo in stand by la sua vita e si è reinventato un nuovo modo di vivere per arrivare indenne, o quasi, alla fine di questo dramma mondiale.

Ma non è semplice, soprattutto per quelli che vivono la sua stessa situazione. Biagio è uno dei tantissimi calabresi che ha lasciato la sua terra in cerca di fortuna, perché il luogo in cui è nato non è all'altezza delle sue aspettative. È partito da Tortora alla volta della Capitale nel 2008, giovanissimo e con pochi spicci in tasca, che sarebbero bastati a sfamarlo per pochi, pochissimi giorni.


Alla fine ce l'ha fatta, ha trovato un lavoro, si è sistemato stabilmente in un quartiere di Roma e ha avviato la sua carriera nel mondo dello spettacolo, ma quando lo scorso anno è arrivata la pandemia è ripiombato nell'angoscia dei primi giorni lontano da casa, con la paura di perdere tutto e mandare all'aria i sacrifici di una vita. Solo che stavolta, a differenza di allora, non ha potuto scegliere di tornare indietro. Ha vissuto i giorni di lockdown da solo, in un monolocale di pochi metri quadri, isolato da tutto e da tutti, con la preoccupazione di perdere il lavoro, l'impossibilità di tornare nella sua terra natìa e l'agitazione per lo stato di salute dei suoi famigliari.

Anni di gavetta e sacrifici

È il 2008. Biagio partecipa al casting di un noto programma televisivo che si registra negli studi Mediaset, ma non viene scelto. Torna a casa, senza troppi traumi, ma un po' ci è rimasto male. Sogna il mondo dello spettacolo da quand'era bambino e sente che quella passione gli brucia dentro. Ci riproverà. Passano i giorni e finalmente è quello del suo compleanno, decide di passarlo in riva al mare, sulla spiaggia di Tortora, insieme agli amici più cari, quando sente squillare il telefono.

Dall'altro capo c'è una donna: «Fai valige, qui c'è un lavoro che ti aspetta». È una manager conosciuta per caso durante i casting romani, in una pausa caffè, incontrata innanzi al distributore delle bevande. Il giovane quasi se n'era dimenticato. Con il parere contrario di amici e conoscenti, parte subito alla volta di Roma. All'inizio è dura. Gli affitti sono alti e trovare un posto in cui dormire è un'impresa. Ma Biagio si rimbocca le maniche. Lavora quasi tutto il giorno nelle pubbliche relazioni e per arrotondare cerca qualche altra mansione da svolgere. Trova anche il tempo e le forze per iscriversi a un'accademia di arte drammatica, che frequenta con profitto.

Nel giro di pochi mesi, il dorato e controverso mondo dello spettacolo gli tende una mano. Dapprima veste i panni del poliziotto nelle fiction "Romanzo criminale", poi compare in "Rodolfo Valentino - la leggenda" e lavora sul set a fianco di attori come Gabriel Garko e Giuliana De Sio. Successivamente approda a "Edicola Fiore", gomito a gomito con Fiorello, e nel 2016 conosce la notorietà partecipando a una puntata di "Ciao Dawin". Nel gioco de "La macchina del tempo" interpreta la parte di un concorrente un po' tonto e i siparietti con Paolo Bonolis faranno incetta di pubblico e di ascolti. Sul web quegli spezzoni televisivi faranno milioni di visualizzazioni e il telefono comincia a squillare di continuo. Ma è a "Forum" che il giovane calabrese troverà un porto sicuro. La padrona di casa, Barbara Palombelli, lo sceglie come opinionista fisso, forse per quella faccia pulita e quella schiettezza che lo contraddistingue, e l'idillio dura ancora oggi.

«Così sono tornato a vivere»

Reduce dai successi televisivi uno sfiancate tour in diverse piazze italiane, a marzo scorso la carriera di Biagio subisce una battuta d'arresto: «I contratti che avevo firmato per la stagione estiva 2020 sono stati tutti annullati». All'inizio le notizie sulla pandemia sono poche e confuse. Cos'è il Covid? Quando dureranno le restrizioni? Nessuno lo sa e il giovane non può fare altro che chiudersi in casa e aspettare che passi la tempesta. Ma quegli spazi in cui vivere sono troppo stretti e i sogni ancora troppo grandi. «Nei primi giorni - dice - abituarsi all'idea di non poter uscire, di rinunciare alla vita sociale, è stata un duro colpo». La vita di Biagio ha rischiato di annullarsi con la facilità con cui un'onda del mare spazza via un castello di sabbia. «Ma non mi sono dato per vinto - confessa - e ho reagito, ancora una volta, alle avversità della vita». Ha imparato a cucinare come uno chef, ha letto quei libri che erano rimasti chiusi sulle mensole per troppo tempo e ha ripreso a scrivere, come non faceva da tanto «Ho scritto due piccoli cortometraggi che trattano proprio il tema della pandemia». E alle 18, l'appuntamento sui balconi per cantare insieme era diventata una consuetudine irrinunciabile.

Ma occupare il tempo senza impazzire non era la sua unica preoccupazione: «Mio padre, che vive ancora in Calabria, è un soggetto a rischio. Il timore che potesse accadergli qualcosa mi ha tolto il sonno». Il desiderio di tornare a riabbracciare i suoi cari si è fatto sempre più ardente. «Ma non potevo muovermi, chiamavo a casa tre volte al giorno. Quando vivi lontano hai sempre la paura che la tua famiglia possa nasconderti ciò che accade per non farti vivere nell'angoscia». Ma tutto è andato per il meglio: «Per fortuna stanno tutti bene e ad oggi nessuno di loro è stato contagiato dal virus. Non li vedo da tanto tempo, mi mancano tanto, ma oggi posso dire che sono tornato a vivere, sto riacquistando la serenità. Credo, e soprattutto spero, che il peggio sia alle spalle. Sto riprogettando la mia vita e mi è tornato l'entusiasmo che avevo perso».

Calabria, amore senza fine

Nonostante le soddisfazioni e una vita nuova costruita nella Capitale, Biagio continua ad essere legato alla Calabria, a sentirsi parte di quella terra così tanto bella ma al tempo stesso maledetta. «Sono calabrese e sono orgoglioso di esserlo - dice ancora -. Non dimentico da dove arrivo e il mio cuore, in fondo, è rimasto lì, dove ci sono ancora i miei ricordi e i miei affetti più cari. Io non sono stato costretto ad andare via, contrariamente a tanti miei coetanei, l'ho deciso liberamente perché la mia strada era il mondo dello spettacolo. Ma se potessi tornare, lo farei domani mattina. E non escludo, in futuro, la realizzazione di un progetto che mi riporti a casa mia, tra la mia gente. La Calabria è dannatamente bella, ma ha bisogno di persone che le vogliano davvero bene».

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