INCHIESTA 'PERSEFONE': LA PROCURA DI VIBO CHIEDE IL RINVIO A GIUDIZIO PER 11 INDAGATI

L'accusa contestata è di bancarotta fraudolenta; le indagini vertono sul fallimento della società mista pubblico-privata Proserpina. Tra gli indagati anche il segretario provinciale del PD
25 luglio 2014
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VIBO VALENTIA - La Procura della Repubblica di Vibo Valentia ha chiesto il rinvio a giudizio di 11 persone accusate di bancarotta fraudolenta dopo il fallimento della società mista pubblico-privata Proserpina che si occupava della raccolta dei rifiuti. Tra loro figura l'attuale segretario provinciale del Pd, Michelangelo Mirabello, indagato in qualità di componente del Consiglio di amministrazione della società.

 


 

 

Gli indagati e le accuse - Il pm titolare del procedimento, Alessandro Pesce, ha inoltrato richiesta di rinvio a giudizio anche per Francesco Pantano e Ciro Orsi, ex amministratori della società; Domenico Naso, Giuseppe Betrò, Giandomenico Pata, Giuseppe Ceravolo, Michelangelo Petrolo, Domenico Scuglia, Gino Citton e Marcella De Vita. La Procura ha invece archiviato le posizioni dell'avvocato Giovanni Vecchio, liquidatore della "Proserpina", e di Natalina Cricelli, socia privata di maggioranza della stessa.

 

 

 

L'operazione della Guardia di Finanza - Secondo quanto ipotizzato dagli investigatori delle Fiamme Gialle, gli indagati avrebbero manomesso i bilanci della Proserpina Spa, nata nel 2000, con un passivo di quasi dieci milioni di euro, al fine di evitare la liquidazione. Inoltre l'azienda, tramite la falsificazione dei registri contabili, avrebbe ottenuto finanziamenti pubblici dal Commissario per l'emergenza rifiuti in Calabria. Una parte delle risorse ottenute, secondo l'accusa, sarebbe stata trasferita in altre società costituite dagli stessi soci privati della Proserpina. 

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