Covid in Calabria, i Democratici e riformisti: «Uscire dalla zona rossa entro 15 giorni»

Chiedono a Speranza e Spirlì di agire in fretta. E sul commissariamento: «La nostra regione deve essere risarcita dal torto e dal danno subito per aver mantenuto il generale Cotticelli»

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di Redazione
11 novembre 2020
18:11

«È ovvio che se le misure decise dal Governo non saranno fatte proprie dalla popolazione abbiamo solo inventato uno slogan perché, allo stato, la diffusione del coronavirus, come dimostra, per paradosso e loro disgraziata ventura, il numero di negazionisti infettati, è controllabile solo con il distanziamento e le mascherine. Ma detto questo ci pare che il ministro Speranza e tale Spirlì (che appare più adatto al ruolo di un turista per caso ma per una tragica circostanza svolge le funzioni di presidente della Giunta Regionale) debbano agire in fretta». È quanto affermano in una nota stampa i Democratici e riformisti evidenziando che « Tale imperativo categorico incombe soprattutto sul ministro Speranza per le competenze e il potere esecutivo che ha nelle sue mani, anche e prima di tutto per risarcire la Calabria, dal torto e dal danno subito per aver mantenuto, quale commissario, ilgGenerale Cotticelli (la cui inadeguatezza è apparsa clamorosamente nell’intervista di Rai 3 ma soprattutto in quella rilasciata a Giletti sulla 7)».

 


«Quindi Speranza - si legge nella nota - ha l’obbligo di impegnare il commissario e deve attivare le Asp per:

  1. Eseguire il tracciamento facendo funzionare i centralini, raccogliendo i tamponi e autorizzando tutti i laboratori pubblici operativi alla loro lavorazione in modo da avere le risposte necessarie in tempi brevissimi;
  2. Attivare immediatamente tutte le Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) che sono state già approvate ma non sono operative, affidandone la guida a medici di opportuna esperienza;
  3. Assumere il personale necessario utilizzando prima i concorsi già espletati anche fuori dei termini di validità, anche con rapporti di lavoro a tempo determinato di almeno un anno;
  4. Attivare i presidi territoriali immediatamente realizzabili;
  5. Attivare i reparti Covid utilizzando anche l’esercito laddove le forme ordinarie non siano sufficienti».

 

«Tutto ciò - fanno presente - è indispensabile per far ripartire gli ambulatori e soprattutto per scongiurare che la necessaria azione di contrasto alla pandemia non sia da ostacolo alla presa in carico e alla cura di altri malati, o di quelli già presenti nelle strutture sanitarie, con patologie diverse, spesso gravi o gravissime ad alto rischio di mortalità.

È giunto il momento in cui tutti, in primis il Governo e la struttura commissariale rispondano con azioni concrete e convincenti in grado di giustificare l’accentramento dei poteri e le scelte e le politiche sanitarie future, avendo come stella polare l’approntamento di un sistema sanitario efficiente e moderno da riconsegnare alla legittima gestione dei cittadini calabresi in tempi stretti». 

 

E ancora: «La stessa struttura a disposizione del commissario - si evidenzia - deve rispondere a criteri di efficienza e professionalità e deve avere la consapevolezza dello scopo per cui è stata realizzata. Ovviamente abbiamo dissentito sulla permanenza di Cotticelli, e, purtroppo, ci pare che il nuovo commissario ha, in un recente passato, parlato molto a sproposito, anche per questo riteniamo che debba dimostrare, nella immediatezza e con i fatti, di meritare la fiducia che il Governo gli ha conferito e soprattutto quella dei calabresi.

Un’ultima considerazione: è cieco chi non vede che soffiare sul fuoco dei legittimi interessi di alcune categorie, pretendendo un indebolimento (non giustificato) delle misure di prevenzione, rischia di essere inteso come una tana libera tutti, che potrebbe determinare un numero di decessi elevato e invece evitatabile».

 

«Per questo - concludono - chiediamo a tutti di lavorare onde costruire le condizioni per il superamento, nella nostra regione, della zona rossa e della stessa stagione commissariale, assumendosi, ciascuno per parte sua, in pieno le responsabilità a cui chiamato, sperando che il Paese non conosca nuovamente la tragica esperienza del marzo scorso che ci ha condotto al lockdown totale».

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