Il centrodestra teme la marginalità rispetto al renzismo

Le antenne dei calabresi sono ben sintonizzate su quanto sta avvenendo a Roma. Lo scontro in atto potrebbe influenzare, e non poco, le mosse di Gentile e degli altri
di Riccardo Tripepi
18 ottobre 2015
03:54

 Centrodestra in grande fermento. Il rischio di diventare marginali davanti allo strapotere renzista agita le notti di tutti i partiti dell’opposizione che si stanno spaccando al loro interno.
La lacerazione più evidente è scoppiata all’interno del Nuovo centrodestra. Uno scontro senza tregua tra chi vuol proseguire fino alla fine l’esperienza di governo accanto al premier e chi vuole interromperla subito per evitare di snaturare il ruolo del partito. Uno scontro senza quartiere che di fatto ha già provocato molti abbandoni, alcuni dei quali molto dolorosi, come quello dell’ormai ex coordinatore nazionale Gaetano Quagliariello.
Il rischio implosione è presente a tutti i maggiorenti del partito e ieri proprio Maurizio Sacconi, ex ministro del Lavoro e delle Politiche sociali del governo Berlusconi, è intervenuto per tentare di riportare tutti a più miti consigli. Sacconi, di fatto, ha indicato una terza via: rimanere ancora al governo per le prossime riforme, ma staccare la spina prima del referendum del prossimo autunno. Su questa proposta adesso lavoreranno i diplomatici per tentare di salvare il salvabile, anche perché continuando di questo passo i prossimi appuntamenti elettorali di natura amministrativa potrebbero trasformarsi in un vero e proprio incubo per Ncd. Ci sarà adesso da convincere il ministro dell’Interno e leader del partito Angelino Alfano che sarà chiamato ad ammorbidire la linea del “chi non ci sta vada pure via” che di fatto ha scatenato un’emorragia senza fine.
Le antenne dei calabresi sono ben sintonizzate su quanto sta avvenendo a Roma. Lo scontro in atto potrebbe influenzare, e non poco, le mosse di Gentile e degli altri. La proposta formulata da Sacconi avrebbe suggerito maggiore prudenza anche a Nico D’Ascola che sembrava già essere con un piede fuori dal partito dopo la scelta di Quagliariello. L’avvocato reggino ha sempre avuto un rapporto privilegiato con il coordinatore nazionale degli alfaniani e sembrava scontato che lo seguisse. Adesso, però, la partita si complica. Rimanere al governo per un altro periodo prima di uscirne, magari dettando i tempi, potrebbe essere un modo utile per salvare capra e cavoli. Con l’opportunità per lo stesso D’Ascola di centrare l’agognata presidenza della Commissione Giustizia. Anche i ragionamenti di Gentile non sono molto diversi. Per rimanere si potrebbe pensare di nuovo all’incarico di sottosegretario. Gentile, però, si tiene ben distante da Alfano e, nell’ultimo periodo, sta avendo contatti con tutti: documentati sia quelli con Forza Italia che con i fuoriusciti di Denis Verdini.
Un momento cruciale per i destini dei senatori calabresi di Ncd potrebbe essere segnato dal momento, che si avvicina a rapidi passi, in cui palazzo Madama sarà chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di arresto per il reggino Giovanni Bilardi. Ci si aspetta lo stesso trattamento avuto da Azzollini. In caso di voto favorevole, invece, una presa di posizione dei senatori calabresi pare più che una semplice possibilità.
 

Giornalista
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