«Nel Pd di Renzi non ci stiamo più»: tre dirigenti lasciano il partito

Succede a Casali del Manco, nel Cosentino. Alla base della decisione: la scelta dei candidati
di Redazione
30 gennaio 2018
11:55

«Nel Pd di Renzi non ci stiamo più». A Casali del Manco, nel Cosentino, tre dirigenti del Pd, Francesco Pezzi, Andrea Bonanno e Mattia Pezzi abbandonano il partito. Una scelta, dicono, "maturata e sofferta". Il motivo scatenante è stata la scelta dei candidati.

 «Non ascoltato il territorio»

«Erano ormai diversi anni - spiegano - che il Partito non ascoltava più la base, i territori, le esigenze dei vari circoli. Renzi ha dato il colpo di grazia ad un Partito che era gia' debole, squinternato. L'ultima direzione di qualche giorno fa ha fatto capire come fosse avvenuta la mutazione di orientamenti. E' venuto meno quel principio democratico e di collegialità nelle scelte che era la base fondante del Partito da quando è nato. Le liste composte perlopiù da gente fedele al capo - scrivono in un comunicato - non hanno rispettato nessuna altra componente, ne' di maggioranza ne' di minoranza come quelle di Martina, Franceschini, Orfini, Orlando ed Emiliano. Il Pd si è avvicinato per modus operandi a Forza Italia, li' c’è Berlusconi che decide tutto, qui c’è Renzi. Non ha più nulla di democratico. Non è stata una scelta facile compiere questo passo, ma era l'unico modo per farci sentire.


 

«Giovani abbandonati dal Pd»

Noi giovani siamo stati abbandonati dal Pd, in campo nazionale non c’è un Under 30, e chi dei giovani over 30 e' stato messo nei listini non verrà mai eletto. Il Pd non ha dato nessuna attenzione alle esigenze di noi giovani, non ci ha ascoltato. Persino il segretario nazionale dei Giovani Democratici - dicono - Mattia Zunino ha criticato fortemente la scelta delle liste che hanno escluso la presenza di giovani dem. Renzi andava frenato prima, hanno sbagliato tutte le componenti a lasciargli troppa mano libera. Franceschini, Orfini, Martina si sono ritrovati con un pungo di mosche e Renzi ha deciso tutto lui nella composizione delle liste. Questo perché ha capito che dopo il 4 marzo sarà ancora più debole e pertanto ha schierato una squadra enorme di difensori fedeli al capo che lo dovranno difendere quando sarà il momento».

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