L’intervista

Pd acciaccato, Irto: «Il vero test saranno le Europee. Il fronte largo va costruito in Parlamento non a tavolino»

Il senatore calabrese torna sui risultati delle recenti elezioni amministrative che hanno visto il centrodestra vincere a mani basse. Sul nuovo segretario: «Schlein è in carica da pochi mesi, serve tempo». L’alleanza con il M5s: «È possibile se si vota insieme provvedimenti utili agli italiani»

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di Marcella Mastrobuono
6 giugno 2023
11:30
Nicola Irto
Nicola Irto

Si dice che ci siano due tradizioni ai ballottaggi delle elezioni amministrative, quando si sfidano i due candidati che hanno ottenuto più voti al primo turno. Una è che la coalizione che in quel momento governa il Paese venga punita alle urne, ma forse era troppo presto per il centrodestra a guida Meloni, forse è ancora tempo di luna di miele. L’altra è che i ballottaggi premino il centrosinistra. Facile capire perché, per chi va spesso al voto diviso nelle innumerevoli proposte di scissioni e liste civiche. Al ballottaggio i voti dispersi in mille rivoli convergono inevitabilmente sul candidato che è riuscito a superare il primo turno. Ma stavolta il Pd le ha bucate entrambe.

L’unica città in cui ha vinto il Partito Democratico, insieme ad Azione, Italia Viva e Alleanza Verdi-Sinistra, è Vicenza. La coalizione di centrodestra ha vinto i ballottaggi in cinque capoluoghi di provincia sui sette. E al primo turno il centrosinistra si era portato a casa un magro due a quattro.


Una vittoria netta per il centrodestra. Debacle totale per il Partito Democratico, ma non c’è stato da ridere neanche in casa Cinquestelle e in quel che resta del Terzo Polo.
«È stata certamente una vittoria della destra, che è una coalizione coesa e definita» deve riconoscere anche Nicola Irto, senatore cosentino del Pd, come aveva già fatto il nuovo segretario del partito Elly Schlein «Il centrosinistra e il Pd devono trovare la dimensione di una coalizione ampia. Il Pd esce primo partito in tutta Italia, ma non basta. Serve una coalizione larga per battere la destra e su questo saremo già impegnati nelle prossime settimane con la direzione nazionale».

È partita, dunque, la rituale analisi della sconfitta, che anche questa volta sembra ruotare intorno ad una costante: un nuovo segretario.
«La segretaria Schlein si è insediata da soli due mesi, abbiamo bisogno del tempo di riorganizzare il PD nei territori - dice Irto -. Serve fare una riflessione, serve del tempo. La partita vera sarà alle europee tra un anno, è lì che questo nuovo gruppo dirigente si misurerà. Per noi il tema è questo: siamo ripartiti adesso, con una nuova segreteria nazionale, bisogna avere il tempo di ricostruire attorno a questa nuova proposta un nuovo protagonismo del Partito Democratico nei territori. Il termometro saranno le europee perché è il tempo giusto per valutare l’impatto del nuovo gruppo dirigente. Ora continuiamo l’opera di rigenerazione del partito».

Non sparate sul segretario, anche se sembra che molti malumori si siano sollevati nelle stanze dei piani alti perché Schlein parlerebbe poco al partito e preferirebbe rifugiarsi nel suo cerchio magico (ribattezzato da qualcuno “tortellino magico”, per definire i confini regionali in cui si muoverebbero i consiglieri del nuovo segretario). Irto minimizza.
«Ma no, c’è dialettica, come è normale che sia. Siamo un grande partito e al suo interno c’è pluralità, che è la vera forza del partito democratico. È un partito che ha luoghi di discussione, dove ci si può confrontare. Ora ci serve fare un’analisi, non ci serve né la protesta, né andare a cercare eventuali colpevoli».

E non serve, secondo il senatore calabrese, neanche leggere in ottica nazionale i risultati delle elezioni amministrative.
«Ogni elezione si può leggere come si vuole, ma il voto va spacchettato e analizzato ad ogni tornata elettorale - sostiene Irto-. È un voto amministrativo, ha anche dinamiche territoriali. Poi, certo, è da lì che bisogna ripartire, dai territori. Riaprendo i circoli, tornando a parlare con i cittadini invece di chiudersi nelle stanze del potere. Oggi per opporsi alla destra tutte le opposizioni devono trovare un terreno comune in parlamento su alcuni temi fondamentali e penso a sanità pubblica e salario minimo, per esempio».

Che ci siano venti di alleanza?
«Le condizioni per un’alleanza si possono trovare sul terreno parlamentare, con il Movimento 5 Stelle e tutte le opposizioni. È lì che si può creare una coalizione larga. Io sono convinto che se avremo tutti la volontà di votare provvedimenti utili agli italiani, una coalizione larga e forte contro il centrodestra si può trovare».

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