La decisione

Discarica nell’area dell’ex Pertusola di Crotone, no del ministero: «I rifiuti vanno portati fuori dalla Calabria»

VIDEO | Secca bocciatura per la proposta di Eni Rewind di smaltire i rifiuti all’interno del sito industriale dismesso. Il sindaco Voce: «Iniziassero a portare via quelli più pericolosi e a iniziare ad attuare la bonifica»

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di Procolo Guida
10 febbraio 2023
13:00

Era certamente una giornata importante, quella di ieri, per Crotone. Importante ma non decisiva per l’attesa ultraventennale di una vera bonifica dei siti ex industriali che insistono su di uno tratti di costa più belli della fascia ionica. Si è infatti tenuta da remoto la Conferenza dei servizi istruttoria che era stata convocata dal ministero dell’Ambiente. Oggetto dell’incontro la richiesta di variante presentata da Eni che vorrebbe, appunto, realizzare una discarica per rifiuti per poi tombarli nello stesso sito dove per più di 70 anni Pertusola ha rilasciato scorie di ogni genere. Ricordiamo che il Piano operativo di bonifica fase 2, approvato da tutti gli organi di controllo, aveva predisposto che tutte le scorie dovessero necessariamente andare fuori dalla regione Calabria.

La Pertusola

«I momenti di tensione sono emersi quando abbiamo chiesto che Eni mostrasse almeno buona volontà – ci ha raccontato il Sindaco Enzo Voce al termine dell’incontro - la quantità dei veleni più pericolosi non è così importante come raccontano; iniziassero almeno a portare via quelli più pericolosi ed ad iniziare ad attuare la bonifica anziché insistere sull’impossibilità di trasferire le centinaia di tonnellate di materiali tenorm con matrice di amianto».


Eni Rewind era arrivata al tavolo con la proposta di costruire all’interno del sito ex Pertusola una discarica di scopo (definita dal sindaco monstre) di 200.000 metri cubi, che avrebbe però la capacità di ospitare 350.000 tonnellate di veleni. A parere del sindaco Voce, i veleni da smaltire (anche proprio relativamente al tenorm con matrice d’amianto) sono poco più di 50.000 tonnellate. Per questo il risultato della Conferenza dei servizi non era affatto scontato. Non c’era solo il sindaco Voce ad esprimere contrarietà, ma il no al progetto era stato preannunciato e poi ribadito anche da Provincia e Regione, assieme agli enti di controllo tra i quali Arpacal ed Ispra, oltre che dalla Soprintendenza che ha rammentato come quel sito sia anche di interesse archeologico.

Alla fine il ministero ha sancito il no netto alla proposta di Eni Rewind di smaltire i rifiuti all’interno dell’ex “Pertusola sud” e magari creare altre collinette come quella, oramai famigerata, che l’ex sindaco Senatore ha permesso che passasse alla storia come “Passeggiata degli innamorati”. Quel milione di tonnellate di rifiuti, derivanti dalle attività industriali a Crotone, così come prevede il Provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur) e come, soprattutto, sancito nella Conferenza dei servizi decisoria del 24 ottobre 2019, dovrà essere trasportato fuori dal territorio calabrese.

Peso decisivo lo ha certamente avuto la circostanza che il via libera al progetto dell’Eni, avrebbe anche dovuto avviare una variante al Piano regolatore generale del comune pitagorico, dando così il via libera al cambio di destinazione d’uso incompatibile con il vincolo imposto dal Paur e lo stesso sindaco ha anche evidenziato che ci sono altre e «diverse criticità che saranno oggetto di una approfondita relazione tecnica che sarà allegata al verbale che redigerà il ministero dell’Ambiente». 

Così come ha tenuto a sottolineare che un ruolo ed un aiuto è arrivato anche dalle interrogazioni parlamentari presentate nei giorni scorsi da Nicola Irto e Nico Stumpo del Pd, e da Anna Laura Orrico del Movimento 5 stelle, nonché quella presentata dal consigliere regionale Ernesto Alecci, sempre Pd. E se sia Consiglio Comunale che Provinciale di Crotone hanno permesso ai loro rappresentanti di arrivare all’appuntamento con distinti documenti approvati all’unanimità, è altrettanto vero che il diritto dei crotonesi, alla salute innanzitutto, ed a quello di vedersi restituire un’area vastissima di costa del proprio territorio, non può e non deve attendere altri 25 anni.

 

 

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