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Autonomia differenziata, a Lamezia Terme convegno su luci e ombre del ddl Calderoli

L'incontro è stato organizzato dall’associazione apartitica Ande e ha visto la partecipazione di docenti universitari e del presidente di Unindustria Calabria Aldo Ferrara

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di Sonia  Rocca
6 maggio 2024
20:24

Il disegno di legge sull’Autonomia differenziata, il cui iter parlamentare sta proseguendo alla Camera in sede referente, è oggetto di confronti e dibattiti che in tutto il sud Italia si stanno svolgendo a ritmo serrato. E sempre più spesso trasversalmente. Come nel caso del convegno “Luci ed Ombre dell’autonomia differenziata” che nei giorni scorsi l’associazione apartitica Ande, associazione nazionale donne elettrici, ha organizzato a Lamezia Terme e che ha visto il confronto, a tratti acceso, di esponenti del mondo accademico come la professoressa Annarita Trotta, ordinaria di Economia finanziaria all’Università Magna Grecia di Catanzaro, Alessandro Mazzitelli, prof di Diritto pubblico all’Unical, nonché Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria.

L’occasione è stata fornita dal libro il cui titolo evoca già un taglio alle risorse ed alle possibilità di sviluppo di un Mezzogiorno d’Italia, destinato a non chiudere mai i conti con la questione sempre aperta, quella meridionale appunto: “34% - La storia di una legge per il Sud. La questione meridionale a Bruxelles” di Rossella Cerra e Roberto Longo. Il convegno è stato introdotto dalla presidente Ande Lamezia Mariannina Scaramuzzino, moderato dalla vicepresidente Silvia Gulisano alla presenza della presidente nazionale Marisa Fagà, politica catanzarese di lungo corso.


Dal confronto quindi sono emerse pochissime luci e tante ombre, così come ha evidenziato Aldo Ferrara che, in particolare, ha fatto emergere molti dubbi sulla questione Lep, i cosiddetti livelli essenziali delle prestazioni che la legge dovrebbe individuare e garantire. «Stiamo cercando di capire bene – ha detto infatti Ferrara - con l'autocritica che serve e che tutti dobbiamo fare», riferendosi al mancato sviluppo delle regioni del Sud che oggi potrebbero essere penalizzate se dovesse passare l’Autonomia differenziata. Del resto anche il discorso della spesa delle risorse comunitarie nate per supportare le esigenze delle regioni più svantaggiate come la Calabria ormai stanno riguardando anche il nord Italia. È il caso per esempio dei Fondi per la politica di coesione 2021/2027 il cui 9% riguarderà per la prima volta le regioni più sviluppate del Nord.

Come sarà declinata dunque l'Autonomia differenziata? Ci sarà una perequazione per esempio sul fronte delle infrastrutture? Rossella Cerra ha spiegato il senso della clausola del 34% della legge 18/2017 che,  prevede ,la ripartizione dei fondi dello Stato in conto capitale, proporzionalmente al numero degli abitanti del Sud e non sulla base delle reali esigenze sociali delle regioni più svantaggiate. «Con l’Autonomia differenziata - ha detto Cerra – la situazione, come evidenzia anche l’ultimo rapporto Svimez, è destinata a peggiorare». Per Roberto Longo che ha condiviso con Cerra la stesura di questo testo «si deve partire dal 1860 da Garibaldi alla spedizione dei Mille, dalle espoliazioni definitive delle ricchezze del Sud. Con la Repubblica – ha aggiunto – abbiamo proseguito con le disparità già con il piano Marshall che non riconobbe i bombardamenti anche sulle città del Sud». La professoressa Trotta ha spiegato che sulla questione dell’Autonomia differenziata ci sarebbero state, in sede di audizione alla Camera, anche le perplessità di Banca d’Italia «in particolare sui profili problematici, su efficienza economica, sui diritti sociali che “costano” di più. Si tratta di un testo oscuro ed anticostituzionale che pone il problema di un nuovo umanesimo finanziario». A forte rischio ci sarebbero dunque i diritti e la giustizia sociale in un contesto economico già fragile dove le nuove povertà sembrano non essere all’ordine del giorno delle agende di nessun Governo. Mentre appare evidente che se non si interviene in questo senso le economie degli Stai membri, a partire dall’Italia, sono sempre più a rischio. E ciò semplicemente basandosi sul discorso del potere d’acquisto, della curva della domanda legata ai salari oramai fermi a diversi anni fa. Sempre sui Lep si è soffermato il prof Alessandro Mazzitelli che comunque è partito con l’esame dell’arti 116 della Costituzione 3 comma ed evidenzia un paradosso: «Abbiamo un Governo super accentrato che vuole le autonomie diffuse. Rileviamo – ha aggiunto - profili di incostituzionalità perché la legge normalmente è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta sulla base di una preventiva intesa tra lo Stato e la Regione interessata. Adesso invece stanno facendo direttamente una legge di principio generale quando non era necessario». Ed al di là dei tecnicismi giurisprudenziali anche Mazzitelli ha posto la questione dei diritti sociali a rischio. Infine, i saluti e le conclusioni di Marisa Fagà: «Troppi silenzi – ha sottolineato la presidente Ande – su un tema così importante che sta passando sulle nostre teste senza consapevolezza e senza protesta. Dobbiamo attivare la cittadinanza attiva e prenderci le nostre responsabilità. Noi di Ande siamo formiche operaie della politica dall'anima etica e culturale per risvegliare le coscienze di tutti». 

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