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Autonomia differenziata, Giannola (Svimez) a Reggio: «Una trappola nella quale è caduta anche Meloni»

VIDEO | Il ddl Calderoli al centro dell'iniziativa promossa da Noi Moderati alla presenza del leader nazionale Maurizio Lupi, secondo il quale «non può esserci un’Italia a due velocità». L'allarme di Foti: «Disegno di legge in contrasto col premierato»

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di Claudio Labate
17 maggio 2024
19:06

«Il dibattito c'è, è sempre acceso, ma secondo noi non si è ancora capito di cosa si sta parlando. Cioè il disegno di legge Calderoli è una trappola ben congegnata nella quale pare sia caduta anche la stessa presidente del Consiglio che non ha capito qual è la meccanica di questo disegno di legge». 
Parole e musica di Adriano Giannola, presidente di Svimez, pronunciate nella Sala dei Sindaci di Palazzo San Giorgio a Reggio Calabria, in occasione del convegno “Ultima chiamata per il Sud, tra centralismo e autonomia - un Mezzogiorno fondamentale per la crescita del Paese”, organizzato da Noi Moderati e promosso da Nino Foti, responsabile per il Mezzogiorno del Partito.

All’iniziativa, moderata dal vicedirettore del Tg2 Fabrizio Frullani, hanno preso parte anche il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, Pietro Massimo Busetta, professore ordinario di statistica economica all’Università di Palermo, Ornella Cuzzupi, segretario generale Ugl Scuola, Giuseppe Galati, vicepresidente di Noi Moderati, e Riccardo Rosa, candidato alle elezioni europee per Noi Moderati.


Giannola: «Siamo in una fase schizofrenica»

Per Giannola il disegno di legge Calderoli semplicemente descrive un percorso per arrivare ad approvare o meno l'avvio di queste famose “intese”. «Ora, questo percorso è un percorso ribaltato rispetto a quello che la Costituzione vorrebbe e – ha aggiunto il numero uno di Svimez - ha delle conseguenze chiarissime, costituzionalizza la spesa storica cioè esattamente l'opposto di quello che la legge Calderoli del 2009 per l'attuazione del federalismo fiscale prevedeva come obiettivo fondamentale, e cioè di superare il criterio della spesa storica».

La seconda conseguenze per Giannola è che ci saranno alcune funzioni che verranno rapidamente delegate alle Regioni che le chiedono. «E questa cosa mette in moto un altro processo e cioè che le Regioni che ricevono queste competenze, se sono razionali, costituiranno una macro regione come prevede la Costituzione. Quindi siamo di fronte alla vigilia di un sistema Italia in cui ci sarà un Nord, il famoso grande Nord, con la spesa storica, e un Sud che magari reagisce coi neoborbonici, chiamiamoli così, che praticamente spaccherà il sistema da un punto di vista logico funzionale. E questa è una grande illusione del Nord, di riuscire a salvarsi rispetto alla sua stessa crisi. E quella del Sud di avere un ruolo autonomo senza rendersi conto che se l'Italia va in questa direzione sta facendo esattamente l'opposto di quello per cui l’Unione Europea ci dà duecento miliardi per fare il Pnrr che come condizionalità ha la riduzione dei divari e l'aumento della coesione sociale». 

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Una «fase schizofrenica» la definisce Giannola, di cui la gente non discute e «la cosa più impressionante – ha aggiunto il presidente Svimez - è che i responsabili politici non se ne rendano conto o non lo dicano. Quindi c'è una grande responsabilità istituzionale e anche dei mass media che parlano di tutto ma non delle cose meccanicamente in moto, che sono lì lì per chiudere il loro processo attuativo».

Lupi: «Non può esserci un’Italia a due velocità»

L’incontro fa parte di un più generale tour elettorale del leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, secondo cui le prossime elezioni europee saranno fondamentali per il futuro non solo dell'Europa, ma innanzitutto dell'Italia, «perché abbiamo compreso che non ci si salva da soli – afferma Lupi -. E l'altra cosa che abbiamo compreso è che non può esserci un'Italia a due velocità. Lo abbiamo capito durante il Covid rispetto alle grandi sfide che sta attraversando il nostro Paese, penso dalla crisi demografica alla transizione ecologica a quella digitale. Per questo abbiamo bisogno non di un Sud diverso dal Nord, ma di un'Italia che cammini e costruisca il proprio futuro alla stessa velocità».

Insomma, l'Autonomia differenziata può essere un'opportunità o l'ennesimo elemento che aumenta le distanze. «Per essere un'opportunità, ed è questo il contributo di Noi moderati, bisogna garantire che le risorse possano essere distribuite in maniera equa, che i livelli essenziali di prestazioni possano essere garantiti a tutti i cittadini, e bisogna investire - questa la proposta che noi facciamo - ancora di più nel Sud, nelle infrastrutture, ma non solo quelle materiali ma quelle digitali». 

Noi Moderati, per queste Europee, presenta la propria lista insieme a Forza Italia sotto il nome del Partito Popolare Europeo. «Noi crediamo che il compito dei moderati sia un compito di grande responsabilità. Mi sembra che anche i sondaggi, e il vento, dicano che la proposta moderata torni ad essere di grande attualità e anche ben voluta e apprezzata dai cittadini perché in momenti difficili come questi c'è bisogno di ritornare alla serietà, alla responsabilità, alla concretezza. Grandi valori che ci hanno sempre contraddistinto. Credo che noi possiamo fare tanto e possiamo anche verificare che questa Autonomia differenziata sia effettivamente un'opportunità vera di cambiamento per il Paese».

Foti: «Con l’Autonomia a rischio il Premierato»

«Noi il titolo “Ultima chiamata per il sud tra centralismo e autonomia differenziata” l'abbiamo fatto per testimoniare come Noi Moderati è presente nelle tematiche del Mezzogiorno che riguardano un po' tutto: dalle infrastrutture a tutto quello che purtroppo non è stato fatto, ma naturalmente l'Autonomia differenziata rappresenta un punto fondamentale che per molti aspetti potrebbe anche andare in contrasto con il premierato che sta per essere approvato in prima lettura al Senato». Nino Foti spiega come l'iniziativa nasce proprio dal desiderio di testimoniare, anche come partito, l'attenzione per il Mezzogiorno perché, anche oggi, con le nuove iniziative, soprattutto con la Zes e con il Pnrr, non si può perdere questo treno per lo sviluppo, «perché in questo momento il Paese è ancora diviso in due, quindi siamo certi che in prospettiva 2026 questo possa contribuire ad aumentare lo sviluppo ma soprattutto l'occupazione, l'occupazione femminile e l'occupazione giovanile che sono quelle che stanno più a cuore a Noi Moderati».

Foti ricorda che al momento il provvedimento è stato approvato al Senato e che è stato calendarizzato per giovedì prossimo alla Camera. «Noi ci auguriamo che almeno fino alle elezioni non si tratti l'argomento, ma è stato già approvato in Commissione Affari costituzionali alla Camera, ed è un provvedimento un po' ambiguo soprattutto per gli interessi del Mezzogiorno, perché si concentra tutto su un articolo. L'articolo quattro, cioè il primo comma parla dei famosi Lep, quei famosi livelli essenziali delle prestazioni che non possono essere finanziati a causa della mancanza di risorse nella bilancia nazionale. Il secondo comma invece dice che in attesa che si facciano questi Lep, che come sapete hanno un costo superiore ai cento miliardi di euro, su tutte le altre materie si possono siglare le intese». 

Ma cosa si intende per intese? «È una sorta di legge rafforzata, inemendabile, immodificabile, che assume anche una forza di legge che non è soggetta al referendum, per cui tutte le materie cosiddette non residue ma che sono disciplinate da Stato e Regioni passerebbero alle Regioni. Ma non sono poche queste materie. Nell’articolo in questione dice “le rimanenti”, ma sono un'infinità, e necessitano sul piano fiscale di essere, come dire, riempite non solo di contenuti ma anche di finanza che viene sottratta allo Stato. In questo senso potrebbe andare in contrasto con il premierato».

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