Forse è il primo statuto approvato malgrado gli "approvanti". O nonostante gli approvanti. Di certo in pochissimi tra quanti compongono l'assemblea regionale del Pd si sono resi conto, il 31 maggio, di aver approvato uno statuto che un paio di grosse novità le contiene al proprio interno. Per il partito e per chi ci gira attorno.
È l'adunata "sovietica" che consegna e ratifica Irto a capo della segreteria dopo aver gareggiato in splendida solitudine. L'assemblea diventa sala notarile tra perifrasi di circostanza e sbadigli tardo primaverili. Ma pochissimi si accorgono che c'è una piccola grande rivoluzione dentro lo statuto regionale.
La prima novità è destinata a segnare non poco il percorso verso l'individuazione del candidato a presidente di Regione per il centronistra: le primarie. Non più e non solo come paradigma culturale e spesso solo simbolico per il Pd. Stavolta la cosa è più seria. La gara preliminare diventa elemento costitutivo dello statuto di partito. Indirizzo politico e individuazione di candidature elettive importanti «aperte a tutti gli iscritti del partito».


Difficile a questo punto farne a meno e ancor più complesso farle, le primarie, non tenendo conto del quadro allargato in ambito di coalizione. Per Reggio, tanto per dire, ma soprattutto per la Cittadella la strada sembra segnata ormai verso la competizione preliminare che dovrà indicare il candidato.

Altra nota non da poco contenuta nello statuto "esoterico" del 31 maggio un vincolo che viene meno. O una deroga che non è più necessario chiedere. Riguarda il terzo mandato per i consiglieri regionali. Non è ricandidabile «chi ha ricoperto la carica per 3 mandati pieni». Ergo, per 2 e un quarto invece di mandati con tragedia Santelli in mezzo, si può procedere. Non vengono conteggiati come 3 mandati pieni. Ogni riferimento a Mimmo Bevacqua vale quanto pesa. Se lo riterrà, e se ne avrà voglia, non dovrà chiedere nessuna deroga per riaccomodarsi a Palazzo Campanella.