Sarà una bella gatta da pelare per il presidente del consiglio regionale Filippo Mancuso, la gestione della legge regionale che istituisce l’azienda ospedaliera universitaria di Cosenza. Il problema non è solo giuridico, anche se l’ufficio legislativo della Regione ha dato parere sfavorevole alla norma che rischia di essere incostituzionale. E se è vero che tanti atenei sono nati in Italia in attesa del decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in Calabria l’altro problema è che siamo commissariati. La legge quindi sembra andare oltre le competenze del consiglio regionale.

Al di là di questo, però, il vero nodo è tutto politico. La spaccatura, però, non segue la tradizionale linea centrodestra-centrosinistra bensì quella Catanzaro-Cosenza. Già subito dopo l’approvazione della proposta di legge, avvenuta in tutta fretta in Terza commissione, il consigliere forzista Antonello Talerico ha detto che non avrebbe mai votato una legge che non produce alcun effetto e rischia di essere incostituzionale.

Ieri in consiglio comunale a Catanzaro i consiglieri Vincenzo Capellupo, Francesco Scarpino e Raffaele Serò, con tre note distinte, hanno bollato come «illegittima» la proposta, lanciando un appello proprio a Mancuso e a tutti i consiglieri regionali catanzaresi, soprattutto quelli di centrodestra, a non votare la legge. In particolare è stato Capellupo ad andare giù pesante contro il centrodestra catanzarese accusandolo di «silenzio e complicità» e invitandolo a non far passare la legge. In caso contrario - sostengono i tre - la città capoluogo dovrebbe mobilitarsi per difendere le sue prerogative e, nel caso, impugnare la legge dinanzi agli organi competenti.

Anche l’ex consigliere regionale del Pd Francesco Pitaro ha invitato Occhiuto «a bloccare quello che rischia di diventare un grave vulnus per la sanità calabrese». «Mentre balza agli occhi che sulla sanità si continua, a recitare a soggetto, improvvisando o revisionando innumerevoli volte leggi già approvate e di cui si stenta a vedere le utilità pubbliche, colpisce l’assenza di una visione politica d’insieme, che induce il Commissario e la Regione a compiere scelte discriminatorie che, da quattro anni a questa parte, penalizzano Catanzaro e l’area centrale della Calabria, indebolendone progressivamente, a dispetto delle storiche inclinazioni allo sviluppo della buona sanità e della ricerca scientifica del territorio, i punti di forza materiali e immateriali, ampliando la confusione sulle infrastrutture e generando nei cittadini scontento e sfiducia. Almeno per una volta, dunque, il commissario-presidente Occhiuto si metta di traverso alla sua maggioranza per fermare il provvedimento legislativo dell’Aou di Cosenza che, qualora venisse perfezionato, confermerebbe il piglio avventuriero della Regione dinanzi all’impianto costituzionale e l’attitudine ad avere calabresi di serie A e calabresi di serie B».

Ovviamente non si tratta di semplice campanilismo. L’istituzione della facoltà di Medicina a Cosenza già aveva creato una levata di scudi che il professore dell’Umg nonché consigliere comunale di Azione, Valerio Donato spiega sotto il profilo finanziario. «Le università calabresi - ha detto il professore dai microfoni della nostra trasmissione “Buongiorno in Calabria” - avevano un equilibrio. Cosenza era ed è eccellente in ingegneria e informatica, Catanzaro in Giurisprudenza e Medicina, Reggio Calabria in Agraria. Questo equilibrio si è rotto in base alla legge del più forte. Cosenza ha aperto corsi come Scienze motorie, Psicologia, corsi attinenti Medicina. Ma io mi chiedo se ci sono i soldi per sostenere tre facoltà di medicina in Calabria. Medicina comporta notevoli investimenti non solo in risorse umane, ma anche in tecnologie. Allora mi chiedo se ci sono i quattrini per sostenere tre facoltà di Medicina o se non sarebbe stato meglio rafforzare Catanzaro e renderla capace di costruire i professionisti del futuro e una comunità scientifica competitiva. Perché un’università non è solo insegnamento è anche ricerca. Mi spiace dire che in questo caso si rischia una dispersione di risorse basata sul criterio che purtroppo Occhiuto applica sempre più spesso ovvero la legge del più forte»

Adesso il cerino passa in mano al presidente del consiglio regionale, Filippo Mancuso chiamato a gestire la proposta di legge in consiglio. Per il momento getta acqua sul fuoco «Quando sarà calendarizzata la proposta? Ci sono i tempi tecnici. È passata nella terza commissione e ora dovrà andare alla Commissione Bilancio, dopo di che – ha spiegato Mancuso – valuteremo quando e come metterla all’ordine del giorno. Bisogna valutare nel breve tempo, comunque si sta seguendo l’iter che si segue per tutte le leggi, se nella Conferenza dei capigruppo avrà un riscontro positivo sarà messa all’ordine del giorno altrimenti non la metteremo all’ordine del giorno. Insomma, si seguirà l’iter che seguono tutte le leggi regionali». Il passaggio in Commissione Bilancio però dovrebbe essere solo formale visto che la proposta di legge non prevede alcun onere finanziario.

Le polemiche però non mancheranno. Segnaliamo che in Terza commissione la proposta è passata con i voti favorevoli della maggioranza più quello di Laghi (DeMa). Si è invece astenuta l’esponente del Pd Amalia Bruni, sostenendo che doveva interfacciarsi con il partito. Pare che la linea indicata dal capogruppo Mimmo Bevacqua è quella di votare la legge nell’interesse dei calabresi. Ma come si comporteranno i dem Alecci e Mammoliti?