Un ministro fuori dal tempo, convinto di dover rimettere in riga TikTok a colpi di versioni di latino e tabelline. Ma lasciare i telefoni fuori dall’aula e riformare la maturità non basta per risolvere tutti i mali della Scuola
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Giuseppe Valditara ha appena affermato: «Cambierò la maturità: i ragazzi non la faranno più franca». Bene, bravo.
Il ministro dell'Istruzione ha poi dichiarato al Corriere: «Contro il boicottaggio voglio dare un messaggio forte in linea con la Costituzione. Oltre alle competenze, all'orale si valuterà anche il grado di maturità, di responsabilità e di autonomia dello studente. Io in due settimane recuperai il programma di matematica di mesi».
Un ministro che ragiona così va immaginato in camicia inamidata, sguardo severo, penna stilografica nel taschino, e l’immancabile frase d’ordinanza – «Ai miei tempi…».
Giuseppe Valditara sembra uscito dal sussidiario con le foto in bianco e nero dei “bravi scolari” in grembiule nero e fiocco azzurro. Con la differenza che nel 2025 lui è convinto di dover rimettere in riga TikTok a colpi di versioni di latino e tabelline.
Il ministro sembra un nostalgico del sabato fascista, uno che sogna ancora la scuola di Giovanni Gentile. E che si è dato una missione: civilizzare i giovani d’oggi, cancellare l’anarchia digitale. Cambiare le menti deviate dalla modernità con il righello della disciplina e il gesso della memoria. Basta lasciare i telefonini fuori dall’aula, per migliorare le menti fuorviate di questi ragazzi di oggi.
Quindi, ecco lo smartphone confiscato, così la Scuola finalmente è tornata tutta ordine e disciplina.
Non può esistere il dubbio, che eventualmente va punito, l’autonomia di pensiero è tollerata solo se certificata in calligrafia leggibile.
Le proteste? Capricci adolescenziali. Il disagio giovanile? Una scusa per non studiare come si faceva “una volta”. E la scena muta all’orale degli esami di maturità ? Per carità, vanno tutti bocciati.
Valditara non ascolta i ragazzi. Li giudica. E siccome non riesce a decifrare i codici con cui parlano, preferisce zittirli. Anzi, punirli.
E nella visione di Valditara, questi furbetti non la faranno più franca. Quindi l’esame di maturità sarà reso più duro e rigido per raddrizzare un’intera generazione, come se l’autonomia si misurasse con la lunghezza delle risposte e la maturità con la compostezza dell’eloquio.
Chissà se questo impeccabile ministro, si sia mai preoccupato del fatto che l’Italia abbia perso 120mila studenti in dieci anni, che gli insegnanti fuggano dalle cattedre e che le scuole cadano letteralmente a pezzi e nei bagni manca perfino la carta igienica. La formazione della classe docente? Per carità.
«Io in due settimane recuperai mesi di matematica», ha detto proprio così sua eccellenza il ministro.
Valditara vede nella scuola il luogo dove comandare, non il posto dove si trovano le nuove generazioni, che vanno comprese.
Ma lui scambia l’autorità con l’autoritarismo, e la formazione con l’addestramento. Un educatore che non educa, ma ammonisce.
Considerata la crisi che sta attraversando il sistema educativo nazionale, nelle scuole di tutti gli ordini e grado, avremmo bisogno di un ministro capace di visione, empatia e ascolto.
Avremmo bisogno di reinventare la scuola, di ripensare i metodi di insegnamento. Di rivedere i programmi ormai antichi e incomprensibili a chiunque. Avremmo bisogno di portare nella scuola la vera modernità, con un tocco di sana severità, ma nella comprensione dei ragazzi che hanno bisogno di dialogo non di imposizioni. Soprattutto perché questo sistema scolastico ormai ai ragazzi non dà più nulla.
Ma tutte queste cose per il signor ministro sono secondarie, banali. Basta colpire questi furbi che fanno la protesta della parola agli esami di maturità. Basta bocciarli, e tutto si risolve.