La misura è stata adottata per il presidio Ciaccio dai vertici aziendali dopo la diffida dell’avvocato Pitaro che ha evidenziato potenziali rischi per la salute degli infermieri. I preparati ora vengono trasferiti da Germaneto ma con attese estenuanti
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Sta determinando concreti disagi ai pazienti, che quotidianamente afferiscono al presidio ospedaliero Ciaccio- De Lellis di Catanzaro, il trasferimento dell’unità farmaci antiblastici al presidio Mater Domini.
La misura è stata adottata nei giorni scorsi dai vertici dell’azienda ospedaliera universitaria di Catanzaro dopo la diffida notificata dall’avvocato Francesco Pitaro a tutela degli infermieri che svolgevano l’attività lavorativa in un luogo «insalubre» e «inidoneo».
Il legale aveva, infatti, chiesto la sospensione delle attività produttive sulla base di una nota interna, firmata dal direttore dell’area tecnica aziendale Carlo Nisticò, che esprimeva parare negativo alla prosecuzione delle attività a causa dell’inidoneità dei locali utilizzati. A certificarlo anche una società esterna che nella sua relazione ha evidenziato «sostanziali non conformità ad alta criticità, con impatti potenzialmente rilevanti sia sulla qualità del prodotto che sulla sicurezza degli operatori».
Tutte circostanze fatte valere dal legale nella diffida inoltrata ai vertici aziendali che hanno, infine, disposto l’immediato trasferimento dell’unità farmaci antiblastici alla farmacia clinica del presidio Mater Domini.
Decisione evidentemente adottata a tutela degli operatori, che in quei locali eseguivano la preparazione di terapie oncologiche e chemioterapiche, con potenziali rischi sulla salute ma provocando di converso disagi ai pazienti costretti adesso ad attendere ore l’arrivo dei farmaci da un altro presidio, quello di Germaneto.
Numerose le segnalazioni di malati oncologici estenuati dalle lunghe attese. Tra questi vi è, ad esempio, una donna di 90 anni affetta da leucemia che al presidio Ciaccio esegue la sua terapia, sette punture al mese, ma ogni volta costretta ad attendere diverse ore. «L’ultima volta – spiega il figlio – siamo arrivati alle 9 e abbiamo atteso fino alle 16 del pomeriggio per la puntura». Le preparazioni avvengono infatti al presidio Mater Domini e successivamente trasferite al Ciaccio ma con tempistiche non proprio celeri.
«Gli operatori sono molto gentili e premurosi, spesso però non sono in grado di fornire informazioni ai pazienti» continua ancora il figlio della donna. «Non sono nemmeno loro a conoscenza dell’orario di arrivo dei farmaci e nello specifico di quali farmaci». Oltre alla paziente novantenne, c’è anche chi deve sottoporsi a trasfusioni o infusioni e può attendere anche diverse ore l’arrivo della sacca da Germaneto, pazienti che afferiscono da tutta la provincia e non solo.
Da canto loro, gli infermieri che hanno chiesto l’adozione della misura a tutela della loro salute fanno sapere di essere disponibili a far rientro al presidio Ciaccio, non appena l’azienda avrà provveduto a certificare l’idoneità dei locali, attualmente chiusi su disposizione del management.