Dibattito infuocato

«Autonomia differenziata? Chiedete a Occhiuto se gli piace»: i mal di pancia calabresi sul ddl Calderoli arrivano alla Camera

Il deputato del Pd Sarracino: «Gli iscritti di Forza Italia hanno gli stessi dubbi dell’opposizione». Anche l’ex ministro Carfagna cita l’iniziativa del Consiglio regionale e affonda: «Introducete la discriminazione per residenza». Nella maggioranza i pegni da pagare sulle riforme volute da Fi, Fdi e Lega

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di Pablo Petrasso
1 maggio 2024
08:00

«Avviamo il dibattito sull'autonomia differenziata e al Senato sta per approdare in Aula la riforma del cosiddetto Premierato, riforme alle quali Forza Italia ha contribuito attivamente, ma che ha anche difeso numericamente. Riteniamo sia ormai giunto il momento di procedere anche al terzo pilastro di riforme, che è quello della giustizia e, nello specifico, della separazione delle carriere. Siamo sicuri che ciò accadrà quanto prima». Nel passaggio finale dell’intervento del deputato di Forza Italia Alessandro Battilocchio c’è il senso dell’accordo a tre a cui si aggrappa la maggioranza prima delle elezioni europee. La Lega preme sull’Autonomia differenziata, Fratelli d’Italia spinge per il Premierato, Forza Italia vuole la riforma della giustizia. Il patto è pronto e in Calabria si svolge una delle trattative più delicate. Tajani chiede la separazione delle carriere per placare la consistente componente meridionale degli azzurri, guidata dal governatore calabrese Occhiuto, contrarissima all’Autonomia. Ci sono pegni da pagare reciprocamente per arrivare integri fino al voto. Occhiuto è, tra i big forzisti, quello che si è esposto di più per frenare il ddl Calderoli: «Mi auguro che al Parlamento sia dato il tempo congruo per valutare questa riforma», le parole del presidente della giunta regionale nel suo bilancio di metà mandato.

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Parole che accompagnano un’iniziativa istituzionale che è approdata anche nella prima discussione sull’Autonomia differenziata alla Camera dei deputati. Forse non è un caso che Mara Carfagna sia stata la prima a citare il testo votato a maggioranza dall’assemblea di Palazzo Campanella e caldeggiato dal governatore Occhiuto. La richiesta di una frenata risale dalla Calabria ai Palazzi romani e l’ex ministra – che ha da anni un ottimo rapporto con il governatore, tant’è che il suo compagno è uno dei consulenti giuridici della giunta regionale – lo ha menzionarlo nel proprio affondo contro la riforma che rischia, secondo l’opposizione, di spaccare il Paese: «Introducete il principio della discriminazione per residenza – ha detto Carfagna –. Non è un caso che il governatore Occhiuto abbia chiesto, a seguito, peraltro, di un atto di indirizzo approvato a maggioranza dal consiglio regionale della Calabria, di introdurre, attraverso una modifica emendativa, la valutazione di impatto sulle materie non Lep». Carfagna fa un esempio: «Nel caso in cui venga trasferito subito (alle Regioni, ndr) il commercio con l'estero e venga finanziato con l'extragettito maturato sul territorio è giusto sapere se questo sarà pregiudizievole per gli agricoltori e per gli imprenditori calabresi oppure no. È corretto chiedere una valutazione di impatto, perché non è a impatto neutro anche il trasferimento delle materie non Lep».


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Il deputato del Partito democratico Marco Sarracino, esordisce con qualche domanda («ma cosa vi hanno fatto i cittadini del Sud per meritare tale trattamento da parte vostra?»), poi chiama in causa il documento votato dal Consiglio regionale. «Se proprio nessuno ci vuole rispondere – dice –, se nessuno vuole rispondere al Partito Democratico, alle forze di opposizione, rispondete ai vostri amministratori, che chiedono esattamente la stessa cosa, come dimostra il documento del consiglio regionale della Calabria. Ascoltate almeno loro, il presidente della regione Calabria non è un iscritto del Pd, è un iscritto di Forza Italia, e quel consiglio regionale ha votato con tutte le forze dell'attuale maggioranza». Applausi dal gruppo del Pd per la proposta di Occhiuto: succede anche questo.

Anna Laura Orrico, parlamentare del M5S, va dritta a una valutazione economica: «L'autonomia potrebbe essere un'opportunità, ministro, sono d'accordo con lei, e lo sarebbe se partissimo tutti dallo stesso livello. Così non è, le faccio un esempio molto banale: il reddito pro capite, in Calabria, mediamente, è meno della metà di quello della Lombardia. Detto questo, detto tutto». Secondo tema: «Avete tagliato il fondo di perequazione che esisteva e contava su ben 3,6 miliardi e, nell'ultimo decreto Pnrr, avete sottratto 1,2 miliardi all'edilizia sanitaria del Mezzogiorno, soprattutto per ciò che concerne la sicurezza sismica. Ma, allora, se volete rendere più efficiente la pubblica amministrazione al Sud, la classe dirigente, responsabilizzarla, perché non varare un piano straordinario di assunzioni di risorse umane nella pubblica amministrazione? È così che si rende efficiente l'apparato amministrativo vetusto della pubblica amministrazione. Dai colleghi del centrodestra, in questa lunga giornata di discussione generale, non ho sentito una sola cosa positiva che dovrebbe produrre l'autonomia differenziata, ho solo sentito una serie di attacchi al centralismo».

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La collega M5S Vittoria Baldino porta «in Aula la voce di un bambino calabrese che si chiama Leonardo. Leonardo ha un'aspettativa di vita, in buona salute, di 12 anni in meno rispetto a un bambino di Bolzano, perché purtroppo in Calabria la mortalità infantile raggiunge i picchi più alti d'Italia». Un modo per focalizzare l’attenzione sulla «scarsa possibilità dei bimbi del Sud di avere una qualità della vita e un'aspettativa di vita uguali a quelle dei coetanei di una regione del Nord, anche perché la differenza di posti letto tra Nord e Sud è ampissima, se consideriamo che al Nord, secondo un rapporto dell'Istat, ci sono 10 posti letto ogni 1000 abitanti e al Sud soltanto 3 posti letto ogni 1000 abitanti». Un esempio per parlare di «quella sanità che è già regionalizzata, quella sanità che è stata purtroppo un antipasto dell'autonomia differenziata che voi volete portare rispetto a tante altre materie di interesse, che riguardano diritti sociali e diritti civili di cui voi non vi curate».

Sulle posizioni di Calderoli si schiera il deputato leghista Domenico Furgiuele: «Di chi è la responsabilità, se la sanità nel Mezzogiorno d'Italia è nelle condizioni in cui oggi versa? Sicuramente non può essere colpa di una riforma che oggi è ancora solo in discussione. Le macerie del Sud non sono ascrivibili alla riforma dell'autonomia differenziata. Ci viene detto che ci sono regioni del Nord che hanno una velocità economica e una produttività maggiori rispetto a quelle del Sud. Poi, nello stesso tempo, ci viene detto che questa riforma andrebbe a spaccare e a dividere l'Italia, creando un divario. Ma se ci sono due economie diverse, il divario esiste o non esiste?». Per Furgiuele «l'autonomia differenziata non inciderà sulla sanità. Il cittadino, da Nord a Sud, sarà libero di farsi curare come e dove vuole. Non inciderà sull'impiego delle risorse e sugli investimenti per le infrastrutture. Anzi, siccome autonomia differenziata vuol dire meritocrazia, responsabilità e sburocratizzazione, questi elementi andranno a cozzare con quel mostro burocratico alimentato dal centralismo, su cui si infrange la parte della buona imprenditoria del Sud e sicuramente della Calabria». Dovrà convincere anche i suoi colleghi di maggioranza forzisti che alla riforma vorrebbero mettere un freno.

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