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Condofuri, nella frazione di Gallicianò una piccola chiesa ortodossa unisce la Calabria alla Grecia

VIDEO | L'edificio, aperto al culto, è uno dei più caratteristici dell'unico borgo calabrese interamente ellenofono: prima di entrare è consuetudine suonare tre volte la campana in segno di saluto

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di Kristal Berlingieri
5 maggio 2024
16:10

A Gallicianò frazione del comune di Condofuri, una piccola chiesa ortodossa rafforza il legame che unisce la Calabria greca ai greci dell’Ellade. I pochi abitanti che vivono a Gallicianò sono molto orgogliosi della chiesa e di quello che rappresenta per loro e per i turisti che puntualmente si recano a visitarla. “Kalos irtete Gallicianò”, il benvenuto in uno dei borghi per eccellenza della Calabria ellenofona, definito anche “l’Acropoli della Magna Grecia in Calabria” poiché unico borgo interamente ellenofono. Importante è il gemellaggio con il comune di Alimos presso Atene, voluto direttamente dalla Chiesa ortodossa e in particolar modo dai monaci del monte Athos, per poter praticare il rito cristiano-ortodosso a Gallicianò. Giunti all’ingresso del paese, sulla destra troviamo il calvario con una stele mosaicata preceduto dalla bandiera greca, volta a simboleggiare il forte legame con il popolo ellenico. Da un lato si può perdere lo sguardo sulla vallata dell’Amendolea fino al mare, dall’altro si può ammirare il paese in tutta la sua bellezza.

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Mimmo Nucera, custode e detentore delle chiavi del borgo, da ottimo cicerone guida chiunque voglia addentrarsi nel borgo alla scoperta di tradizioni culturali, musicali, coreutiche, artigianali e religiose. Ciò che risalta all’occhio del visitatore è l’alternarsi di ruderi e abitazioni ristrutturate, emblema di resilienza nonostante il declino e lo spopolamento. Oggi il borgo è fondamentalmente distinto in due nuclei, Catuchorìo ossia la parte bassa del borgo e Anuchorìo ossia la parte alta. Proprio nella parte alta del paese sorge la suggestiva chiesa ortodossa dedicata alla Madonna di Grecia (Panaghia tis Elladas).


Edificata ristrutturando una casa in pietra nella parte alta del paese, deve la sua ristrutturazione all’architetto Domenico Nucera soprannominato “Mimmolino l’artista”. La chiesetta è aperta al culto e rappresenta la testimonianza in un rinnovato clima ecumenico, di un ritorno da pellegrini degli ortodossi in siti di culto greco. Prima di entrare dentro la chiesa è consuetudine suonare tre volte la campana come segno di saluto. Al suo interno si possono ammirare molteplici icone di ispirazione bizantina e gli ornamenti caratteristici della tradizione greco-ortodossa. Sono custoditi una statua di San Giovanni risalente al XVI sec, l’icona che rappresenta la Madonna della Grecia, una fonte battesimale, due campane del 1508 e del 1683 ed alcune lucernette fittili.

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