In piazza

«La ‘ndrangheta non ci appartiene», 4mila persone in corteo a Isola Capo Rizzuto dopo le intimidazioni ad alcune aziende

VIDEO | Amministratori, partiti, associazioni, parrocchia, cittadini hanno percorso le strade principali della città. Il sindaco Vittimberga: «Siamo al fianco dei lavoratori onesti»

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di Redazione Attualità
30 aprile 2024
18:57

Oltre 4.000 persone hanno partecipato questo pomeriggio ad Isola Capo Rizzuto al corteo per dire no alla 'ndrangheta. L'iniziativa, ideata dall'amministrazione comunale con il supporto di associazioni, partiti politici e parrocchia è stata promossa per dare una risposta alle recenti intimidazioni subite da alcune imprese che operano nel territorio. L'ultima lo scorso 21 aprile quando sono stati incendiati alcuni mezzi della Soigea, l'azienda leader nel settore elettrico con diverse sedi in Italia. Scuole, associazioni sportive e di volontariato, gruppi parrocchiali e semplici cittadini hanno percorso in silenzio le principali strade della città tutti dietro allo striscione con la scritta "la 'ndrangheta non ci appartiene". 

Oltre agli amministratori di Isola Capo Rizzuto erano presenti numerosi sindaci del crotonese ed il presidente della Provincia di Crotone Sergio Ferrari. Al momento della partenza del corteo, i consiglieri comunali di Isola, che erano in testa alla sfilata, si sono fermati davanti al palazzo comunale gridando «qui la 'ndrangheta non entra».


«Siamo qui oggi - ha detto la sindaca Maria Grazia Vittimberga - per dire insieme a tutti i cittadini di Isola che noi siamo dalla parte dei commercianti degli imprenditori di tutti coloro che si alzano la mattina e cercano di guadagnare onestamente il pane dando posti di lavoro. A tutti loro voglio dire di non sentirsi soli perché non soltanto le istituzioni, non soltanto le forze dell'ordine ma anche tutta la popolazione sarà dalla loro parte». «È una risposta importante - ha sottolineato il parroco, don Francesco Gentile - perché vedo tanti giovani, tanti bambini ma anche molti adulti che sono venuti qui spontaneamente. Questo mi riempie di speranza. È un seme che va coltivato».

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