Un imprenditore illuminato

Nicodemo Librandi, il gigante del vino calabrese. Il ricordo del figlio Paolo: «La ricerca della qualità era la sua ossessione»

Passato, presente e futuro della viticoltura nella storia di una delle più famose cantine del Cirotano, dove gli eredi del "professore" lavorano per realizzare uno dei suoi sogni: far diventare la tenuta di Rosaneti un centro di ricerca e formazione per i ragazzi delle scuole

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di Franco Laratta
2 novembre 2023
09:57
Nicodemo e Paolo Librandi
Nicodemo e Paolo Librandi

Nicodemo Librandi, scrive Il Gambero Rosso, «non era un gigante del vino calabrese. Lui era il vino calabrese».

A due mesi dalla sua morte, a Terra Mia di domenica 29 ottobre, abbiamo visto il figlio Paolo, i colleghi viticoltori, l’assessore regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo, ricordare commossi il grande imprenditore.


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Il livello e la qualità del professore Librandi appaiono prepotenti nel ricordo dei titolari delle cantine del Cirotano. Tutti, ma proprio tutti, lo ricordano con stima e riconoscimento per tutto quello che ha fatto, per la sua signorilità, per lo spirito da innovatore convinto e concreto, senza aver mai dimenticato la forza della tradizione.

«Io posso soltanto dire – afferma Paolo Librandi che ci ha ricevuti nella tenuta di Rosaneti, nel comune di Rocca di Neto – che sul piano del lavoro, mio padre ha lasciato un legato di impegno e di amore per la Calabria, difficilmente replicabile. Insieme a questo delle capacità imprenditoriali non comuni hanno fatto il resto. Devo aggiungere però, che l'aspetto privato, quello di padre in primo luogo, è stato anche superiore».

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Senza dubbio il professore è sempre apparso ed è stato un imprenditore coraggioso e illuminato. Come sottolinea il figlio Paolo che con il fratello e i cugini intendono continuare sulla strada tracciata dal professore: «Lui ha fatto della costante ricerca della qualità un’ossessione, fin dai tempi in cui soprattutto al Sud, questo aspetto non era affatto una costante. Si è sempre circondato di tecnici di avanguardia facendo investimenti consistenti e questo ci ha dato una grande spinta. Credo questa sia la costante. Poi la grande capacità nell'attività commerciale senz'altro». 

Il professor Librandi era un venditore che godeva immediatamente di un forte senso di affidabilità, e per converso aveva grande fiuto nel trovare e scommettere sui partner giusti. «Papà era veramente un grande lavoratore, meticoloso e soprattutto infaticabile».

Con Paolo ragioniamo del futuro, e di cosa succederà alla grande azienda vitivinicola Librandi. Sappiamo che Nicodemo e il fratello Antonio avevano preparato bene il cambio generazionale, che nei fatti si era completato nel 2012. «Da questo punto di vista il peso è quello normale che ha chi riveste questo ruolo in una azienda. Detto questo papà era ancora fino a poche settimane fa di grande aiuto e supporto. Era come avere il migliore consulente possibile sempre a disposizione ed era ancora in grado di sostituirci al bisogno. Poi la sua esperienza nei vigneti ci era di grande utilità».

Nicodemo Librandi guardava sempre ai giovani. Alle scuole. Quindi alla formazione. «Sì, lui che nasce professore di matematica ha sempre amato lavorare con i ragazzi. Ha sempre dato responsabilità a ragazzi giovani che ha formato interamente, a volte da zero. A lui bastava riconoscere forza di volontà e voglia di imparare. Aveva poi il sogno di far diventare Rosaneti un centro di ricerca e un luogo di formazione per i ragazzi delle scuole e quindi dallo scorso anno abbiamo lanciato questo progetto, che si chiama "Scuole in vigna", dedicato specificamente agli istituti agrari, allo scopo di fare in modo che i ragazzi seguano tutte le fasi fenologiche del ciclo della vite insieme a tecnici ed agronomi in modo da acquisire nozioni operative e teoriche. Il progetto va ovviamente avanti con più forza di prima».

Librandi significa anche ricerca. Un vostro straordinario fiore all’occhiello. «Certamente. Si tratta di un lavoro complesso iniziato nel 1993 e che ha visto la nostra azienda farsi catalizzatrice dei più importanti centri di ricerca italiani in viticoltura ed enologia. I risultati raggiunti negli anni sono di grande rilievo. Sinteticamente: abbiamo catalogato e studiato 200 varietà autoctone calabresi con un complesso lavoro sul Dna; fatto lavori in merito alla variabilità genetica delle tra varietà principali a bacca rossa; fatto un imponente lavoro di selezione massale prima e clonale poi; abbiamo fatto registrare i primi otto cloni ufficiali di varietà calabresi con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale nel 2014; abbiamo fatto uno studio articolato su 20 portinnesti e la loro interrelazione con un unico clone di Gaglioppo e molto altro ancora. Se oggi un viticoltore in Calabria vuole impiantare un nuovo vigneto ha una base scientifica affidabile dalla quale partire e questa è una cosa molto importante».

Il futuro del vino in Italia. Con l’Europa che spinge in certe direzioni. Paolo Librandi non è preoccupato. «Io non sono un catastrofista. Certo le sfide sono molte e rilevanti, in primis i cambiamenti climatici e gli aspetti normativi. Vanno pensate delle soluzioni nuove a sfide nuove. Certo, insistere sulle nostre peculiarità, a partire dall'immenso patrimonio di varietà autoctone è imprescindibile. Un esempio su tutti. In questi anni di eventi climatici estremi, le varietà storiche del territorio sono quelle che si adattano meglio e rispondono meglio. Questo è ancora una volta il punto di partenza».

Di recente a Nicodemo Librandi, è stata conferita la laurea honoris causa in Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali presso l'Università Mediterranea di Reggio Calabria. Le parole del magnifico rettore Giuseppe Zimbalatti dicono tutto: «Non è questo conferimento a definire l’operato di Nicodemo Librandi. Non ce n’era certamente bisogno. Serve alla Storia più che a lui».

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