Il capo di gabinetto Miriello contesta le accuse del pm

Il capo di gabinetto della Questura di Catanzaro indagato per estorsione aggravata dalle modalità mafiose ha prodotto documentazione che prova la regolarità dei pagamenti
di Gabriella Passariello
25 giugno 2015
19:56

E' durato due ore circa l'interrogatorio  del capo di gabinetto della Questura di Catanzaro Nicola Cosimo Miriello, indagato dalla Dda  per estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Assistito dal legale Francesco Gambardella, ha risposto alle domande del pm titolare del fascicolo, alla presenza del capo della mobile Antonino De Santis e del funzionario Angelo Paduano  fornendo la prova documentale  dei pagamenti effettuati anche tramite finanziaria a favore del titolare del mobilificio. Ha contestato la ricostruzione accusatoria dei fatti evidenziando particolari illuminanti su una vicenda contrattuale che non aveva nulla di illecito. Miriello si è rifiutato di rilasciare dichiarazioni alla stampa così come anche il suo difensore. Secondo le ipotesi accusatorie il capo di gabinetto avrebbe speso il nome di un noto imprenditore di Lamezia Terme, finito in manette nella maxi operazione  Andromeda contro la famiglia Iannazzo e il clan satellite Cannizzaro - Da Ponte,  per ottenere uno sconto privilegiato sull'acquisto di una serie di mobili. Un'accusa pesante per  il capo di gabinetto della Questura di Catanzaro Nicola Cosimo Miriello, che ha ricevuto un avviso a comparire in Procura . A suo carico si ipotizza il reato di estorsione aggravata dalle modalità mafiose per fatti accaduti a Lamezia Terme nel 2010. Miriello, secondo le ipotesi di accusa,  avrebbe chiesto uno sconto superiore al 40 per cento  al titolare di un negozio ubicato a Lamezia per l?acquisto di mobili dell'importo di circa 30mila euro e per non ottenere in cambio un rifiuto e rendere più credibile la sua richiesta avrebbe fatto intervenire direttamente Claudio Scardamaglia. La figura di Scardamaglia è ultimamente emersa in una particolare vicenda della maxi operazione antimafia Andromeda, realtiva alla mancata realizzazione di un centro commerciale della nota catena Lidl a Lamezia Terme, in località Savutano, area sotto il dominio della cosca Iannazzo. In particolare Pietro Iannazzo, 40enne e Claudio Scardamaglia, 43nne, entrambi raggiunti dall'ordinanza di custodia cautelare avrebbero dapprima costretto gli operai della ditta  che si stava occupando dei lavori di sbancamento del terreno per la realizzazione del supermercato ad abbandonare i lavori e poi con minaccia aggravata dal metodo mafioso, avevano indotto l'imprenditore aggiudicatario dei lavori ad abbandonare l'iniziativa imprenditoriale sul terreno in questione che successivamente sarebbe stato ceduto proprio a Scardamaglia.

Gabriella Passariello

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