Corruzione, faccendiere calabrese figura centrale nell’inchiesta della Gdf di Roma VIDEO

Sgominata una ramificata struttura imprenditoriale illecita riuscita negli anni a movimentare oltre 10 milioni di euro: arresti, perquisizioni e sequestri. Il faccendiere, attivo nel settore delle pubbliche relazioni, costituiva lo snodo principale tra il mondo imprenditoriale e quello degli enti pubblici
4 luglio 2016
11:56

Ventiquattro ordinanze di custodia cautelare, cinque misure e sequestro beni per oltre 1,2 milioni di euro tra immobili, conti correnti e quote societarie a carico di altrettanti indagati. È questo il risultato dell’operazione della Guardia di finanza della Capitale, denominata “Labirinto”.


L’accusa per gli indagati è associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, corruzione e riciclaggio, truffa ai danni dello Stato e appropriazione indebita. In corso anche numerose perquisizioni finalizzate all'acquisizione di ulteriori elementi utili alle indagini che stanno interessando Roma, il Lazio, la Lombardia, il Veneto, l'Emilia Romagna, la Toscana, le Marche, l'Umbria e la Campania.



È stata ricostruita l’attività di una complessa struttura imprenditoriale illecita che negli anni è riuscita a movimentare oltre dieci milioni di euro giustificati da fatture false a scopo di evasione e per costituire riserve occulte da destinare a finalità illecite, anche attraverso il sostegno di società cartiere. Per eludere eventuali controlli fiscali il consulente si avvaleva anche di due “dipendenti infedeli” dell'Agenzia delle Entrate di Roma, arrestati nel corso dell’operazione.


Figura centrale del sodalizio criminale è risultata essere Raffaele Pizza, "un faccendiere capitolino, originario della Calabria, attivo nel settore delle pubbliche relazioni che, forte di entrature politiche e grazie a salde e antiche relazioni con personalità di vertice di enti e società pubbliche, costituiva lo snodo tra il mondo imprenditoriale e quello degli enti pubblici".

 

Raffaele Pizza è il fratello di Giuseppe, sottosegretario alla pubblica istruzione dal 2008 al 2008, ora segretario nazionale della nuova Democrazia Cristiana, anche lui indagato.


L'uomo, secondo gli investigatori, svolgeva "un'incessante e prezzolata opera di intermediazione nell'interesse personale e di imprenditori senza scrupoli interessati ad aggiudicarsi gare pubbliche". Il faccendiere, "sfruttando i legami stabili con la politica, si adoperava anche per favorire la nomina, ai vertici di enti e di società pubbliche, di persone a lui vicine, così acquisendo ragioni di credito nei confronti di queste che, riconoscenti, risultavano permeabili alle sue richieste".


Per gli inquirenti l’imprenditore si avvaleva anche di uno studio accanto al Parlamento, in una nota via del centro, "per ricevere danaro di illecita provenienza, occultarlo e smistarlo". In un caso si sarebbe avvalso della collaborazione di un parlamentare, anche lui attualmente indagato, che lo avrebbe aiutato nella illecita intermediazione. (ma.se.)

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