’Ndrangheta

Isola Capo Rizzuto, dieci anni di usura e minacce: giudizio immediato per 2 presunti esponenti dei clan locali

Le intimidazioni a una vittima: «Fai una brutta fine». E poi interessi alle stelle nei confronti degli imprenditori crotonesi in crisi di liquidità

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di Alessia Truzzolillo
18 marzo 2024
18:50

Il gip di Catanzaro Chiara Esposito, accogliendo la richiesta della Dda di Catanzaro, ha emesso decreto di giudizio immediato nei confronti di Salvatore Parisi, 67 anni, alias "Scilubba", e Francesco Savoia, 53 anni, entrambi di Isola Capo Rizzuto. I due imputati sono accusati di diversi casi di usura aggrava dal metodo mafioso – dal 2013 al 2022 – ai danni di imprenditori di Isola.

Le vittime dell’usura

Tra questi casi di usura – si legge nei capi di imputazione redatti dal pm Pasquale Mandolfino – Parisi e Savoia avrebbero agito ai danni degli imprenditori edili Antonio e Giovanni Frustaglia. Un prestito di 40mila euro da restituire in rate da 4.000 euro al mese, con un tesso di interesse del 10% mensile.


In più nel 2015 avrebbe dato in prestito ad Antonio Frustaglia, difeso dall’avvocato Michele Gigliotti, 20mila euro con l’intesa che la vittima gli avrebbe restituito, oltre al capitale prestato, l’importo di 5.000 euro a titolo di interessi, applicando quindi un tasso di interesse mensile dell’8,33%.

Vittima anche un imprenditore agrario di Isola al quale Parisi avrebbe prestato, nel 2020, 12mila euro chiedendo interessi per un totale di 1.500 euro al mese fino alla restituzione dell’intero importo. In tutto si sarebbe fatto corrispondere interessi per un totale di 66mila euro.

Sempre Parisi è accusato di aver prestato un totale di 10mila euro a una commerciante facendosi restituire la somma prestata più 13.200 euro di interessi.
Vittime di Parisi “Scilubba” sarebbero stati anche il titolare di una srl e un altro imprenditore ai quali sarebbero stati spillati, rispettivamente, 8.000 euro di interessi, in un mese, e interessi per 2.000 euro al mese.

La tentata estorsione

Parisi, inoltre, è accusato anche di tentata estorsione poiché si sarebbe presentato da una delle sue vittime – un volta in compagnia di un esponente degli Arena e un’altra volta in compagnia di un esponente della cosca dei Capicchiano – intimando la persona offesa che avrebbe «fatto una brutta fine» se non gli avesse corrisposto la somma richiesta di 30mila euro. Una imposizione alla quale l’imprenditore, questa volta, non si è piegato. Sono sei le parti offese riconosciute. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Luigi Villirillo, Roberto Marotta, Anna Marziano e Fabrizio Salviati.

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